Capitolo 1 - Apertura

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La prima ragazza fu trovata la sera del suo anniversario di matrimonio. Sembrava un caso semplice, all'inizio Julie si era illusa di cavarsela in poco tempo, avrebbe tardato un po' per cena, ma non ci sarebbero stati problemi al ristorante, avrebbe indossato il tubino nero elegante e le scarpe col tacco. Lei e Greg non uscivano quasi mai, tra il lavoro e i bambini piccoli. Si trattava solo di un contrattempo che non avrebbe rovinato la loro serata.

Sembrava un caso semplice, ma non lo era. Lo capì durante l'autopsia.

«Dai segni che la vittima ha sul collo, sembrerebbe che l'assassino abbia usato una cintura di cuoio.» spiegò il medico legale, «Ha provato a difendersi. Forse dai residui che abbiamo prelevato da sotto le unghie riusciremo a ricavare il DNA dell'assassino.»

La ragazza era stata trovata sotto la pioggia, distesa sull'asfalto, completamente nuda, priva di una qualsiasi collana o braccialetto che potesse aiutare la sua identificazione. Era afroamericana, dimostrava all'incirca venticinque anni, i segni che aveva sul collo indicavano che era stata strangolata. Nella mano destra stringeva un pedone di legno, nero.

Il ticchettio dell'orologio cominciava a farsi insopportabile. L'istinto di Julie diceva che non si trattava di niente di buono. Negli anni aveva imparato a fidarsi del suo sesto senso, di quella scossa che la colpiva all'altezza del ventre suggerendole di lasciar perdere. Ma come poteva tirarsi indietro ora che Malcolm aveva assegnato a lei e a Matt quel caso, il loro primo caso importante?

«Ve ne occuperete voi.» aveva detto, semplicemente.

Julie e Matt si erano scambiati un'occhiata quasi incredula.

«Davvero?» aveva domandato il suo partner, «Voglio dire. Sissignore.»

Rinunciare sarebbe stato come ammettere che non era tagliata per quel lavoro, che chi bisbigliava alle sue spalle aveva ragione, era diventata una donna fragile dominata dalla propria emotività. Eppure diventare detective era quello che aveva sempre voluto, anche se negli anni la sua determinazione aveva iniziato a vacillare. Cos'era stato ad ammorbidirla? Il matrimonio? I bambini?

«Guarda.» Matt le mostrò un ritratto, «È la vittima elaborata al computer, ne ho già spedita una copia ai principali network televisivi, in questo modo forse riusciremo a identificarla.»

Julie annuì, non troppo convinta. La verità era che non vedeva l'ora di tornare a casa, al caldo, da suo marito e dai loro figli invece che riempire di foto la bacheca della Sala Operativa.

All'improvviso si ricordò che nemmeno con il suo ex marito aveva festeggiato il primo anniversario e non ce n'era stato un secondo. Scacciò dalla mente quel pensiero più in fretta che poté.

Questo non è che il primo di una lunga serie di anniversari.

«Mi dispiace per la tua cena.» Matt la riportò alla realtà.

«Dalla tua faccia non sembri affatto dispiaciuto.»

«Non mi aspettavo che Malcolm ci affidasse questo caso. Voglio dire... Siamo i detective più giovani della Omicidi e nessuno ci prende sul serio.» appese alla bacheca una seconda foto, «Mi prendono ancora in giro perché ho vomitato durante un'autopsia. Ed è successo solo una volta. Un anno fa.»

Julie se lo ricordava bene, era il primo caso a cui avevano lavorato insieme, «Beh, mi dispiace dirtelo, ma hai lo stesso colorito di allora.»

«È che non amo le autopsie. Specie quando si tratta di donne strangolate.»

«Matt, mi dispiace. Io... non ci avevo pensato.»

«Non devi scusarti. Per ogni detective c'è una tipologia di casi più difficile da affrontare. Per te sono gli omicidi che coinvolgono dei bambini. Per me i casi come questo.»

Appese un'altra foto.

«Dobbiamo solo andare avanti e spalleggiarci a vicenda.»

Julie osservò la mano ingrandita della vittima.

«Al nostro uomo piacciono gli scacchi.»

«Già.» sospirò Matt, «E credo proprio che voglia giocare.»




«Papà?»

Era la voce di Phoebe.

«Papà?»

Greg alzò gli occhi dal computer, tornando nel mondo reale. Sua figlia era di fronte a lui, la guardò come se non la vedesse da tanto tempo, sembrava addirittura cresciuta dall'ultima volta che aveva posato lo sguardo su di lei.

«È per te.» Phoebe gli passò il telefono, «Un tuo amico del college.»

«Pronto?»

«Ciao, Greg.»

«Ciao.» lo psicologo non aveva riconosciuto la voce, «Chi parla?»

«Non te l'ha detto Phoebe? Sono un amico.» rispose la voce sconosciuta., «E chiamo per farti una cortesia, una gentilezza. Tua moglie tarderà per cena. Se fossi in te, chiamerei il ristorante per disdire la prenotazione.»

«Ma che diavolo...»

«Julie sarà esausta quando tornerà a casa.» lo interruppe la voce, «Però tu puoi aiutarla.»

«In che modo?»

«Se sei gentile con me, posso dirti dove trovare la seconda ragazza.»

Greg deglutì, «Di cosa stai parlando?»

«È ancora viva, ma chissà per quanto... Tic tac. Tic tac.»

Stava per riattaccare, ma decise di fare un'ultima domanda, «Chi sei?»

«Sono Morte, il distruttore dei vostri mondi.»

Lo scacchistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora