Capitolo 2

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Il rumore sempre più vicino di passi che si muovono in questa direzione non mi piace affatto. Ho paura anche solo di respirare. Mi giro in modo cauto, e non appena prendo coscienza di chi ho davanti sgrano gli occhi, il cuore comincia a battere all'impazzata, tremo e il respiro diventa affannoso. Un uomo, anzi, un ragazzo di si e no vent'anni sta dando calci agli arbusti che sono a terra. Indossa una divisa che non mi piace affatto: uguale a quella dei nazisti, solo che non ha medaglie ne niente. Vedere il simbolo nazista che ha cucito sul braccio della giacca mi fa rabbrividire.
È alto, molto più di me; io sono alta un metro e un tappo. Non è muscoloso, ma di sicuro in uno scontro tra me e lui vincerebbe lui. Ne sono sicura. I capelli corvini tirati all'indietro gli scoprono il viso che, partendo dal presupposto che in diciassette anni di vita non ho mai fatto caso al viso dei ragazzi, sembra scolpito dagli dei: si insomma, per quanto ne sappia riguardo i ragazzi è bello, ma tanto, forse il più bel ragazzo che abbia mai visto. Ma non voglio soffermarmi sul suo aspetto, perché potrebbe anche essere il più bel ragazzo sulla faccia della terra, questo non cambierebbe il fatto che è un nazista, che odia me e quelli come me. E io devo farmene una ragione.

Con tutta l'attenzione possibile cerco di allontanarmi mantenendo lo sguardo fisso su di lui, che sembra sul punto di una crisi isterica, motivo per cui mi incute ancora più paura. Urla, da calcio agli alberi, non bestemmia ma quasi e impreca contro qualsiasi cosa. Mi chiedo cosa sia stato a ridurlo così, ma non credo che lo saprò mai.
Paradossale il fatto che cerco di scappare dai nazisti e me ne ritrovo uno a pochi metri di distanza, no?

Mi stupisco di me stessa: Sto riuscendo a muovermi senza farlo accorgere della mia presenza quando, accidentalmente, calpesto un rametto e in quel momento mi immobilizzo, paralizzata dalla paura. Mi di gela nuovamente il sangue e il cuore comincia a battere forte, troppo forte. Se si può morire di paura, allora io sto per morire: mi tremano le gambe. Spero solo che non se ne sia accorto. Mi sbaglio, Dio se mi sbaglio! Improvvisamente cala un silenzio tombale, in cui riesco a sentire i miei battiti riecchegiare nell'aria.
Comincia a guardarsi in giro, chiaramente confuso dal rumore che ha appena udito. Dentro di me lo sto supplicato di non girarsi ma chiaramente le mie preghiere non vengono ascoltate: dopo essersi girato a destra e a sinistra si volta completamente, incrociando il mio sguardo.
No.
È la fine, ma in fondo già lo sapevo, lo sapevo da quando sono scappata quella sera dal campo di concentramento. Li' ho affermato il mio destino che era quello di morire. Lo sapevo.

Se solo fosse eternoWhere stories live. Discover now