Capitolo tre

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*Ricordate che le parole in corsivo quando fanno discorsi è perché in quel momento stanno parlando italiano.









Venezia.


"Viaggia lontano, incontra te stesso." - David Mitchell





Seduto accanto al finestrino su un treno ad alta velocità per Venezia, Harry guardò la campagna italiana scorrere davanti ai suoi occhi quella mattina. Fedeli alla loro natura, gli altri membri del Sunset Tour erano molto mattinieri, e quindi tutti arrivarono ​​alla stazione Termini con largo anticipo.
La luce del sole filtrava attraverso il finestrino leggermente macchiato, riscaldando il lato sinistro del viso del riccio. Era arrivato ad ascoltare metà dell'album degli Avett Brothers 'I and Love and You', e sbatteva le palpebre assonnato al sole del mattino. Alla sua destra, Louis stava controllando le e-mail di lavoro sul telefono. Ogni tanto sospirava e scuoteva la testa, come se quel compito fosse particolarmente noioso. Harry conosceva quella sensazione, ovviamente; aveva deliberatamente evitato di controllare la sua e-mail da quando si erano imbarcati per Roma proprio per questo motivo.
Bob aveva informato il gruppo che sarebbero arrivati ​​a Venezia in tempo per il pranzo e avrebbero fatto il check-in in hotel prima di fare qualsiasi giro turistico. Harry si chiese segretamente se ciò includesse il tempo per un pisolino.
I postumi della sbornia non erano poi molto pesanti, per fortuna, e quando Harry ricevette un messaggio da Giulia di Roma, ricordava ancora chi fosse. Flashback di alcool, risate e karaoke inondarono la sua mente. Il messaggio di Giulia, sebbene fosse semplice, lo aveva fatto sorridere con affetto.

Venezia è un ottimo posto per far sbocciare l'amore.

Il riccio ridacchiò e, accanto a lui, Louis si rianimò. "Che cosa c'è?"
Harry scosse la testa e digitò un rapido Grazie xx a Giulia, poi rispose "Niente. Quella coppia del bar in cui siamo stati ieri sera ci augura un buon viaggio."
Louis annuì e poi tornò al suo telefono, ed ad Harry tornò in mente la promessa che aveva fatto ieri a Giulia da ubriaco, quella di provare a risolvere le cose con Louis. Il mantra che ripeteva sempre da inizio viaggio era ora in conflitto con ciò che il suo cuore voleva.
Louis non è l'amore della tua vita. Ma puoi ancora essere suo amico.
Era troppo presto per pensarci, decise Harry, e si voltò di nuovo verso il finestrino per guardare il meraviglioso paesaggio italiano.



*



La stazione di Santa Lucia a Venezia si trovava sulle rive del Canal Grande, e la vista dal finestrino del treno era assolutamente mozzafiato.
Avevano radunato tutto il gruppo ed i loro bagagli, e ora erano diretti all'Hotel Ai Cavalieri di Venezia, la loro prima tappa. Dopo la loro sistemazione a Roma, Harry e Louis non sarebbero dovuti rimanere sbalorditi dalla loro nuova casa per i prossimi due giorni. Inutile dire che, invece, lo erano.
Per prima cosa, come gli aveva fatto notare Louis quando erano scesi dal treno, l'acqua era ovunque. Letteralmente. Presero un vaporetto per arrivare fino al loro hotel nel centro della città. Harry ebbe l'impulso di fotografare praticamente tutto ciò che vedeva, ma resistette. Non voleva consumare praticamente tutta la memoria della sua fotocamera.
L'atrio dell'hotel sembrava un po' meno luminoso del Boscolo di Roma, ma era comunque incantevole. Lampadari di cristallo e oro adornavano il soffitto e le pareti, che sembravano avere un intonaco antico. Sebbene di dimensioni più ridotte, questo hotel ad Harry sembrò immediatamente più accogliente.
I loro passi riecheggiarono sull'elaborato pavimento in pietra e marmo chevron mentre il gruppo entrava nella hall e si dirigeva verso la reception. Harry e Louis attesero il loro turno e si scambiarono sguardi impressionati mentre si guardavano intorno.
Harry fece il check-in e gli furono consegnate le chiavi della loro stanza. Insieme, lui e Louis si diressero verso il loro piano. Appena entrarono nella stanza, la prima parola che gli venne in mente fu oro.
La carta da parati, che era d'oro, presentava un disegno elaborato che brillava alla luce, e c'erano dei grandi candelieri alle pareti. Davanti a lui c'era un morbido divano dorato, e oltre quello, su tre gradini che portavano ad una piattaforma rialzata, c'era un letto king-size con lenzuola bianche e dorate. A fianco di entrambi i lati della testiera c'erano due grandi finestre, attualmente coperte da tende bianche.
Harry lasciò cadere le valigie sul divano vellutato d'oro e si girò lentamente per osservare l'ambiente circostante. Louis, che non aveva detto una parola, salì le scale fino al letto con un'espressione curiosa e aprì la tenda di una delle finestre.
"Uhm, Harry," disse il maggiore mentre fissava fuori dalla finestra.
Il riccio si girò verso di lui, la cui sagoma era incorniciata dalla luce che filtrava attraverso la finestra esposta. Harry allora si accorse che la finestra era in realtà una porta. Guardò affascinato mentre Louis l'apriva lentamente e faceva un passo fuori.
Era un balcone.
Senza parole, Louis si voltò di nuovo verso Harry con la bocca praticamente spalancata. Harry salì le scale e poi aprì l'altra porta. Portava ad un piccolo balcone che affacciava sul canale. Era come una cartolina, rifletté il giovane. Si sporse oltre il bordo, appoggiandosi alla ringhiera, poi allungò il collo verso destra per vedere Louis che lo fissava dall'altro balcone. Il maggiore scosse lentamente la testa, incredulo.
Era una giornata calda, quindi si accordarono per lasciare le porte del balcone aperte per un po'. Louis fu il primo a parlare.
"H, siamo a Venezia."
Harry alzò lo sguardo dal suo telefono, dove stava scattando foto dopo foto della vista dalla loro stanza. "Hmm? Sì, siamo qui."
"Sì, ma insomma. Venezia. Siamo davvero qui," continuò Louis, chiaramente meravigliato.
Harry ridacchiò e annuì. "Sì," confermò. "Stai bene?"
Louis si sedette sul bordo dell'enorme letto. "Penso di aver bisogno di una sigaretta. Tutto questo è molto da digerire, lo sai?"
"Beh," rispose Harry con un sorriso ironico. "Puoi fumare sul tuo balcone, lì, e io farò delle foto dal mio invece. Vinciamo entrambi."
Louis tirò fuori una sigaretta e un accendino e iniziò a fumare, mentre Harry tornò alla vista incredibile dal suo balcone. La calda brezza mattutina gli sfiorò il viso e sorrise. Amava già l'atmosfera veneziana. Roma era stata incredibile, senza alcun dubbio, ma Venezia sembrava solo più... calma. In senso buono.
Poiché non c'era alcun posacenere sul balcone di Louis, prese un'ultima e leggera boccata di sigaretta e poi la gettò oltre la ringhiera.
"Scostumato," lo rimproverò Harry, ma non c'era cattiveria nelle sue parole, ma solo un gran senso di affetto.
Louis non rispose, ma rientrò nella stanza, fece il giro del letto e senza dire una parola andò verso di lui e lo abbracciò.
Harry sorrise per la sorpresa. "A cosa devo questo abbraccio?"
"Hai fatto tutto questo, H. Siamo qui in Italia, andremo in altri posti, e io solo... grazie," mormorò Louis contro la spalla di Harry.
Il riccio si strinse ancora di più a Louis ed ispirò il suo odore. C'era ancora un alone di fumo persistente sulla sua pelle, ovviamente, ma sotto di esso, Harry riuscì a percepire l'odore del costoso bagnoschiuma dell'hotel a Roma, del detersivo pulito del suo maglione bordeaux, e quel profumo che faceva semplicemente parte di Louis che aveva provato a dimenticare disperatamente negli ultimi sei mesi.
"Prego," mormorò Harry. "Grazie per essere venuto con me."
Louis lo strinse un'ultima volta, poi fece un passo indietro con un lieve sorriso. "Non vorrei essere in nessun altro posto. Ora... pranziamo? Facciamo merenda? Qualunque cosa Bob abbia detto sul cibo?"
Il sorriso di Harry si allargò. "Pensavo non l'avresti mai chiesto."





The Lonely Planet Guide to Second Chances (Italian Translation)Where stories live. Discover now