capitolo 17.

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Amanda.

Se c'era una domanda che odiavo, era sicuramente la tipica, quella fatta specialmente dalle nonne e da quelle zie di quarto grado.

"E il fidanzatino?"

Dio quanto odiavo quella domanda.

No cari, nessun fidanzatino, anzi, sì. Ma lui non ne era accorrente, anzi, addirittura lui pensava fosse semplicemente il mio migliore amico.

«Scusate, vado a rispondere al telefono.»

Mi alzai velocemente dal divano, e corsi in bagno. Erano le 03:34, e la famiglia era riunita ancora a casa mia.

Guardai un attimo il telefono confusa e preoccupata, il nome di Gabriele illuminava lo schermo. Premetti sul tasto verde, e portai io telefono all'orecchio.

«Ga? Che succede?»

Mormorai, allarmata. Lo sentii ridere, e la musica sotto non premetteva nulla di tranquillo. Sapevo che sarebbe andato a ballare, ma speravo che non si fosse ubriacato.

«Amy! Come stai? Come va a Roma? Ahahah.
Qui a Varese ci manchi, anche se sarà per poco. Manchi anche a Matias e ad Alfre. Ho visto le storie di Anna, e anche le tue, e devo ammettere che sei davvero ma davvero bella, me ne pento di non averti chiesto di essere la mia ragazza prima.»

Mi sentii avvampare.

«Gabriele, quanto hai bevuto?»

Mormorai, e lui rise.

«Questa volta poco, ahahahahah. Come sei vestita?»

Mi chiese, serio.

«Con un tubino nero..»

Mormorai.

«Quanto corto?»

Alzai gli occhi al cielo. A che gioco stava giocando?

«Mi arriva fino al sedere. Ascolta, perché tutte queste domande stupide?»

«Ti ammazzo. Come fino al culo, Amanda?! Sei matta. Sei fottutamente scopabile e ti vesti cosi?»

Mi lasciai scappare una risatina.

«E non ridere. Cazzo che male alla testa. Ti chiamo domani mattina, notte.»

Riattaccò, senza darmi il tempo di rispondere. Spensi il telefono, e senza salutare, camminai verso la mia camera.

A che gioco stava giocando?

Uknow number [WATTYS2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora