XXXVIII

175 14 14
                                    

Axl era uscito da ormai un'ora e trequarti e, stando a quello che le aveva detto, sarebbe rincasato a breve. Haley guardò nuovamente il quadrante del suo orologio economico, una riproduzione a bassissimo costo di un Sector da donna e sospirò osservando la lancetta dei minuti avanzare verso un quarto d'ora passate le nove.

Lo stomacò brontolò ancora. Aveva voluto attendere che lui rincasasse, ma non aveva pensato che forse si sarebbe concesso uno riposino dopo l'incontro bollente con la sua Pretty tied up. Ripensare a quelle poche parole la misero stranamente di cattivo umore e, sebbene dalla voce non le era sembrata Sandra, faceva fatica a immaginare un'altra pazza capace di farsi fare tutto: ogni sorta di perversione che ad Axl passava per la testa.

Si alzò dal divano e raggiunse il carrello di vetro sul quale erano disposte in maniera ordinata diverse bottiglia di superalcolici di forme e dimensioni varie. Ne studiò il contenuto da una rapida lettura e afferrò l'unica che realmente riusciva a lasciarle un buon sapore in bocca, nonostante la percentuale non per nulla discutibile di alcol.

- Un sorsetto me lo merito, anche se sono a stomaco vuoto - disse Haley servendosi direttamente dalla bottiglia di vodka alla pesca. - L'importante è non esagerare-

- Stai attento, coglione! Attento alle piante!- sbraitò Axl portandosi le mani ai capelli e puntando i piedi in avanti, quasi volesse pigiare lui stesso il freno di quella maledetta auto che, neanche a farlo apposta, finì con le ruote anteriori sopra la siepe da poco piantata. - Slash! Cazzo! Mi hai sfondato la siepe!-

Il chitarrista sollevò i ricci che gli coprivano lo sguardo e si sporse in avanti, reggendosi con la mano libera al volante. Rimasero in silenzio per una manciata di secondi, il tempo necessario che Slash catalogasse nel suo cervello bruciato il danno.

- Ops- rispose ridacchiando, ingoiando un rutto alcolico.

- Ops un cazzo! Mi hai sfondato la siepe, pezzo di cretino. - Sfilò la chiavi dal cruscotto prima che l'amico facesse qualche altra cazzata e scese dalla macchina, raggiungendo il muso dell'auto per sincerarsi dei danni. - Dopo guido io! Andiamo a prendere Haley -

Inserì le chiavi nella toppa e una volta dentro chiamò la ragazza a gran voce. Un buon odorino di carne saturava l'aria e solo in quel momento si rese conto che non aveva messo nulla sotto i denti. Lo stomacò iniziò a brontolare e il richiamo del cibo si fece più forte.

- Cos'è questa puzza di merda?- sbottò Slash al suo fianco che, come strattonato da una mano invisibile inciampò sui suoi piedi prima di fiondarsi all'esterno e vuotare lo stomaco proprio sul candido piastrellato dell'ingresso.

Axl non gli prestò più di tanto attenzione almeno finché Haley, comparsa da dietro la porta della grande cucina, non accorse per soccorrere il chitarrista scosso da continui conati. Gli posò una mano sulla schiena e si voltò poi a guardare Axl con espressione stralunata in volto.

- Sta bene, ha solo bevuto troppo. Ha fatto a gara di short con Tommy Lee -

- E... ho... vint...- l'ultima vocale fu tirata fuori assieme un fiume di melma maleodorante che fece retrocedere Haley. La ragazza si strinse nelle spalle e spostò gli occhi da Axl a Slash, visibilmente sofferente.

- Senti, vai a mangiare qualcosa. Ci penso io a questo idiota del tuo amico. Lo rimetto in piedi nel giro di un paio d'ore -

Sollevò un sopracciglio chiaro, scettico sul poter per davvero rimettere in piedi Slash e guardò poi verso la cucina. - Se proprio vuoi fargli da crocerossina, fa pure. Io vado a mangiare quel ben di Dio che hai cucinato- si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia prima di incamminarsi.


- Si può sapere quanto hai bevuto?- domandò senza ottenere risposta. Slash aveva smesso dare di stomaco da ormai un quarto d'ora e adesso, seduto con la schiena contro le mattonelle che rivestivano la parete del bagno, sembrava non dare segni di vita che non fossero mugolii. Aveva il respiro lento che entrava e usciva dalle labbra secche e schiuse. La testa era poggiata contro la parete e le palpebre si serravano ogni qual volta un debole lamento gli usciva dalla bocca.

Don't Damn meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora