Capitolo quattro

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Colonia.


"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi." - Marcel Proust









Quando Harry era giovane, durante un lungo viaggio, era solito sedersi nel sedile posteriore della vecchia auto di sua madre, accanto a Gemma. Anne li chiamava sempre avventure piuttosto che viaggi, e questo rendeva il tutto più eccitante. Trascorrevano il tempo giocando al gioco dell'alfabeto, cantando le loro canzoni Disney preferite e immaginando cosa avrebbero potuto fare una volta giunti a destinazione. Forse era per questo che Harry provava un barlume di eccitazione alla prospettiva di un lungo viaggio.
Ed è proprio quello che stava accadendo quella mattina, su un treno diretto da Venezia a Colonia.
"Scusa, quante ore hai detto?" Chiese Louis incredulo, in piedi in mezzo alla stazione.
"Intorno alle quindici ore." Disse Harry con un sorriso luminoso.
"E tu sorridi per questo?!"
"Beh, sì," rispose Harry. "Adoro i lunghi viaggi."
"H, cosa faremo su un treno per quindici ore?" Domandò il maggiore con un'espressione cupa sul volto. "Non posso restare per così tanto tempo rinchiuso in un posto."
"Aww Lou," disse Harry con tono rassicurante. "Sarà divertente, vedrai. Possiamo giocare oppure chiacchierare con le altre persone, o fare un sonnellino."
"Okay, ma perché non possiamo prendere un aereo?" Chiese indignato il maggiore.
"Io... non lo so," confessò Harry. "Forse Bob ce lo spiegherà strada facendo."
E in effetti, Bob glielo spiegò qualche minuto dopo.
"Non c'è niente di più bello che vedere la campagna dai finestrini di un treno, vedrete," assicurò al gruppo. Non era soltanto Louis a brontolare, anche gli anziani del Sunset Tour non sembravano contenti di stare seduti in treno per quindici ore.
"Pensaci Harry," gli sussurrò il maggiore all'orecchio mentre Bob continuava a saltellare sul posto, eccitato per il lungo viaggio in treno. "Sono nel 'tramonto' delle loro vite, perché dovrebbero passare il tempo che gli è rimasto su un treno?"
"In un certo senso, capisco il tuo punto di vista... mi sento male per loro, adesso," mormorò Harry in risposta.
"Sentiti male per noi, piuttosto. Dovremmo sopportare un viaggio in treno pieno di anziani scontrosi e infelici."
"Nah," disse Harry con un cenno della mano. "Si addormenteranno dopo un paio d'ore, ne sono sicuro."
"Quindi, cosa facciamo per passare il tempo?"
"Giochiamo a carte? Dormiamo? Guardiamo le altre persone?" Suggerì Harry.
Louis si strinse nelle spalle, ma alla fine annuì, esasperato. "Sì, okay, devo comunque controllare le mail di lavoro."
"Questo è lo spirito giusto," rispose Harry, dandogli una pacca sulla spalla. "Sarà divertente, vedrai."


*

Alla seconda ora di viaggio, Harry cominciò a riconsiderare quello che aveva detto a Louis prima di partire. Lui e il maggiore avevano trascorso la maggior parte del tempo a leggere le mail di lavoro e a guardare i social media, oltre a pubblicare alcune foto scattate nei giorni precedenti. Alla quarta ora di viaggio, Louis aveva cominciato ad agitarsi sul sedile, irrequieto, e stava iniziando ad irritare anche Harry. Alla quinta ora, suggerì al maggiore di fare una passeggiata. Louis fu sollevato di alzarsi dal suo posto e andare ad esplorare il treno. Tuttavia, non durò a lungo, perché ben presto si annoiarono di girovagare. Quando arrivarono alla sesta ora di viaggio, Harry e Louis, frustrati, tornarono ai loro posti. Decisero di ascoltare un po' di musica, con l'intenzione successivamente di fare un pisolino. Ma Harry era sicuro che non sarebbe riuscito a dormire. Realizzò una playlist chiamata 'Primavera in Europa' e aggiunse alcune delle sue canzoni preferite. Quando iniziò a fare buio, Louis borbottò qualcosa mentre si metteva comodo sul sedile.
"Hmm?" Chiese Harry, sollevato di avere qualcuno con cui parlare.
"Ho detto, dove siamo? Quanto manca ancora?" Chiese il maggiore sfregandosi gli occhi assonnati.
"Direi altre sei ore. Cosa vuoi fare?"
Louis sospirò e appoggiò la testa all'indietro contro il sedile. "Carte?"
"Affare fatto."
Quando arrivarono al Koln Hauptbanhnhof, Harry e Louis avevano già provato tutti i giochi di carte che conoscevano. Erano contenti di poter scendere da quel treno infernale, Harry non sarebbe riuscito a resistere un'altra ora all'interno di quella cabina accanto a un Louis frustrato e sofferente.
Era notte fonda quando arrivarono a Colonia, eppure la stazione era piena di gente. Quando il gruppo riuscì a radunare tutte le valigie e a trovare un posto appartato dove decidere il da farsi, Harry sentì la stanchezza invadere completamente il suo corpo. Si sentiva stanco per il lungo viaggio quasi più degli anziani che facevano parte del suo gruppo. Voleva solo un letto e un po' di pace e tranquillità.
Bob gli diede la notizia più bella della giornata proprio in quel momento; aveva organizzato un pullman che li avrebbe portati al loro hotel, quindi non avrebbero dovuto camminare per le vie della città nel cuore della notte, oppure cercare un taxi. Quando arrivarono all'hotel Santo, Harry avrebbe voluto mettersi a piangere per la gioia - ma era troppo stanco anche per quello.
L'hotel era pulito e moderno, molto diverso dagli alberghi in cui avevano alloggiato in Italia. Mentre gli hotel a Venezia e a Roma erano antichi e pieni di fascino, l'hotel Santo era semplice, caratterizzato da colori vivaci e splendide fotografie e opere d'arte appese alle pareti. Harry entrò nella camera d'albergo trascinandosi dietro il maggiore, e la prima cosa che vide fu un soffice piumone bianco dall'aspetto accogliente, una scrivania con due sedie e lo schermo di una tv sulla parete opposta.
"Wow." Disse Louis, posando la valigia e osservando la stanza.
"Lo so," sbadigliò Harry. "Non mi ero reso conto di quanto fossi stanco di camere antiche e lampadari, qua mi sento decisamente più a mio agio."
Louis ridacchiò e si tolse le scarpe prima di sprofondare nel letto. "Dormirò per le prossime ventiquattro ore," disse allegramente.
"Non è male come idea, ma pensa a cosa ti perderesti," rispose Harry, frugando nella borsa per cercare l'itinerario del viaggio.
"Lo giuro su Dio, se Bob ci fa visitare un'altra cattedrale prima delle otto del mattino, farò una rivolta."
"Che ne dici delle dieci?" Domandò Harry, leggendo il programma del giorno dopo.
"Hmm, può andare."
Harry si sfilò gli stivali e si stiracchiò per sgranchirsi la schiena e il collo doloranti, infine si lasciò cadere a faccia in giù sul letto accanto a Louis. "Forse dovremmo cambiarci?"
"Forse," replicò Louis assonnato, senza alcuna intenzione di spostarsi dal letto.
Harry usò tutta l'energia che gli era rimasta per provare a spogliarsi e mettersi comodo sull'enorme materasso. Emise un sospiro frustrato mentre si toglieva i jeans e il maglione, gettandoli su una sedia all'angolo della stanza, se ne sarebbe occupato domani mattina. Si infilò sotto le coperte e si addormentò ancora prima di riuscire a dire buonanotte al suo compagno di viaggio.


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