Capitolo sei

17.7K 549 676
                                    

Bruxelles.


"Ovunque vai, vai con tutto il tuo cuore." - Confucio




Il viaggio in treno di tre ore da Amsterdam a Bruxelles passò abbastanza velocemente per Harry, che stava leggendo tutte le informazioni possibili riguardo la loro meta successiva. Non sapendo praticamente nulla di Bruxelles, aveva deciso di leggere tutto quello riportato sulla sua guida personale. Accanto a lui, Louis stava controllando le e-mail di lavoro e occasionalmente mormorava delle imprecazioni a nessuno in particolare. Harry decise di lasciarlo stare.
Dopo aver letto la guida, Harry si mise comodo sul sedile, osservando la luce del sole filtrare attraverso la finestra del treno, tenendo la fotocamera tra le mani e ascoltando musica dal cellulare. Stava pensando ai fatti suoi, quando Louis prese tra le mani una delle cuffiette per attirare la sua attenzione.
"Ehi," sussurrò il maggiore, mettendosi l'auricolare nell'orecchio. "Cosa stai ascoltando?"
"Si chiama 'No Roots', di Alice Merton," rispose Harry. "Penso sia una canzone appropriata per il nostro viaggio. Che succede?"
Louis sospirò e scosse la testa. "Il lavoro mi sta facendo impazzire, le mie e-mail stanno per esplodere e non sono pronto per tornare a casa."
Harry fece un sorriso. "Meno male che abbiamo ancora alcuni giorni di vacanza. Procrastinare un po' non ci farà male."
"Vedremo," mormorò il maggiore con un piccolo sorriso. "Cosa stavi leggendo?"
"Tutto quello che c'è da sapere su Bruxelles," rispose Harry. "Dal momento che non so nulla sulla città."
"Hai imparato qualcosa di interessante?"
"Beh," disse il riccio, sfogliando le pagine. "Per prima cosa, è una città bilingue, olandese e francese."
"Fantastico," replicò Louis. "Due lingue che non parlo, partiamo bene."
Harry ridacchiò. "Immagino che imparare un po' francese ci servirà, per la nostra ultima tappa."
"Parigi?"
"Si," rispose Harry con un sorriso luminoso. "Sono così emozionato."
"Potresti avermelo detto una o due volte," scherzò Louis, dandogli una pacca sulla gamba. "Allora, qual è il verdetto? Riusciremo a vedere tutto quello che c'è di importante a Bruxelles in due giorni?"
"Conoscendo il nostro gruppo, sono sicuro che ce la faremo."
"Beh, non dimenticare il nostro secondo appuntamento," gli ricordò Louis con un sorrisetto sarcastico. "Non mi aspetto altro che il meglio."
"Davvero?" Replicò Harry. "E cosa è successo alla regola dei tre giorni?"
Louis sbuffò, trattenendo una risata. "Come se l'avessimo seguita l'ultima volta. Te lo ricordi?"
Harry ricordava perfettamente.

Era la mattina dopo il loro primo appuntamento e Harry stava camminando per l'appartamento che condivideva con Niall. Aveva perso il conto di quanti passi aveva fatto, Niall invece sembrava divertito dall'intera situazione.
"Harry, amico, mandagli un sms," disse Niall dal divano, mentre sgranocchiava delle patatine
"E dirgli cosa?" Domandò Harry, agitato. "Non bisognerebbe aspettare almeno tre giorni o qualcosa del genere?"
"Amico, siamo nel ventunesimo secolo. Puoi chiamarlo e inviargli messaggi quando ti pare."
"Non so cosa dirgli," ammise Harry, toccandosi il labbro inferiore mentre fissava il telefono. Non aveva ancora ricevuto nessun messaggio da parte di Louis. Forse era un brutto segno.
"Digli 'Ehi, mi sono divertito molto ieri sera. Ti va se ci vediamo questa settimana?'"
"E se lui non si fosse divertito?" Domandò Harry. "E se mi stessi illudendo?"
"Hai detto che ha riso ad ogni tua battuta, e che è quasi caduto dalla sedia," gli ricordò il biondo.
"Beh, sì," ammise Harry, sorridendo. "Ma stava ridendo perché ho fatto delle cose imbarazzanti. Quindi non conta."
"Okay, bene, devi fare qualcosa in fretta, perché stai rendendo nervoso anche me. Carpe Diem e tutta quella merda."
"Okay. Gli manderò un messaggio."
"Bene." replicò Niall, mangiando un'altra patatina.
"Gli scriverò solo... oh merda!"
Proprio mentre Harry si stava preparando per scrivere un messaggio di buongiorno a Louis, il suo telefono si accese, segnalando l'arrivo di un sms.
"È di Louis," sussurrò Harry spalancando gli occhi. "Oh mio Dio."
"Che cosa dice?" Chiese Niall, alzandosi in piedi per guardare il cellulare da sopra la spalla del riccio.
"Ha scritto 'Buongiorno! Sono stato molto bene ieri sera. Come stai?'"
"Visto? Rispondigli subito, digli come ti senti," esclamò Niall.
"Niall, non posso di certo dirgli che sono un fascio di nervi dopo ieri sera e che voglio affogarmi nel tuo sacchetto di patatine."
Niall si mise a ridere. "Quindi gli risponderai soltanto con un 'buongiorno, io sto bene.'"
Harry sospirò e scosse la testa, iniziando a scrivere una risposta. Niall osservò incuriosito mentre componeva il messaggio.
"Buongiorno... io mi sento... benissimo, grazie. Tu come stai... Anche io ieri... sono stato bene."
"Okay," disse Niall, dandogli una pacca sulla spalla con la mano unta. "Non male."
"Vediamo se risponde," mormorò Harry, fissando intensamente il cellulare. Pochi istanti dopo, piccoli puntini grigi indicarono che Louis stava scrivendo una risposta.
"Non riesco a leggerlo, Niall," confessò Harry, girando la testa. "Non posso farlo. Cosa ha detto?"
"Ha detto," iniziò l'amico, fingendo di leggere dallo schermo. "Che sei un enorme testa di cazzo e che dovresti chiedergli di uscire di nuovo."
"Non l'ha detto!" Esclamò Harry indignato, guardando rapidamente lo schermo. Lesse il vero messaggio inviato da Louis e sorrise.

The Lonely Planet Guide to Second Chances (Italian Translation)Where stories live. Discover now