Capitolo 19

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Alex

Che voleva dire?

Si è davvero stancata così tanto da cacciarmi letteralmente dalla nostra casa?

Stringo il telecomando tra le dita, per poi sbatterlo per terra frustrato.

Ha scoperto chi è davvero Catherine e non ha preso bene il fatto che le ho mentito, ma ha esagerato assai.

Infondo quello che è successo con Catherine non doveva essere una novità per lei: sa come sono fatto e deve accettarmi così come sono, così come io sono costretto ad accettare il fatto che lei deve lavorare ventitré ore su ventiquattro!

Passo la mano tra i capelli, guardando l'orologio.

Sono già le sette di sera e non c'è alcuna traccia di Clara, motivo per cui inizio davvero a preoccuparmi che le sia successo qualcosa.

Quella donna è più pericolosa di me quando si arrabbia: prendo le chiavi dal comò, per poi aprire il portone:

«Dove vai?»-la voce fredda di Giulietta mi interrompe.

«Vado a casa di Andrew, non muoverti di qui.»-l'avviso, ancora incazzato con lei per averla beccato con un ragazzo quando sono andata a riprenderla a scuola.

'Mi aspettavo Clara.'-è stata l'unica cosa che ha avuto il coraggio di dire, mentre io fulminavo con gli occhi il bimbo al suo fianco e pensavo a come insultare Clara per avermelo tenuto nascosto.

Ma al mio ritorno a casa ho notato che effettivamente non era tornata.

Nonostante il fatto che diventi gelosa mi faccia impazzire, non mi piace l'idea che stia male per colpa mia.

Non posso tornare indietro nel tempo e cancellare ciò che è successo con Catherine, anzi, lo rifarei molto probabilmente, ma non pensavo avrebbe reagito così.

Mi sembra di avere a che fare con una ragazzina immatura, cazzo!

Prendo il telefono in mano, quindi compongo il numero di Andrew:

«Alex...»-fa per parlare, ma vado dritto al punto:

«Mandami il numero di John.»-chiudo la chiamata prima che possa rispondere.

Sicuramente lui saprà dirmi dove si trova Clara in questo momento.

Attendo nervoso il messaggio di Andrew prima di accendere la macchina, ma il contenuto mi rilassa:

*Clara è a casa mia, coglione, sta...*

Senza leggere il resto accelero verso la loro casa, pronto ad affrontarla.

Sono stanco di tutto questo dramma da parte sua: se vuole liberarsi di me deve avere il coraggio di dirmelo in faccia. Basterà una sola parola da parte sua e sarei capace di lasciarla andare. Voglio solo sapere se lo desidera veramente.

Stringo il volante dell'auto.

«No, cazzo! Lei è mia!  E continuerà ad esserlo!»-sbatto la mano sul volante, premendo involontariamente il clacson.

Non può aver smesso di volermi.

Lascio la macchina in mezzo alla strada, per poi avvicinarmi al portone di casa, dove Andrw mi aspetta a braccia incrociate.

«Non azzardarti!»-gli punto l'indice contro minaccioso, mentre lui si fa avanti e prova a fermarmi.

Salgo le scale, mentre lui mi insegue:

«Le devi dare un po' di spazio!»-mi blocco ai miei passi, per poi girarmi dalla sua parte e raggiungerlo a passo felpato.

Lo prendo per il colletto, dimenticandomi di avere davanti il migliore amico dell'infanzia.

Alza gli occhi al cielo:

«È la mia donna! Non le darò alcun cazzo di spazio e lei ora tornerà a casa con me.»-serro la mascella, lasciandolo e riprendendo la mia meta.

«Si è incazzata con me senza alcun motivo...»-inizio, ma lui mi interrompe.

«Alex, noi siamo cresciuti come dei delinquenti, tra sesso e soldi, siamo abituati a essere circondati di donne, ma Clara... è diversa. Per lei non è una cosa da poco, a quanto pare.»

Non dò retta alle sue parole, per poi entrare attraverso la porta già aperta.

«Lei non è come te, amico.»-mi fermo davanti alla figura di Clara addormentata, mentre Andrew mi dà una pacca sulla spalla, seguendo il mio sguardo.

È così innocente e tranquilla.

Così indifesa.

Mi fa tenerezza vederla in quelle condizioni, soprattutto sapendo che è tutta colpa mia e dei miei errori.

Lei non è come te...

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