Capitolo 8 - Castelli di carte e altre illusioni

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«Detective Anderson, crede che sua figlia sia ancora viva?»

Julie fissò il giornalista senza rispondere.

«No comment.» rispose Matt al suo posto spingendola all'interno del Dipartimento di Polizia.

«Vuoi che ti vada a prendere qualcosa?» si offrì, «Un tè? Una tisana?»

Julie scosse la testa, assente.

«Vieni, prendiamoci una boccata d'aria fresca.» la portò sul terrazzo, «È positivo... che se ne parli. Anzi, più se ne parla meglio è. Qualcuno potrebbe riconoscere Kylie... e aiutarci a trovarla.»

Crede che sua figlia sia ancora viva?

Il detective la prese per le spalle, «Julie, non devi starli a sentire. Kylie è viva. Sta bene.»

«Come può stare bene?» domandò lei con la voce strozzata, «Le stanno già facendo del male. Forse la tengono in un luogo buio e lei... sarà così spaventata. È solo una bambina. Kylie è la mia bambina e non dovrebbe sapere cosa sono il male, la paura e la cattiveria. Mi sembra di vivere in un incubo.»

Lui l'abbracciò, «Lo so. Ma la troveremo, lo giuro. La troveremo.»»

«Qualche settimana fa, io non me ne rendevo conto, ma avevo una vita perfetta. Avevo tutto ciò che desideravo, l'uomo che amavo al mio fianco, dei bambini meravigliosi, degli amici fantastici, un lavoro che, nonostante tutto, mi piaceva. Avevo tutto. Poi succede una cosa come questa e mi rendo conto che senza Kylie niente avrebbe più senso. È come se la mia vita fosse un castello di carte e mia figlia una delle carte alla base, non puoi togliere quella carta, se lo fai... tutto crolla. Tutto.» Julie si passò le mani tra i capelli, si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro, poi si fermò di colpo, «Ho paura, Matt».

«Non devi...» il detective si avvicinò, «Non devi aver paura.» le accarezzò una guancia, «Ethan e Malcolm non fanno che prendermi in giro... sul fatto che io mi sia preso una cotta per te.» continuò senza distogliere lo sguardo mentre le prendeva una ciocca di capelli tra le dita, «Ma è molto più di questo, Julie. È molto di più.»

«Matt...» voleva allontanarsi da lui, togliere quella mano calda dalla sua guancia, ma non riusciva a muovere un muscolo.

Matt si avvicinò ancora, con gli occhi fissi su quelli di Julie, «Andrà tutto bene, te lo prometto. Troveremo Kylie e ogni cosa si sistemerà.»

Per un attimo le sembrò che fosse davvero possibile. Matt, il suo Matt, la faceva sentire al sicuro, poteva proteggerla dal resto del mondo. Sentiva che finché fosse rimasta lì con lui niente di brutto sarebbe potuto accadere.

Matt deglutì, senza dire nulla, poi appoggiò la fronte su quella di lei. Allora non era solo un'illusione, non era tutto solo nella sua testa.

Julie lo guardò, quello non era il suo Matt e non sarebbe stato giusto, per nessuno. Abbassò lo sguardo e fece un passo indietro, «Io... Scusa, devo tornare dentro.»




Era arrivata, alla fine, quella telefonata che aspettava, anche se in un momento del tutto imprevisto.

«Allora, ti è piaciuta la mia sorpresa?» domandò la voce che Greg aveva imparato a conoscere, «Ti fidi di me adesso?»

«No, non mi fido.» ripose lo psicologo cercando di mantenere la calma, «ma ti credo.» si guardò intorno, nel bar, oltre al cameriere che gli aveva passato il telefono, c'era solo una manciata di clienti, per lo più anziani, «Perché chiami qui?»

«Come facevo a sapere dov'eri? Io so tutto di voi, ormai dovresti averlo capito.» lo sbeffeggiò lo Scacchista, «So che i vostri cellulari sono controllati, cosa credi? Che sia stupido?»

«Hai rapito la mia figliastra, qui sì... direi che sei piuttosto stupido.» ribatté Greg, «Phoebe e Iris sono mie, quindi smettila di darti delle arie, perché non sai niente della mia famiglia. Hai preso la figlia sbagliata.»

Aveva tirato troppo la corda? Doveva solo aspettare la risposta dello Scacchista per scoprirlo, una risposta che lo spiazzò di nuovo, «La rivuoi?»

«Tu dimmi solo il prezzo e io pagherò.»

L'altro esitò per un paio di secondi, «Ne sei sicuro?»




«Allora, sei riuscita a dormire un po'?» Matt le massaggiò le spalle, ma Julie si irrigidì, «Ehi... Mi hai spaventato.»

Il detective mollò la presa, «Come stai?»

Julie si strinse nelle spalle.

«Hai mangiato qualcosa?»

«Non ho molto appetito.»

«Vuoi che vada a prenderti un sandwich al bar?»

«No, grazie, se penso al cibo mi viene solo un senso di nausea.», si alzò in piedi, «Vado da Malcolm a sentire se c'è qualche novità. Allora... ci vediamo dopo.»

«Julie, aspetta...» la prese per un bracciò, «Mi dispiace per ieri sera. Non avrei dovuto...»

«Lascia stare.» lo interruppe lei liberandosi dalla presa, «Non è successo niente.»

«Quindi è tutto a posto... tra noi due?» le chiese guardandola negli occhi.

«Tutto a posto.» confermò lei, poi si voltò e fece per uscire dalla stanza, andando quasi a sbattere contro Greg, «Eccoti finalmente.» lo abbracciò, «Dove sei stato tutta la notte?»

«Con Ethan e Malcolm per cercare di capire qualcosa in più di tutta questa storia.» risposte lo psicologo.

«E avete scoperto qualcosa?» domandò Julie piena di speranza.

Greg scosse la testa, «Nessuna novità, purtroppo.» rispose suo marito abbassando lo sguardo,  «Siamo a un punto morto.»

Lo scacchistaWhere stories live. Discover now