06. Il primo sfogo

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Le aule si stavano svuotando rapidamente, e un’orda di studenti si precipitava nei corridoi, dove già si poteva respirare aria di weekend

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Le aule si stavano svuotando rapidamente, e un’orda di studenti si precipitava nei corridoi, dove già si poteva respirare aria di weekend.

Taehyung aveva provato più volte a sovrastare il vociare euforico dei ragazzi intorno a sé, ma Jungkook – qualche metro più avanti – proprio non riusciva a sentirlo; così il maggiore cominciò a correre per raggiungerlo, scusandosi a destra e manca, ogni volta che si scontrava con qualcuno o quando chiedeva permesso per passare più facilmente.

Il minore camminava indisturbato - cuffiette alle orecchie - con il suo passo leggero e cadenzato.

Le braccia ciondolavano lungo i fianchi; almeno fino a quando non sentì qualcuno afferrare la propria mano sinistra, arrestando il suo passo.

Si accigliò, e quando vide Taehyung piegato sulle ginocchia a prendere fiato, il cipiglio scomparve, cominciando a ridere per la poca resistenza del ragazzo di fronte a sé.

«Buongiorno anche a te, Taehyung» disse Jungkook, con il sorriso ancora sulle labbra.

«Stai… zitto» replicò a fatica il maggiore «sei sordo per caso? Ho urlato il tuo nome per l’intero corridoio… i miei polmoni stanno collassando».

Il minore scrollò le spalle e rispose semplicemente: «ho le cuffiette non sento molto bene».

Taehyung – dopo aver ripreso fiato – assunse la sua solita posizione composta.

Lo sguardo di entrambi puntò verso le dita delle loro mani, ancora intrecciate tra loro, e - come se avessero preso una scossa - si allontanarono di qualche passo; rossi in volto, evitavano di guardare l’uno negli occhi dell’altro.

Notarono comunque il reciproco imbarazzo: Jungkook continuava a torturarsi i capelli, mentre Taehyung non riusciva a togliere le mani dalla montatura dei suoi occhiali.

«Io» si schiarì la voce il maggiore «scusa se ti ho disturbato, volevo solo sapere come è andato l’esame».

«Oh, sì, mi sei stato di grande aiuto, davvero Taehyung».

A quelle parole, il petto del maggiore venne pervaso da uno strano – ma allo stesso tempo piacevole – calore; così alzò lo sguardo con il sorriso, pronto per rispondere al suo ringraziamento, ma nel volto di Jungkook vi trovò solo distacco, mentre i suoi occhi continuavano a vagare per l’intero corridoio, ormai quasi deserto.

L’aura positiva che aleggiava intorno al ragazzo dai capelli azzurri sparì in un istante; troppe emozioni contrastanti albergavano nel suo animo, e in quel momento aveva solo un incredibile voglia di piangere.

Senza dire una parola, superò Jungkook – ancora rigido e immobile -, e si diresse verso la sua camera.

Sospirò di sollievo quando - superata l’entrata della stanza - trovò Namjoon, il quale teneva la testa china su un foglio pieno di parole, mentre mordicchiava assorto la penna con cui scriveva.

Taehyung si tolse le scarpe e si sedette a gambe incrociate davanti al suo compagno di stanza.

Namjoon – troppo impegnato a pensare alla parola più adatta da scrivere per il suo nuovo testo – quando alzò gli occhi dal quaderno si sorprese nel trovare di fronte a sé l’amico, e dalle sue labbra uscì un leggero sospiro, quando notò i suoi occhi lucidi, pronti a far uscire qualche lacrima.

«Lo sapevo sarebbe arrivato questo momento, avanti… parla» lo spronò il ragazzo.

«Giuro che non l’ho fatto di proposito, è stato naturale per me» nel frattempo tirò su leggermente con il naso, dopo aver starnutito «lui non riusciva a sentirmi mentre lo chiamavo, così sono corso verso di lui e gli ho afferrato la mano… ma quando poi se n’è accorto il suo volto ha cambiato espressione… sembrava così infastidito» sussurrò infine.

«Salti sempre a conclusioni troppo affrettate per me… magari è il contatto in generale che non sopporta… non devi per forza essere tu il problema; non l’avevi mai fatto prima, no?»

Taehyung annuì semplicemente, continuando a torturarsi con le mani l’orlo del maglione che indossava.

«Facciamo così, se vedi che nei prossimi giorni non ti scrive o ti evita se vi incontrate, vagli a parlare… ma nel frattempo non pensarci, va bene?» chiese Namjoon; l’altro fece l’ennesimo cenno di assenso.

Namjoon prese le mani di Taehyung tra le sue e ne accarezzò il dorso dolcemente; il minore sorrise e si accoccolò tra le forti braccia del suo amico, in cerca di un po’ di conforto.

«Grazie Joonie» disse in un soffio.

il primo › taekookWhere stories live. Discover now