Capitolo 3 - Kennedy street

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Il colorito di Matt non le piaceva, era tutta la mattina che parlava a monosillabi. Sapeva che il caso a cui stavano lavorando gli ricordava il modo in cui sua madre era stata assassinata, ma non era solo quello, c'era qualcos'altro che il suo partner non le stava dicendo.

«Ti dispiacerebbe guidare?»

«No, affatto.» Julie alzò le spalle ed entrò in macchina mentre Matt si sedeva sul sedile del passeggero.

Lo guardò di sottecchi, «Okay. Si può sapere che diavolo hai?»

«Che diavolo ho?»

«Sei silenzioso e questo non è da te. Mi lasci guidare... e nemmeno questo è da te.» gli fece notare, «Che c'è? Hai conosciuto una ragazza?»

«Cosa? No!» sorrise, «E dove lo troverei il tempo per una ragazza? Abbiamo un caso di cui occuparci, il nostro primo caso importante, se te lo fossi dimenticata. I tempi del liceo sono finiti già da un po', per me, e da molto di più per te.»

«Smettila di fare l'antipatico e dimmi subito cos'hai. O vuoi che chiami tuo nonno?»

«Cosa?»

«Lo chiamo, sai?» prese il cellulare dalla borsa.

«Non farlo.»

«Allora sputa il rospo.»

In quel momento il cellulare di Julie iniziò a squillare, «Pronto? Ciao. D'accordo. Va bene. Okay, ti passiamo a prendere così andiamo insieme. A tra poco.»

«Chi era?»

«Greg.» Julie mise in moto la macchina, «Ha ricevuto una strana telefonata e vuole controllare un'informazione.»

«Che tipo di informazione?»

Julie lo fissò per qualche secondo per poi ritornare con lo sguardo alla strada, «Gran brutta cosa la curiosità.»

«E va bene.» sospirò Matt, «È mio nonno il problema. È peggiorato in quest'ultimo periodo: a volte cade dal letto e non riesce a rialzarsi, le gambe non rispondono. Mi sveglia nel cuore della notte. Sono due giorni che non dormo.»

«Non ne avevo idea. Mi dispiace, davvero.»

«Lui è l'unica famiglia che ho. So che è anziano e malato, se dovesse succedergli qualcosa...»

«Matt.» appoggiò la mano sopra quello di lui, «Forse non ti sarà di gran conforto in questo momento, ma tuo nonno non è la tua unica famiglia. Al Dipartimento... il legame che abbiamo va oltre la semplice amicizia. Noi ci saremo sempre per te. Io ci sarò sempre.»

«Grazie. Lo apprezzo molto.» il detective accennò a un sorriso, «Adesso me lo dici che tipo di informazione vuole verificare Greg?»




«Un indirizzo.» spiegò lo psicologo una volta a bordo.

«E come fai a sapere che non si rivelerà un buco nell'acqua?» domandò Matt, «Potrebbe averti telefonato chiunque.»

«Anch'io all'inizio avevo liquidato la cosa come un banale scherzo telefonico, ma la persona con cui ho parlato... sapeva delle cose, sul vostro caso.»

«E credi che sia coinvolto in qualche modo?» chiese Julie.

«Non lo so.» disse Greg, ma il suo istinto e la sua esperienza rispondevano positivamente, «Insomma, se si espone... sarebbe un vantaggio per noi. Ci permetterebbe di capire qualcosa di lui, del suo stato sociale, del suo livello d'istruzione.»

«E se ci sbagliamo?»

«Allora vi avrò fatto perdere tempo.»

«A ogni modo...» Julie accostò la macchina, «stiamo per scoprirlo. Tu aspettaci qui.» disse a suo marito.

Greg annuì poco convinto mentre sua moglie e Matt entravano nella villetta a schiera, dal cartello in giardino lo psicologo capì che era stata messa in vendita di recente.

Scese dall'auto e si accese una sigaretta. Tutte le tapparelle erano abbassate, tranne una, al primo piano. Gli sembrò di intravedere qualcuno al di là della tenda di lino bianca.

Fece un passo avanti, stringendo la pistola che il Dipartimento gli aveva dato in dotazione.

E se fosse una trappola?

Stava facendo correre a sua moglie un bel rischio. Non aveva idea di cosa lei e Matt avrebbero trovato lì dentro, forse un cadavere, forse un'altra ragazza strangolata.

Carlos Martinez è un assassino.

Lo sono anch'io.

Ma tu non ti fidi.

Invece si era fidato, aveva fatto come gli aveva detto la voce al telefono.

Quando ti ho chiamato la prima volta non eri pronto. Adesso lo sei?

Julie lo era?

Il rumore di uno sparò gli fece cadere la sigaretta a terra, corse verso la porta.

Julie.

Udì un secondo sparo. E poi un terzo.

Fece per aprire la porta, ma qualcuno lo anticipò. Fu spinto a terra, non appena si voltò, intravide una ragazza che correva verso la strada, aveva una pistola in mano e non indossava le scarpe.

«Ehi, tu!» si rimise in piedi a fatica, «Ferma!»

Al suono della sua voce, la ragazza si fermò, si girò verso di lui e lo fissò senza dire niente.

«Aspetta.» Greg si avvicinò, ignorando il dolore alla gamba.

Non sapeva cos'era successo all'interno della casa, né chi avesse sparato a chi, né se Julie stesse bene o se fosse rimasta ferita, sapeva solo che doveva raggiungere la ragazza. Un altro paio di passi e avrebbe potuto allungare un braccio e afferrarla, lei si sarebbe ribellata all'inizio, avrebbe gridato e scalciato, ma poi si sarebbe fidata di lui, si sarebbe abbandonata in quell'abbraccio.

Solo un paio di passi, ma l'auto fu più veloce. Greg cadde di nuovo a terra, quasi nello stesso istante in cui il corpo della ragazza, ormai senza vita, si adagiava al suolo.

Lo scacchistaWhere stories live. Discover now