Capitolo 44

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È passata una settimana da quando ho rivisto Travis. Una settimana da quando la mia vita è cambiata inevitabilmente.
Mi sembra di poter tirare un sospiro di sollievo ora che tutto è finito, o quasi siccome si deve ancora fare il processo. Comunque sia ora ho svoltato definitivamente una pagina della mia vita e spero che questo sia per sempre. Spero che Travis, il mio incubo, non mi perseguiti più nemmeno nei miei pensieri. Desidero iniziare a vedere tutto con spensieratezza di nuovo perché non potersi fidare di nessuno ti annienta. È una brutta sensazione che ti circonda costantemente logorando la tua identità e le persone che ti stanno affianco. Perché gli altri lo sentono che non ti fidi, lo sanno che sei cambiato, lo percepiscono.
Per questo oggi mi trovo qui, in ospedale. Voglio aiutare Thomas a non entrare in quel tunnel nero che sembra non avere fine, in cui sono finita io.
So che ha sbagliato e forse non lo perdonerò mai fino in fondo ma infondo anche lui è una vittima. Soffre per causa sua come me, come ha sofferto Dustin e chissà quante altre persone.
Stringo il mazzo di fiori tra le mani. Ho preso le viole del pensiero dei fiori metà viola e metà gialli che mi regalava sempre mio papà quando tornava da lavoro nel momento buio della mia vita. Spero che possano aiutare lui come hanno aiutato me, strappargli un sorriso. Penso sia giusto non dimenticare per questo credo che questi fiori siano adatti alla situazione.
Busso alla porta e attendo che lui mi dica "avanti" prima di entrare.

«Ciao» sussurro sorridendo.

«Oh Avery» mi Guarda sorpreso «Non pensavo che ti avrei visto qua, mi fa piacere» fa un sorriso che poi si trasforma in una smorfia per il dolore.

«Ti ho portato questi» gli faccio vedere i fiori. «Li metto qua» li infilo dentro a un vaso di vetro pieno d'acqua.

«Come va la spalla?» domando guardando la parte di corpo fasciata.

«Diciamo che potrei stare meglio... Dallas invece come sta?» mi si stringe il cuore a vedere la sua faccia preoccupata. Thomas tiene tantissimo al suo fratellastro anche se lui si ostina a cercare di odiarlo anche se so che in realtà, da qualche parte infondo al suo cuore gli vuole bene.

«Dallas sta abbastanza bene, è ancora scioccato dalla tua confessione ma tutto sommato sta alla grande» sorride.

«Beh sicuramente sta meglio di me»

«Sicuramente si» ridacchio.

«Quando sarà il processo?» nei suoi occhi miele vedo passare una scintilla di preoccupazione.

«Tra qualche settimana ma tu non devi preoccuparti! Dallas sta facendo il possibile per trovarti un buon avvocato. Non permetterà mai che tu finisca dentro» mi interrompe «Mi piacerebbe crederci»

«È cosi! Tu devi solo preoccuparti di seguire la riabilitazione e di rimetterti in sesto» affermo «Ora devo andare, tornerò a trovarti» prima che mi possa allontanare dal letto la sua mano si posa sulla mia. Poso lo sguardo su i suoi occhi stanchi circondati da profonde occhiaie nere e un brivido scorre sulle mie vene. Mi ricorda tanto me dopo la morte di Dustin quando ero caduta in una sorta di trans, quando il mio cervello non faceva altro che ripetere quelle terribili immagini in loop.

«Mi dispiace» sussurra.

«Non farlo, non è colpa tua» sussurro anche io e lo penso davvero. Credo che la colpa di tutto il male che mi è accaduto sia di Travis e di nessun altro, anzi è stato proprio lui a portare in un vortice di terrore e oscurità anche le persone che mi stavano affianco. Però parte della colpa la devo affibbiare anche a me. Io ho sbagliato a porgere tutta la mia vita nelle sue mani con una fiducia cieca, io ho fatto soffrire i miei genitori quando sono caduta in una depressione post trauma e io facevo piangere tutte le notti il mio fratellino, Tobias, perchè lui mi vedeva in quello stato catatonico e diceva che sembravo morta, un fantasma. Passo una mano tra i ricci neri di Thomas sorridendo, come per rassicuralo. A questo gesto lui chiude dolcemente gli occhi lasciandosi trasportare dal mio tocco e lascia andare un sospiro di sollievo. Ritiro la mano e mi allontano dal suo letto, lo guado un ultima volta prima di uscire. È ancora li, con gli occhi chiusi, sdraiato sul letto pieno di fasciature, inerme ed impotente.

Kiss me under the sunshine #wattys2019Where stories live. Discover now