104. Arresto

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Simone aveva la spalla ammaccata da tutti gli impatti dati alla porta nel tentativo di sfondarla. Aveva i vestiti sporchi del suo stesso sangue, perso dall'unghia spezzata.

Leonardo, il famiglio della maga l'aveva lasciato solo. Era uscito circa dieci minuti prima, contravvenendo agli ordini della sua padrona, per controllare una situazione sospetta nei corridoi: a quanto Simone aveva capito, l'uomo era connesso tramite cellulare alle telecamere di sicurezza dello stadio. 

Finché non era rimasto solo, Simone era stato per tutto il tempo steso a terra, inizialmente in stato di incoscienza. L'incantesimo che la maga gli aveva lanciato, però, non aveva funzionato alla perfezione, perché a un certo punto si era svegliato, col dito sanguinante (o no? Non ricordava dolore al dito, quando si era svegliato). Aveva avuto la prontezza di restare immobile a terra, fingendo di essere ancora svenuto: in questo modo, era riuscito a origliare delle informazioni interessantissime che avrebbero potuto essere fondamentali per la cattura dei capi della setta. 

Un uomo che veniva chiamato dalla maga "il Venerabile" aveva detto di voler rapire Claudio alla fine del primo tempo. I due maghi avevano discusso ancora un po', e poi avevano lasciato Simone sotto sorveglianza del famiglio, che ora era uscito, lasciando Simone da solo.

Devo uscire di qui, cazzo!
Devo avvisare qualcuno!

Fuori dalla porta si sentiva risuonare l'inno della Lazio, ciò significava che le squadre erano sul punto di entrare in campo.

E poi, dopo quarantacinque minuti o poco più, sarebbe successo: avrebbero provato a rapire Claudio. Forse sarebbe stato anche il momento in cui avrebbero tentato la strage! Quarantacinque minuti erano pochissimi, Simone doveva uscire di lì a tutti i costi. 

Quella porta era evidentemente chiusa con un incantesimo, e le spallate non sarebbero servite a niente. Ma cos'altro avrebbe potuto fare per tentare di aprirla? Fare appello alla forza dell'amore? Doveva provarci in qualche modo!

E mentre si arrovellava su questo problema, la maniglia della porta si mosse.

È Leonardo! Sta tornando!

Simone si mise in posizione, pronto a scattare: avrebbe assalito il famiglio, era la sua unica occasione per uscire da quella prigione.

La porta si aprì e Simone si avventò sulla prima persona che si trovò davanti. La spinse con tale violenza da farla cadere a terra.

«Soccia se sei contento di vedermi...»

Il cuore di Simone fece una capriola di felicità. Il suo principe salvatore! Senza preoccuparsi di chi stesse guardando la scena, abbracciò con forza Marco, steso a terra, e gli stampò un bacio sulla bocca, prima di ricordarsi che era infortunato. «Cazzo, i punti!» Si alzò facendo attenzione alla pancia di Marco. «Ti ho fatto male?»

«Non ti preoccupare, vez...» L'espressione sognante di Marco si fece improvvisamente preoccupata. «Che cos'è tutto 'sto sangue?»

«Non è niente, un'unghia spezzata. Dobbiamo andare a cercare un gendarme! Come cazzo hai fatto a trovarmi?» Simone pronunciò quelle frasi rapidamente, una dietro l'altra. 

«La gendarmeria è già qui» disse una voce femminile alle spalle di Marco. «Non siete in posizione di discutere con noi, siete entrambi in arresto.»

Artemide Vinci.

Quindi era lei la gendarme che il famiglio diceva di aver visto dai video di sicurezza.

«Non mi importa se ci arrestate, ho origliato una conversazione tra due capi della setta» si affrettò a dire Simone.

Artemide strinse le labbra. «Seguitemi. Non vi costringerò con incantesimi, per ora. Ma se non obbedite non esiterò a usarli.»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz