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Era sola in quella buia stanza.
Viveva con la paura,
con quella distanza
che non la aiutava.

E cercava di respirare,
di smettere di tremare,
ma era difficile,
quasi impossibile;
era l'inverno dentro
e un cielo sereno
fuori.

Aveva una folle
paura dell'amore,
odiava le persone,
ma solo perchè troppe volte
era stata ferita
da quella vita
e da loro.

E lentamente si stava spegnendo,
anche se aveva promesso
che avrebbe smesso,
anche se non era quello il suo intento.

E ogni notte si sentiva soffocare
per via di quel mare
che aveva in testa:
Pensieri che non finivano più
e dolore che non le permetteva
di essere se stessa.

Odiava la distanza,
odiava quella stanza,
così come le persone,
che la facevano sentire
come un brutto fiore,
anche se lei era una rosa piena di spine;

era difficile avvicinarsi a lei,
era difficile non essere punti
dalla sua freddezza,
ma era la paura che aveva in testa
che non le permetteva
di abbandonare le spine
che con fatica addosso si era cucita
per non soffrire.

Era una rosa spenta:
Triste e incompresa
non riusciva più a respirare
per via di quelle lame
che ogni notte le trafiggevano il petto;
Tutto in lei ormai era marcito
e l'unico colore che vedeva era il grigio.

Non conosceva più emozioni
tranne la rabbia,
quella si, la conosceva,
ma preferiva starne alla larga.

E ogni notte piangeva:
più viveva
e più si spegneva.

Preferiva stare alla larga dalle persone,
preferiva essere incompresa
che trovarsi con delle nuove
lacrime sul volto
per via di qualcuno a cui avrebbe tenuto,
per poi ritrovarsi da sola nel buio.

Era fatta così:
Amava l'inverno,
amava il freddo,
amava gli abbracci,
anche se non abbracciava mai nessuno.

E si ritrovava nel buio,
nell'oscurità
di quella stanza,
nell'oscurità
della sua vita.

Amava cantare,
anche se odiava essere ascoltata;
odiava piangere,
anche se succedeva spesso.

E si ritrovava sempre con un pensiero nella testa,
quel pensiero che odiava
e che ogni notte urlava
"lo perderai presto",
anche se lei non lo ascoltava.

Sapeva che non sarebbe successo,
ma c'era qualcosa
che la torturava,
qualcosa di molto strano
in cui non si ritrovava.

E ogni notte soffocava,
ogni notte l'unico suo rimedio
era la musica;
l'unica sua vera amica
in quell'oscura vita.

Era tornata a essere fredda,
anche se non era quello che voleva;
rideva poco,
come se non si divertisse proprio.

E ogni notte moriva,
ogni notte perdeva la testa
per via dei troppi pensieri
che penetravano
la sua mente.

Ogni volta cercava di lottare
e di vivere,
anche se subito dopo falliva
e ormai stava smettendo di credere
in quella vita,
anche se non aveva nessuna voglia di rinunciare.

Ogni notte era lì, sopra il suo letto.

Ogni notte notava ogni suo difetto.

Ogni notte moriva,
per resuscitare l'attimo dopo.

Ogni notte sentiva un fuoco
lacerarle le ossa.

Ogni notte si sentiva scossa.

Ogni notte la sua droga era la musica.

Ogni notte sopravvisse.

Ogni notte non dormì.

Ma il mattino dopo si addormentava
e si sentiva sempre più morta,
rinchiusa in quella casa
con gente che non la capiva.

Ogni giorno si sentiva distrutta,
ma ormai non faceva più caso
a quello che succedeva.

Sapeva che era quello il suo destino,
ma non sapeva se ne sarebbe uscita viva
e per questo aveva paura,
anche se da lontano non si capiva.

Ogni notte morirà per risorgere.

Ogni notte lei piangerà per sorridere.

Ogni notte lei soffrirà per amare.

Ogni notte lei vivrà per morire.

Ogni notte lei non esisterà.

Ogni notte non ci sarà.

La notte lei non piangerà più.

La notte lei non si odierà.

La notte lei non vivrà.

~Giuls

PoesieWhere stories live. Discover now