Capitolo 55

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I suoi occhi buoni mi scrutano attentamente.
Credo che da un momento all'altro inizierà ad abbaiare, o peggio ancora, mi aggredirà.
Probabilmente non mi ha neppure riconosciuta, ma quando lo vedo avvicinarsi e strofinare la sua enorme testa contro la mia gamba, mi sciolgo.
"Ow, amore", mi abbasso sulle ginocchia e prendo ad accarezzarlo. Non è il momento adatto, ma mi è mancato troppo. "Sei sempre così dolce, mi manchi sai?"
Inizia a scodinzolare come un pazzo, e questo vale più di mille parole.
"Ora devo andare, ci vediamo fra un po'....spero", mi alzo e i suoi occhioni mi seguono fino all'entrata secondaria dove di solito mia madre iniziava il turno di lavoro.
Ho il cuore in gola.
Le mani mi tremano mentre inserisco le chiavi nella toppa della porta che si apre al primo colpo.
Tutto troppo facile e di solito questo non è mai un buon segno.
Una casa del genere avrà sicuramente tanti impianti antifurto al suo interno, non ci avevo mai pensato prima d'ora, ed ore mi ritrovo bloccata con un piede fuori ed uno dentro.
È tutto buio, prendo la torcia dalla tasca della mia giacca e l'accendo.
Ora mi sento una ladra a tutti gli effetti.
La piccola cucina per il personale è un caos totale. Chiunque abbia mangiato qui l'ultima volta, non ha rimesso tutto in ordine. Quando c'era mia madre una cosa simile non è mai successa.
Prendo un lungo respiro e procedo, rimuginarci sopra non serve a nulla, non quando sono già arrivata dove sono ora.
Sussulto quando la porta che collega questa stanza al salone cigola. L'avevo dimenticato.
Mi fermo un attimo, devo calmarmi o rischio di combinare solo casini.
Non so se in questa stanza ci siano allarmi o altro, ma non ricordo che Jordan abbai mai disattivato qualcosa quando venivamo qui in piena notte.
Ricordo solo che inseriva un codice al cancello d'entrata, e se la fortuna per una volta è dalla mia parte, posso stare tranquilla.
Raggiungo le scale in pochi secondi, poi inizio a salire.
Non so precisamente cosa io stia cercando, ma se il loro matrimonio è un affare, la prima stanza che dovrò controllare sarà proprio l'ufficio del signor Prince.
La porta è chiusa, abbasso la maniglia ma nulla.
"Cavolo", sbuffo. Era stato tutto fin troppo facile.
Non ho portato nulla con me, e questa è la prova di quanto io sia pessima nel fare quello che sto facendo.
Tuttavia la mente continua ad elaborare una serie di follie, una di queste consiste nell'entrare nella camera da letto dei signori Prince, e lo faccio.
Lo faccio con una finta disinvoltura che mi permette di non perdere la testa e dare di matto.
La porta è aperta, le tende semiaperte, il letto completamente in ordine.
Questa stanza non trasmette nulla, non trasmette amore. Fa più freddo, e forse non è un caso. Mi chiedo come le persone possano scegliere gli affari all'amore, ma forse una risposta non c'è.
Forse è solo una questione di priorità.
Non so da dove iniziare a cercare, mi sento così sbagliata mentre apro il loro armadio e rovisto fra i loro vestiti, ma non c'è nulla che possa interessarmi.
"Ma che diavolo sto facendo?" Scuoto il capo. Sto per sfilare le mani dall'armadio quando qualcosa attira la mia attenzione. Le mie dita sfiorano una piccola sporgenza rivestita dello stesso tessuto di tutti gli interni. Sembra un cassetto nascosto, qualcosa del genere. Tiro e non mi sbagliavo.
"Oh...o mio Dio".
Una marea di fogli scivolano sul pavimento. Mi inginocchio mentre le mani iniziano a tremare all'impazzata.
Punto la torcia su questi fogli, e non lo so chi dall'alto abbia deciso di aiutarmi, ma è proprio questo quello che stavo cercando.
Il nome di Jordan e quello di Sophia balzano ai miei occhi, sembra un contratto a tutti gli effetti, con clausole, e accordo prematrimoniale.
Quel foglio, però, scivola delle mie mani quando leggo che mancano solo tre mesi al loro matrimonio.
Fra un mese lei compierà la maggiore età, fra una settimana lui, e solo allora mi rendo conto di aver scoperto il compleanno del mio ex fidanzato nel peggior modo possibile.
Mi asciugo una lacrima, una sola che è riuscita a sfuggire al mio controllo, neppure lui sa quando sono nata, e questa cosa mi rattrista.
Non me lo hai mai chiesto.
Neanch'io, è vero...ma sento che è diverso.
Butto giù l'amarezza che pesa sul fondo della mia gola, poi prendo il mio cellulare e fotografo questi documenti. Poso tutto, sperando che nessuno si accorga di quello che ho fatto.
"Cavolo", mi passo le mani fra i capelli. "Dio mio, no", fisso le mie mani nude. Avrò lascito impronte ovunque ma ora è troppo tardi.
Una volta ho pulito questa stanza, e questa potrebbe essere, nel caso, la mia salvezza.
Non posso farmi prendere dell'ansia proprio ora che ho ottenuto qualcosa.
Devo andare via, e sembra che tutto sia filato liscio.
Esco dalla stanza, tutto tace almeno fino a questo preciso istante.
Qualcuno è appena entrato in casa, ho il cuore in gola, e credo di poter svenire quando la luce delle scale si accende. Piano rientro in camera da letto e vado a nascondermi dietro una colonna che spero mi salverà da chiunque sia tornato.
Il rumore di passi che salgono le scale mi fanno venir voglia di scoppiare a piangere, ma non posso. Resto ferma nel mio nascondiglio pregando che questo sia solo un incubo. Un incubo nel quale mi ci sono infilata da sola.
"È stata una bella serata". Il mio cuore perde un battito al suono della voce di Sophia.
"No, non lo è stata", chiudo gli occhi.
È molto peggio di un incubo.
"Dai Jo, è beneficenza. Non essere egoista", lei ride. Sono fuori questa stanza, e a pochi passi da quella di Jordan.
"Stai zitta, sai bene che non mi riferisco a questo. Buonanotte", sento che si sta allontanando, ma Sophia lo ferma ancora una volta.
"Anche da sposati dormiremo in camere separate?" Sbotta.
"Puoi scommetterci".
"Sei ridicolo Jo, dobbiamo salvare le apparenze, ma come tuo solito lo dimentichi".
"Non chiamarmi così", la sua voce è carica d'odio.
"E tu non trattarmi così, sai che non ti conviene".
"Sophia, non c'è nessun fotografo in giro. Non serve che continui a fingere e vai a dormire", sbuffa.
Non so dire quello che sto provando in questo momento.
"Sai che non potrai più vederla, vero?" La sua risata è macabra, angosciante. Le mie braccia si riempiono di brividi.
"Non nominarla neppure", ringhia.
"Infatti, quella puttanella da quattro soldi non farà più parte delle nostre vite", i suoi tacchi rimbombano per il lungo corridoio. Immagino si sia avvicinata. "Potresti anche essere meno rigido nei miei confronti".
"Levati".
"Non la vedrai mai più, non avrai mai un futuro con lei. Sono io il tuo futuro Jordan, e sono sicura che con il tempo amerai anche me".
Uno schiaffo avrebbe fatto meno male, ma quello che sento dopo mi uccide e mi rimette in vita con la stessa intensità.
"Sophia, probabilmente non vedrò mai più Lily per tutta la mia vita, ma mai, e sottolineo mai amerò un'altra donna che non sia lei. Mettitelo in testa".
"Vedremo", è la sua risposta. "La vita è lunga, e quella delle tua puttanella potrebbe essere molto breve se non fai quello che ti dico".
"Chiamala ancora in quel modo e..."
"Cosa?" Lo blocca. "Non ti conviene Jo, non ti conviene", poi va via, e sento un'altra porta sbattere forte a pochi metri dalla sua.
Il mio respiro è irregolare, e così forte la paura di poter essere scoperta.
Correrei da lui e gli getterei le braccia al collo per quello che ha appena detto, ma non posso pensare solo a quello.
Sophia lo minaccia ed ora ne ho la certezza.
Provo una fitta all'altezza del petto, la vista mi si appena e per un attimo non vedo più nulla.
Mi reggo alla colonna e per fortuna subito mi riprendo. Non sento rumori al di fuori della stanza, forse Jordan è andato via e non me ne sono neppure accorta.
L'unica cosa di cui sono certa è che devo andare via il prima possibile da questa casa, nonostante il mio cuore sia proprio qui a pochi passi da me.
I suoi, sembra, non siano ancora rincasati e questa è la mia unica occasione per non finire nei guai.
Cammino provando a fare meno rumore possibile, l'idea di ritrovarmi Sophia davanti mi terrorizza ma non posso fare altro che provare ad andare via da questa stanza. Sporgo le testa oltre la porta, è tutto buio, un altro passo e qualcosa di freddo, troppo freddo sfiora la mia fronte.
Mi paralizzo, non ho neppure la forza di urlare.
"Fossi in te non emetterei un suono".
Il suo odore.
Sembra passata una vita dall'ultima volta che l'ho sentito.
"Cos'hai in mano?" Mi sfila la torcia e me la punta contro.
Vorrei sprofondare, e non ho il coraggio di alzare lo sguardo su di lui.
Qualunque cosa fosse premuta contro la mia fronte, cade dalle sue mani e finisce ai miei piedi.
Sgrano gli occhi.
Una pistola, mi stava puntando una pistola.
"Jordan", la voce di Sophia mi fa sobbalzare. "È successo qualcosa?" Vengo spinta, di nuovo, nella stanza dove ho provato a nascondermi per tutto questo tempo.
"Nulla, torna a dormire", replica fissandomi, e senza mai distogliere lo sguardo dalla mia figura.
Non sento nulla, e spero che Sophia abbia davvero seguito il consiglio di Jordan.
Si abbassa affettando la pistola, poi la infila nei suoi pantaloni. Chiude la porta alle sue spalle, eppure io non mi sento in trappola.
Ci guadiamo, ci fissiamo ma non riusciamo a dire nulla.
"Io..."
"C-cosa ci fai qui?" Sbatte le palpebre come se non credesse a quello che sta vedendo.
"N-non .... non me lo chiedere", abbasso lo sguardo, non posso dire nulla.
"Lily", si guarda alle spalle, poi torna a fissare me. Sta per aprire bocca, poi scuote il capo e si passa le mani fra i capelli. "H-hai...hai letto la lettera che..."
"Si, l'ho letta", sussurro. "Proprio per questo sono qui".
I suoi occhi saettano su di me, ora è arrabbiato o forse preoccupato, non saprei dirlo.
"No, cazzo no Lily, non dovevi venire qui".
"Ti stanno ricattando", la sua mano finisce sulla mia bocca, ma sembra quasi una carezza.
"Devi andare via", non mi guarda negli occhi, siamo così vicini da riuscire a distinguere ogni suo minimo dettaglio nonostante abbia abbassato la torcia .
"Anche tu devi andare via da qui, è pericoloso", sposto la sua mano, ma la tengo nella mia.
"So badare a me stesso, tu no. Tu non devi più venire qui", alza la sguardo. "Sono serio, Lily. Quella lettera...cazzo...quella lettera era il mio modo per dirti...per..."
"Per dirmi addio, l-lo so", mi trema la voce. "M-ma sei un'idiota se pensi che io ti lasci rovinare la tua vita così. Puoi...puoi anche scegliere di non stare con me dopo, ma è evidente che tu non voglia sposare quella lì. Ti stanno costringendo e sotto deve esserci qualcosa di troppo importante per aver deciso di accettare una cosa simile".
"Hai ragione", lascia la mia mano. "Sotto c'è qualcosa di troppo importante. Proprio per questo devi lasciar perdere".
"No, tu sei importante, e le cose importanti io non le lascio perdere", faccio per sorpassarlo ma lui mi ferma. "Non volevi che andassi via?" Ci guardiamo negli occhi, i suoi sembrano voler dire tanto. "Jordan, io stasera vado via da qui, ma ti giuro...", poggio una mano sulla sua guancia, "che molto presto porterò via anche te da qui".
Attraverso i suoi occhi vedo una luce diversa, uno strano luccichio che mi fa sperare in qualcosa.
Rilascia un lungo respiro, poi chiude gli occhi.
"Sei stata un incosciente", va a sedersi sul letto. Non mi aspettavo che rimanesse, o che permettesse di farlo a me. "Se ti avesse trovato un altro al posto mio...cazzo Lily", si passa le mani fra i capelli.
"Lo so", mi avvicino abbassandomi in modo da essere alla sua altezza. "Ma per te vale la pena".
"No Lily", afferro le sue mani, tremano e sono fredde. "Tu non devi rischiare nulla per me, sono stato fin troppo chiaro".
"Tu non l'avresti fatto per me?" Cerco i suoi occhi, sono stanchi e contornati da occhiaia. Mi chiedo se anche lui la notte ha problemi ad addormentarsi come me.
"Tu sei un'altra cosa".
"Tu sei la stessa cosa per me".
"Lily", stringe le mie dita. "Rendi tutto...rendi tutto così complicato", si morde le labbra, io perdo la ragione. Afferro il suo viso e lo bacio, rischiando un rifiuto che però non arriva.
Si arrende subito, forse siamo entrambi troppi deboli.
Mi ritrovo con la schiena premuta contro il materasso, il suo corpo premuto contro il mio, e i nostri cuori che battono all'unisono.
Afferra la mia gamba e se la porta attorno al suo corpo.
"Mi sei mancato", sussurro sulle sue labbra.
"Anche tu, anche tu piccolina..."
"Cos'è stato?" Sussulto.
"Cazzo, sono tornati i miei", in un attimo mi ritrovo in piedi, afferra la mia mano avvicinandoci alla porta. "Cazzo, cazzo, cazzo".
"Jordan, ti prego calmati", ho paura.
"Calmarmi?" Sbotta, poi mi guarda e i suoi lineamenti si addolciscono. "Non devono vederti qui per nessun motivo al mondo", sfiora la mia guancia e le mie labbra con le dita.
"D-devo scappare dalla finestra?" Un piccolo sorriso spunta sulle sue labbra.
"Abbiamo quattro secondi per raggiungere la mia stanza".
"Cosa?" Succede tutto troppo in fretta, apre la porta e mi trascina letteralmente via da lì. "Oddio".
Siamo salvi, nella sua stanza appena chiusa a chiave e solo ora mi rendo conto dei passi in corridoio dei suoi.
"Giusto in tempo", ha l'affanno mentre si allontana dalla porta sulla quale io, invece, sono ancora poggiata.
Ho il cuore che batte a mille, lui si toglie le scarpe e le getta in un angolo della stanza. Non c'è più alcuna traccia del ragazzo che mi ha appena baciata.
"Jordan".
"No, non dire nulla", ha la mascella serrata, apre l'armadio e prende qualcosa che poi getta sul letto.
"Invece devi ascoltarmi", mi avvicino.
"No Lily", mi punta un dito contro. "Tu dovevi ascoltarmi".
"Pensi sia facile?" Sbotto. "Pensi sia facile rinunciare alla persona che ami?"
"Non urlare", distoglie lo sguardo.
"Rispondi", afferro il suo mento. "Devi rispondermi".
"No", riduce gli occhi a due fessure. "Ma devi renderlo possibile se la ami davvero", allontana la mia mano. "Mettiti la mia maglia, io dormo a terra".
Apro la bocca per dire qualcosa, ma non ne esce nulla.
"E comunque non hai ancora risposto alla mia domanda", arrossisco quando si toglie i pantaloni e il resto dei vestiti rimanendo in boxer.
"Quale domanda?" Prende un cuscino e lo posiziona sul pavimento. Forse ha ragione, dormire insieme farebbe solo più male.
"Cosa hai scoperto?" Mi siedo sul letto, sfioro la sua maglia.
"La data del tuo matrimonio", alzo lo sguardo trovando il suo già puntato su di me. "Avete fretta".
"Dici?" Lo guardo così male da provare dolore agli occhi.
È uno stronzo.
Allora io non posso fare altro che seguire il suo esempio. Sarò strano, e nel peggior modo possibile.
"Grazie per la maglia", gli sorrido, poi inizio a spogliarmi togliendo tutto.
E con tutto, intendo proprio tutto. Scosto le coperte e mi ci infilo sotto.
"Ma se io fossi la tua futura moglie, non vorrei che un'altra indossasse i tuoi vestiti", poggio la testa sul cuscino. "Sogni d'oro, Jo".

Angolo autrice
Ebbene sì, la piccola Lily sta cacciando gli artigli e sta mostrando un carattere molto più forte e determinato di quello che aveva poco prima di conoscere Jordan.
Vi piace questa sua nuova versione un po'....stronzetta?

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