6. tutto da capo

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                                                                        <<Scusi... permesso>> una bassa vecchietta con voce tremolante vicino a Sam cercò di farsi largo tra la folla dell'autobus poggiando il bastone per terra e zoppicando.
<<Oh, prego... si sieda>> Sam le cedette il suo posto e si alzò andando a tenersi ad una delle sbarre di ferro vicino alla porta d'uscita. Pioveva ancora e il cielo era ancora pieno di nuvole come la sera prima. C'era freddo, ma Sam sembrava non accorgersi di niente. Guardava fuori dalla vetrata della porta ma era assente. Invece delle urla e degli schiamazzi dentro al veicolo sentiva bassi e poco chiari mormorii, di tanto in tanto sentiva qualcuno spintonarlo per passare da un posto all'altro ma niente di veramente fastidioso... ciò che era fastidioso, era quel suono ovattato che sentiva come sottofondo e quella voce, probabilmente quella della sua coscienza, che continuava a parlargli: "devi chiarire tutto"
"devi parlargli"
"dovete ricom-"
La sua coscienza fu fermata dal suono di un campanello che Sam udì forte e chiaro. La fermata.

Stava camminando per i corridoi della scuola con un solo obbiettivo: trovare Peter. Ma dove poteva cercarlo? Quella scuola era così  grande che per arrivarci in fondo avrebbe potuto metterci delle ore.
Non degnava nessuno neanche di uno sguardo, camminava a passo spedito per i vari corridoi della scuola. Poi provò a dirigersi verso la sua classe, non che sapesse quale fosse, ma poteva immaginarlo
"allora... ha sedici anni quindi va in terza... mi basterà andare a controllare nelle terze... ma quante ce ne sono?forse quattro... boh, non lo so... "
Doveva trovarlo prima del suono della campanella: mica facile.
Si avvicinò alla terza B e vide un gruppetto di ragazzi andare verso l'aula.
Era veramente famigliare quel gruppetto. Poi vide una testa riccioluta in mezzo al gruppo, si avvicinò velocemente e gli prese il braccio portandolo verso il bagno senza dire niente e lasciando gli altri del gruppo un po' spaesati.
<<Hey, Sam!>> disse Peter mentre il ragazzo lo trascinava verso il bagno. Entrarono, Sam chiuse la porta e lo portò vicino hai lavandini.
<<Devo parlarti>>disse solamente.
<<Ma dovevi per forza cercare di staccarmi un braccio?>> disse sorridendo.
"come fa a essere sempre così allegro?" pensò Sam.
<<Scusa, è urgente e... importante>> disse leggermente imbarazzato girando la testa da un lato.
<<Hem... okay... dimmi>> Peter si fece improvvisamente serio e staccò la schiena dal muro a cui si era appoggiato.
<<Voglio che ricominciamo tutto da capo>> disse diretto girandosi di nuovo verso l'altro, che non rimase stupito, anzi, mantenne la sua espressione e parlò subito dopo di lui.
<<E io voglio che tu non dica più che sono come un fratello per te>>.
<<Perché?>> Sam, al contrario di Peter, era stupito.
<<Io non ti ho chiesto perché e tu non lo chiedi a me? Va bene?>>.
<<Va bene... allora... ti va bene ricominciare tutto da capo?>>
<<E a te sta bene non chiamarmi fratello?>>
<<Si... anche se non ne capisco il motivo>>
"come sei stupido" pensò Peter.<<Allora anche a me sta bene ricominciare>> sorrise di nuovo, come se l'espressione seria non avesse mai sfiorato il suo volto. 
<<Abbiamo un po' di tempo prima che la campanella suoni. Ieri non ho detto niente perché ero ancora un po'... sconvolto, ma...>>prese un respiro e guardò Peter.<<E quegli orecchini? E gli anelli? E perché hai tagliato i capelli!?>>
Peter prima sgranò gli occhi e poi si mise a ridere piegandosi e tenendosi lo stomaco, poi si alzò sempre con uno sguardo divertito. <<Hem... allora, partiamo dal primo: credo che gli orecchini siano veramente fighi addosso ad un ragazzo e se te lo stai chiedendo, lo so da solo che non sembro più il bambino puro e casto che ero prima. Poi il secondo: gli anelli mi fanno sentire importante ed è un po' il discorso degli orecchini, ormai sia gli anelli che gli orecchini li porto da credo quattro anni. E il terzo: ho tagliato capelli perché, intanto, d'estate facevano un  caldo assurdo e non ce la potevo fare, poi perché credo siano molto più "alla moda" così... e poi perché... hem... molti me lo avevano consigliato... >>esitò all'ultima frase. Sam aveva notato che le uniche dita senza anelli erano gli anulari, ma non disse niente.
<<Ah ora e tutto più chiaro>>disse ridendo e facendo ridere l'altro. Ci fu qualche secondo di silenzio. <<Ascolta... ti ha dato fastidio, vero? Quando ti ho dato un bacio... >>disse Peter abbassando lo sguardo e facendo arrossire un po' Sam. <<Hem... non è che mi ha dato fastidio... ero solo un po' sorpreso... sai... >>e si girò verso il più piccolo. <<... non siamo più dei bambini e nessun ragazzo mi aveva mai baciato... anche se sulla guancia... e, be' ecco, fra ragazzi non... non... di solito... cioè, hai capito>>ora era completamente bordeaux e Peter se ne accorse ma fece finta di niente e trattenne una risatina... ma gli sfuggì un sorriso.
<<Perché cazzo stai ridendo ora! mi stai prendendo per il culo!?>>
<<No! E poi non stavo ridendo!... non prima!>>disse non potendo trattenere una risata.
Uscirono dal bagno prima del suono della campanella e se la presero con calma dato che mancavano ancora dieci minuti buoni... li passarono a parlare del più e del meno come due normali amici, e Sam si sentì molto più leggero.
<<Comunque quando ti ho chiesto degli orecchini e dei capelli... e degli anelli, non volevo dire che non stai bene... anzi>>
<<Grazie!>>disse Peter sorridendo.
<<Oggi ci vieni tu a casa mia?>>chiese Sam quando si trovarono di fronte alla porta con scritto terza B.
<<Sicuro? Non vorrei disturbare->>
<<Vivo da solo>>
Lo sguardo di Peter si illuminò. <<DAVVERO!?>>
<<Ah già che non te lo avevo detto... va be'... ci vieni si o no?>>
<<Certo! Ci vediamo dopo le lezioni!>> si avvicinò per dare un bacio a Sam ma lui lo scostò.
<<Ups... scusa, l'avevo dimenticato... tutto da capo, come due amici>> abbassò lo sguardo e Sam sorrise
<<Tranquillo, FRATELLINO>>
<<Stronzo>> disse piano Peter sbuffando una risata. Sam gli diede un bacio fra i capelli, poi li scompigliò e se ne andò cercando la sua classe.
Quando se ne andò, Peter si toccò i capelli nel punto in cui l'altro lo aveva baciato e, sorridendo, sussurrò: <<Grazie>> ed Entrò in classe. Non si accorse nemmeno delle occhiate dei suoi amici. passò tutta la prima ora a guardare fuori dalla finestra, il che era facile visto che praticamente era così vicino al muro che pensava non lo volessero in classe... non ascoltava una sola sillaba di quello che diceva la vecchia e brutta professoressa davanti a lui... pensava solo ad una persona.

Sam se ne stava con la testa poggiata sulle braccia sopra il banco guardando le gocce di pioggia sul vetro davanti a se, si sentiva così leggero che avrebbe anche potuto dormire. nessuno si accorgeva di lui... nessuno esisteva... a parte una persona.

<<finalmente questa fottuta campanella ha deciso di suonare!>>sentì dire Sam da un ragazzo seduto dietro di lui. <<Ragazzi ricordatevi di...>>
Il moro uscì dalla classe, muovendo gli occhi da una parte all'altra del corridoio nella speranza di trovare...
<<Ah eccoti Peter, andiamo?>>
<<Si!>> rispose Peter. Uscirono dalla scuola e presero la strada opposta a quella che portava alla casa di Peter.
<<Scusa ma... non eri tu quello che aveva detto di voler ricominciare da capo, di fare con calma e... tutte le altre cose insomma ?>> chiese Peter dopo essere saltato su un marciapiede e aver affiancato Sam.
<<Si... ma ormai hai mandato tutto a puttane quindi ricominciamo da casa mia>>
<<Ora sarebbe anche colpa mia?>>
<<Certo>> e si misero a ridere. Salirono le scale che portavano alla porta di casa, che Sam aprì facendo entrare Peter.<<Benvenuto nella mia umile magione>>
<<Umile sì...>>disse guardandosi attorno.
<<Come osi... questo è un appartamento di lusso!>>
<<Certo certo...>> disse Peter ridendo mentre poggiava lo zaino.
<<Fa come se fossi a casa tua... ci vivo da così poco tempo che non credo ancora sia casa mia>>
<<Allora sarà nostra!>>disse l'altro buttandosi sul divano.
Dopo aver fatto il giro della casa mangiarono e Peter fece i complimenti a Sam per la sua bravura in cucina. Non avevano compiti quindi passarono il pomeriggio a divertirsi come quando erano piccoli: lotta con i cuscini, si rincorsero, guardavano la TV. Ogni cosa stava andando nel migliore dei modi e sarebbe sempre stato così... almeno era quello che pensavano, quello che pensava Sam.

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