capitolo 15.

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Amanda.

Legai i capelli in una coda alta, e scesi in cucina.

«Ci vediamo a pranzo.»

Salutai mia madre, uscii di casa, collegai le cuffie al telefono, e partii la riproduzione casuale.

Camminai verso al parco, poi cominciai a correre.

Correre mi faceva bene, a me e a tutti miei problemi. Correvo per dimenticare almeno per qualche minuto, correvo per evitare che la paranoia mi sotterrasse.

Gli Ostacoli Del Cuore di Elisa mi faceva compagnia nelle cuffie, mentre correvo nel silenzio della mattina.

Erano appena le 8:00, avrei corso fino a non sentirmi le gambe, era come se mi stessi curando.

Il pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere il giorno precedente a casa di Gabriele mi fece innervosire, e corsi leggermente più veloce.

Sfinita, mi fermai. Entrai in un bar, e camminai verso il bancone.

Spensi la musica, e mi levai le cuffie dalle orecchie, e sorrisi alla barista.

«Salve, desidera?»

«Una bottiglia d'acqua, grazie.»

La donna mi porse una bottiglia d'acqua naturale. La donna dai capelli lunghi e neri, aveva una vaga somiglianza ad una persona, non ricordavo a chi, ma era quasi uguale. Anche gli occhi quasi di cristallo, e l'altezza. Era quasi la gemella di quella persona.

«Mamm- Oh! Amy.»

Francesca uscii dal bagno, e mi sorrise stupita.

«Ehi, Kekka!»

Sorrisi, salutandola. La donna barista mi guardò confusa, ma poi sorrise.

«Siete amiche?»

Chiese, poi. Io e Francesca annuimmo sorridendo.

«Sì, mamma. Lei è Amanda.»

Ecco la donna a chi somigliava. Era la madre di Francesca.

«Piacere io sono Cristina.»

Le sorrisi, e la donna ricambiò.

«Possiamo offrirti qualcosa, Amy?»

Chiese Francesca, ridacchiando. Scossi la testa e ringraziai.

«Ti va se tra due ore ci vediamo qui? Al parco?»

Annuii, e le salutai, uscendo dal bar.

Misi di nuovo le cuffie, e feci ripartire la riproduzione casuale.

Little Things dei One Direction, mi fece tremare, e la mente venne occupata dai ricordi.

Odiavo i ricordi. Odiavo tremare per essi, odiavo ritrovarmi a piangere da sola, in camera. Odiavo vedere le persone felici come ero felice io. Chiamatelo egoismo, ma dopo un po' ci si deve diventare, egoisti, intendo.

Sentii un crampo alla gamba, ma continuai a correre. Alzai lo sguardo, e vidi qualche nuvola occupare il cielo azzurro, facendolo diventare grigio.

Little Things terminò, e cominciò Sempre Bello di Coez, quella canzone mi fece sorridere un po', anche se non ero del tutto di buonumore.

Una goccia mi cadde sulla spalla, alzai gli occhi al cielo, e continuai a correre, rallentando però.

Amavo la pioggia, e quando si ama qualcosa, si deve godere.

Mi ritrovai seduta sull'erba, coperta solo da una felpa dell' Adidas, una di quelle tipo giacca, quelle che si abbottonano. Sentii solleticarmi la pancia, il top nero che avevo sotto alla felpa era troppo leggero, e tremavo leggermente.

La pioggia cominciò a bagnarmi. Il viso, i capelli, gli abiti.

Medicine dei Bring Me The Horizon mi faceva da complice, mi sentivo strana, libera.

Non ero mai stata cosi a stretto 'contatto' con la pioggia.

«Prenderai la febbre stando cosi.»

Una voce mi arrivò ovattata, alzai lo sguardo, e incrociai subito lo sguardo di Gabriele.

«Gabriele.»

Mi alzai di scatto, e sorrisi imbarazzata.

«Come mai in giro alle 09:00 del mattino?»

Mi grattai un braccio imbarazzata.

«Avevo voglia di fare un giro.»

Gabriele annuii, ed io lo osservai.

«Sei bellissima anche quando sei bagnata dalla pioggia.»

Mormorò, osservandomi. Morsi il labbro inferiore, e distolsi lo sguardo da lui.

«Tu lo sei sempre.»

Sussurrai, incrociando i suoi occhi, e leccando il labbro inferiore.

Uknow number [WATTYS2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora