03. Il primo complimento

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Taehyung ringraziò il cameriere che gli portò la sua colazione, e si concentrò nuovamente sulla relazione che aveva tra le mani

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Taehyung ringraziò il cameriere che gli portò la sua colazione, e si concentrò nuovamente sulla relazione che aveva tra le mani.

Quella stessa mattina doveva consegnarla al suo insegnante, e la stava controllando un’ultima volta dal suo notebook, in modo da inviargliela subito e godersi a pieno il suo giorno libero, senza lo stress delle scadenze da rispettare.

Stava ancora sorseggiando il suo cappuccino, quando sentì il campanello posto sopra la porta del bar tintinnare, segno che un nuovo cliente era arrivato.

Svogliatamente guardò verso l’entrata per vedere chi fosse entrato e sgranò gli occhi sorpreso, non appena vide comparire nella proprio visuale Jungkook.

Il nuovo arrivato si guardò intorno per cercare un tavolo libero e gustarsi al caldo la sua colazione, ma sbuffò quando si rese conto che avrebbe dovuto chiedere un misero caffè d’asporto e berlo durante il tragitto fino all’Accademia, visto che era tutto occupato.

Poi lo vide: con i suoi soliti occhiali tondi, i suoi strani capelli azzurri e la solita aria da bravo studente.

Senza esitazione si diresse al bancone per chiedere il proprio caffè, facendo un cenno al tavolo di Taehyung, che, confuso, non capiva cosa stesse succedendo.

Perché lo aveva indicato?

Dopo aver pagato la consumazione, Jungkook si diresse verso l’altro ragazzo, che ancora lo guardava con un certo timore.

«Ciao» disse Jungkook, stando in piedi davanti al tavolino da due persone, con le mani strette a pugno dentro le tasche del suo cappotto. Si era già pentito di esser stato così avventato.

«Ciao» ripeté Taehyung, accennando un sorriso, mentre alzava la testa per incontrare lo sguardo del ragazzo.

«Posso?» chiese il minore, indicando il posto vuoto con un cenno del capo.

«Oh, certo, siediti pure» gli rispose il più grande, sistemandosi gli occhiali; lo faceva spesso quando era agitato, anche se non ne aveva bisogno.

«Mi dispiace essermi autoinvitato al tuo tavolo, ma era tutto occupato e non volevo congelarmi al
freddo…» si scusò Jungkook, mentre - leggermente imbarazzato - si passava la mano tra i capelli, scompigliandoli.

Taehyung sorrise, e trovò quel ragazzo davvero carino e gentile. «Non preoccuparti, ti capisco… anche io odio il freddo».

«Ti ho pagato la colazione, per sdebitarmi… anche se non sapevo se avresti accettato o meno la mia compagnia».

Taehyung lo ringraziò per essere stato così premuroso; poi si ricordò di una cosa, e indaffarato rovistò tra un piccolo album di fotografie, porgendone una a Jungkook.

«Quando sono andato a sviluppare le foto per il progetto ne ho fatta una copia… in realtà nemmeno sapevo se ti avrei rivisto, ma il destino evidentemente ci è venuto incontro».

Il minore osservò la fotografia che l’altro gli diede e ne rimase stupito: era uno scatto bellissimo.

Raffigurava lui, seduto sulla panchina del parco, mentre aveva appoggiato sulle gambe il suo blocco da disegno e tra le labbra teneva la matita, concentrato sul disegno che stava ideando.

«Sei davvero molto bravo Taehyung» disse Jungkook, ancora immerso nella contemplazione dello scatto.

«Ho solo trovato la giusta angolazione e la luce perfetta, il soggetto della foto ha fatto tutto il resto».

E non mentiva: Jungkook risultava veramente affascinante nei suoi abiti monocromatici, con il suo viso arrossato per il leggero e pungente venticello, e i capelli un po’ scompigliati, che si toccava in continuazione.

il primo › taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora