VI

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Lucia!

La ragazza apre gli occhi piano. Si riscopre arrabbiata. È una rabbia insensata, gelida. Non le appartiene. Eppure la sente bruciare sotto la pelle, sotto le dita.

Si guarda intorno e scopre che durante quel tempo qualcosa è cambiato.

– Il tuo sonno cambia questo posto. Siamo nel tuo Ponte – supplisce Dante. Lei lo guarda: ha gli occhi infossati, occhiaie nere e palpebre livide. La pelle è martoriata e i lividi hanno un colore malsano, quello che assumono quando stanno per sparire. C'è qualche cicatrice in più sulle braccia e sul viso tirato e un filo di barba che prima non c'era. Sembra più grande.

Più vecchio. Quanti anni avrà, pensa.

Quanti ne ho io?

Scuote la testa, e si tira a sedere scandagliando il posto dove si trovano. È una casa. Una casa che conosce sebbene non ci sia mai stata.

Sono in un soggiorno e poco a poco, l'arredo e le suppellettili prendono concretezza, facendo sfuggire uno sbuffo a Dante.

– Finalmente possiamo sederci su qualcosa di morbido! – esclama stanco. Nella sua voce c'è una nota di rabbia. La stessa che prova lei?

No, è diversa. La mia non mi appartiene.

Lucia!

Entrambi sobbalzano al suono di quella voce. Dante salta dal suo posto sul divano, ruotando la testa a destra e a sinistra, fino a incrociare gli occhi di Lucia, che sta facendo lo stesso.

Perché diamine sei dovuta scappare avanti! È tutta colpa tua, è tutta colpa tua! – continua la voce, ma nessuno oltre a loro sembra essere lì dentro.

A un tratto, l'aria si fa irrespirabile. Alle narici di Lucia giunge un odore pungente, talmente dolce da dare la nausea.

– È colpa mia?– chiede Lucia al vuoto. Dante si alza, le prende una mano e sembra colto dal panico quando la invita ad andare via.

– Cosa? Cosa è colpa mia? – domanda ancora, liberando il braccio dalla presa dell'altro.

– Sei morta.

Lucia alza gli occhi verso Dante, scruta il suo volto alla ricerca della solita indolenza. Ma i suoi occhi sono fissi nel vuoto, e sembrano riflettere un terrore confuso.

– Sei morta, Lucia. Non vedi? – le domanda, schietto, brusco. Lei abbassa lo sguardo davanti a sé e incontra il vuoto. Raggomitolata su se stessa, nel bel mezzo del pavimento, c'è una ragazza. Ha lunghi capelli castani, raccolti in una treccia lucida e tenta in ogni modo di usare le proprie lacrime per lavare via il dolore e il rumore del silenzio.

Tra un singhiozzo e un altro lascia cadere la foto che ha tra le mani. È la foto plastificata di una ragazza, sul retro una data di inizio e fine.

Una data di nascita e una data di morte. Lucia mette a fuoco il viso nella foto, e rabbrividisce.

C'è qualcosa di profondamente sbagliato in quella visione. Riconosce la rabbia, ma dovrebbe essere sua.

Dovrebbe essere lei quella a essere arrabbiata con Eleonora.

Ma perché?

– Ele? – chiama piano, quasi un sussurro e i singhiozzi si arrestano.

Eleonora alza lo sguardo, e impallidisce quando le iridi verdi incontrano quelle così simili della sorella. Perde i sensi quando posa lo sguardo su Dante.

OblioWhere stories live. Discover now