Sonno

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Calpesta foglie secche perdendosi nello scricchiolio che producono, sofferenti per i colpi dei suoi piedi. Non si guarda intorno, sa di non poter trovare un sentiero. Avanza a passo lento, a un ritmo singhiozzato e incerto.

Uno, due, tre. Uno. Uno, due. Uno.

Si ferma e sussulta.

Si è persa.

Ad accompagnarla non più la luce del giorno ma il canto del vento che solletica i campi.

Si è persa.

Scopre un papavero nell'oscurità, piegato in un inchino scomposto. Nella luce fioca di quel momento sospeso tra giorno e notte, la corolla assomiglia a una macchia di sangue persa a fluttuare nel vuoto. Una goccia che rimane per aria dopo essere stata strappata a un corpo.

La sfiora con dita tremanti e con lo sguardo perso in un punto dell'orizzonte le sembra quasi di scorgere una figura che le restituisce lo sguardo.

Si è persa?

Pur senza sentirla, sa che sta parlando. Le sta parlando.

Ti sei persa?

Lo sguardo le cade sul papavero la cui corolla è stata spremuta dalla stretta assassina delle sue dita, la sua pelle tinta di rosso. Caccia un urlo, gettando via i petali morti. Ritorna a guardare la figura ma i suoi occhi si scontrano col vuoto.

Non c'è nessuno.

Prende un respiro e un nome le lascia le labbra, rimane sospeso nell'aria, prima di disperdersi nel vento.

A ritmo di quel canto dolce, il freddo la avvolge.

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