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-Come? - Seriamente ti sei preso un gelato con Finn Wolfhard? - Escalmò Asher incredulo, non appena finii di raccontargli quello che mi era successo il giorno prima.

Eravamo seduti sugli spalti del campo di football per pranzare, il nostro posto prediletto, vista la quasi totale assenza di persone.

-E' stato strano quando me l'ha chiesto. - Ammisi, dando un morso al panino che mi ero comprato durante il tragitto da casa a scuola. -Però poi mia madre mi ha chiamato perchè ero in ritardo. E non abbiamo preso niente. - Conclusi con una punta di tristezza.

-Adoro tua madre. - Sentenziò Asher, finendo, con un enorme sorriso, la Coca Cola che si era portato da casa.

-Perchè? Finn non mi stava mica picchiando. - Osservai innocentemente.

-Non ti sembra strano il fatto che prima quello ti picchia e che poi ti offre il gelato? - Rispose Asher gesticolando ampiamente. - E poi, perchè ti ha portato a casa di sua madre che sta in culo al mondo? -

-Per curarmi. - Risposi d'istinto. In verità non mi ero mai posto questi interrogativi, ero troppo impegnato a pensare ad altre domande che, di fronte a queste, perdevano completamente valore, e ad autoconvincermi del fatto che in realtà Finn mi voleva aiutare davvero. Asher mi aveva sbattuto in faccia una nuova verità, difficile da accettare. 

-Esiste l'infermieria della scuola. - Ribattè il moro, incociando le braccia al petto.

-Spiegami perchè, allora. - Mi arresi.

-E' ovvio. Vuole accaparrarsi la tua fiducia, per poi scoprire i tuoi punti deboli e colpirti dove fà più male. - Asher sbattè il pungo sul palmo dell'altra mano producendo un flebile "ciac" per dare un'idea. - Ti ha sempre perso in giro, per quali altri motivi dovrebbe "aiutarti". - Mi ricordò il ragazzo seduto davanti a me, con fare ovvio.

-Beh... - L'immagine di Finn, del suo sorriso tra le nuvole di fumo, dei suoi occhi che sembravano brillare, del dispiacere nel suo sguardo , che aveva cercato a tutti i costi di mascherare, quando me ne dovevo andare, del suo saluto, in tono menefreghista, eppure leggermente triste. Tutte ueste immagini mi si palesarono nella mente. Il suo sorriso. Non avevo visto sorrido più sincero. No, la versione di Asher era sbagliata. Lui non c'era durante quel momento. Non aveva visto quel sorriso. E gli occhi. Finn era diverso dal solito. Più... gentile? Sicuramente non fingeva, le emozioni dipinte sl suo volto erano troppo reali per essere imitate. - La gente potrebbe cambiare, provare nuove emozioni. - 

-Non essere così sdolcinato Jack. - Rispose Asher, alzando gli occhi al cielo. - La gente non cambia, diventa solo più brava a mentire. - Mormorò il moro con disprezzo.

Io fui sul punto di ribattere, di spiegargli il sorriso di Finn, lo sguardo, il saluto, ma mi accorsi del fatto che Asher stava guardando davanti a sè un punto indefinito dello stadio davanti a noi, o almeno in apparenza, guardando. In pratica aveva gli occhi assenti, velati.

Predator || FackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora