Capitolo 10

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Una settimana. Una settimana chiusa in casa con l'influenza e i continui rimproveri da parte di Dallas. Nemmeno in punto di morte quel ragazzo mi lascia in pace! Prendo l'ennesima aspirina, spero di sentirmi un po' meglio. Oggi devo andare a lavoro anche se la mia vitalità è pari a zero.
Indosso la mini divisa rosa, lego i capelli in una coda alta ed esco di casa. Rabbrividisco appena l'aria fresca entra in contatto con la mia pelle.
Cammino velocemente fino al bar sulla spiaggia.
Mi metto dietro al bancone e inizio ad aiutare Eliza a preparare i drink.

«Oh guarda chi si rivede!» la voce irritante di Dallas arriva alle mie orecchie. Mi giro fulminandolo con lo sguardo.
«Sono tornati anche i capelli rossi e anche il tuo buon umore vedo»

Alzo gli occhi al cielo e preparo la frutta per fare uno smothiee.

«Comunque sono venuto qua per parlarti siccome è una settimana che mi stai evitando» afferma. Pff! Evitando... Ero a letto, non avevo la forza di evitarlo.
«E nessuno può evitarmi» mi ricorda.
«Allora...» inizia a parlare ma lo interrompo avviando il frullatore.
«Quindi...» inizia a parlare appena smetto di frullare ma lo interrompo.
«Perciò...» lo interrompo nuovamente.

«Va al diavolo» urla sovrastando il rumore emesso dal frullatore per poi andarsene. Tiro un sospiro di sollievo, finalmente è andato via.
Un silenzio si diffonde all'improvviso.
«Ecco, ora possiamo parlare senza interruzioni» mi giro e vedo Dallas affianco a me con in mano la spina del frullatore.

«Non ho niente da dirti!» esclamo infuriata «E sto lavorando quindi se permetti» provo a prendere la spina tra le sue mani ma la tira indietro con un ghigno.

«Devo lavorare, non ho tempo da perdere» ringhio infastidita.

«Però è da più di una settimana che manchi a lavoro» incrocia le braccia al petto mettendo così in evidenza i suoi muscoli. Mi guarda con una faccia tra il saccente e il seccato che lo prenderei a schiaffi.

«Diavolo ero malata! Avevo la febbre per colpa tua! Lo sai benissimo» punto un dito contro il suo petto scolpito.

«Io so che non ti sei fatta nessun problema a invitare quel surfista da quattro soldi, Tessa e l'ubriacone nel tuo appartamento praticamente ogni sera»

Spalanco la bocca senza parole. «Cosa fai mi spii?»

«Non crederti così importante... Io so tutto, sono gli occhi e le orecchie di questo posto»

«No sei solo un ficcanaso, viziato, figlio di papà» esclamo.

«Non mettere in mezzo mio padre!»

«Non lo sto mettendo in mezzo, sei tu che vivi come se ti fosse tutto dovuto»

«Tutto dovuto? Tu nemmeno ti immagini quanto sia difficile la mia vita»

«Allora fammi pensare... Vai al college pagato dal tuo papà e per il resto del tempo ti comporti come se fossi Dio.»
Il suo sguardo si incupisce quando una voce tuona: «Dallas Gerard Sunway! Che cosa sta succedendo qua?» Gerard? Il suo secondo nome è seriamente Gerard? Lo userò sicuramente contro di lui appena mi affibbierà un altro dei suoi stupidi nomignoli.

«Niente Eric» alza gli occhi al cielo.

«E cosa ci fai con il filo del frullatore in mano?» alza un sopracciglio.

«Glielo spiego io signore» mi intrometto «Suo figlio sta interferendo in modo negativo con i miei lavori»

«Dallas seriamente? Un altra?» domanda il padre se tutte le furie «Ti avevo detto di non andare più a letto con le dipendenti! Lo sai che poi diventano pazze»

Kiss me under the sunshine #wattys2019Where stories live. Discover now