119. E adesso non ci sei che tu

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Simone era senza parole. Si era trovato anche lui in quella condizione pietosa quando Ares gli aveva somministrato la pozione?

«Oh, baby, voglio fare un figlio con te e comprare insieme una casetta in periferia...» disse Claudio. «Mi vuoi sposare? E poi scopare? Va bene anche nell'ordine inverso...»

«Lo vedi? Chiama me baby, te tesoruccio... parla di matrimonio e casette in periferia... Il suo cervello sta navigando in un pantano di attrazione sessuale e stereotipi romantici» disse Margherita.

«Mi sembra una definizione perfetta dell'amore» ribatté Ares, aka Serafin Konjuh.

Era in piedi in centro alla stanza, trattenuto da Marco. Se stava cercando di lanciare qualche incantesimo, evidentemente non ci stava riuscendo: la lotta, in quel momento, era limitata al piano fisico. E Marco era fisicamente più forte di Ares, lo stava tenendo bloccato facilmente, con una mano incastrata dietro la schiena. Ironicamente, era la stessa posizione in cui, poco prima, Ares aveva tenuto fermo Marco, minacciandolo con la pistola che adesso giaceva in un angolo della stanza, lanciata via, lontano, dallo stesso Marco nel momento in cui era riuscito a sopraffare Ares.

Ares. Serafin Konjuh. Sempre nell'ombra. Claudio raramente gli aveva parlato di lui, e solo per dirgli che era un tipo un po' stronzo, viscido e approfittatore, che però si faceva per lo più gli affari suoi. Simone a malapena ricordava il suo nome. Ricordava, però, che era stato uno dei peggiori in campo, nella partita contro l'Udinese.

Perché non voleva che Claudio incontrasse Tiziano e capisse tutto.
Poi però ha cambiato idea...

Margherita, intanto, stava scuotendo la testa, inorridita. «Sei un sociopatico. Un sociopatico che non capisce l'amore. Questo non è amore! È solo un succedaneo!»

«Come sei bella, baby. Mi ispiri canzoni romantiche...» disse Claudio, che nel frattempo si stava arrampicando lungo la gamba di Margherita.

«Stai zitto!» gridò lei frustrata, scrollando la gamba.

«Accoccolati ad aaascoltare il mareeee...» cominciò a cantare Claudio con la sua voce stonatissima.

Baglioni? Sul serio?

Simone lanciò un'occhiata a Marco, ancora impegnato a trattenere Ares: sembrava quasi indeciso se mettersi a ridere. La situazione, oggettivamente, era a metà tra il tragico e il demenziale. 

Fu quella canzone, però, che fece capire a Simone che non doveva restare con le mani in mano. Gli accordi erano di chiamare i genitori: dovevano dire loro dove si trovava Claudio. Era Marco a essere stato incaricato del compito (Margherita aveva consegnato a lui il proprio cellulare, prevedendo che lei e Simone sarebbero stati impegnati con Ares), e probabilmente anche lui, per lo shock, non ci stava pensando. Simone, senza spiegare nulla, lo aggirò, gli infilò una mano in tasca e recuperò il cellulare. Marco non protestò.

La telefonata fu brevissima: rispose Laura, e Simone le spiegò rapidamente dove si trovavano (in una stanza non distante da quella in cui erano stati rinchiusi lui e Marco). Chiusero senza nemmeno salutarsi, mentre Margherita e Ares ancora stavano discutendo.

«Se il tuo scopo era usare la forza del suo amore...» stava dicendo Margherita.

«Sì. Il mio scopo era quello di farmi amare. Ma mi accontenterò del succedaneo. Funzionerà lo stesso.»

«E adesso nooon ci sei che tuuu...» cantava Claudio, biascicando un po' le parole. Sembrava stesse perdendo le forze.

«Sentilo, che usignolo!» lo prese in giro Ares.

«Dobbiamo cercare di risvegliare Claudio!» Simone si avvicinò a lui, che ancora abbracciava le caviglie di Margherita, cantando e biascicando la canzone di Baglioni. Gli si accucciò accanto e gli posò una mano sulla spalla.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Where stories live. Discover now