Capitolo 8: Abbandono (parte 4 di 4)

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(Musica d'atmosfera: like I'm going to lose you - Meghan Trainor, Eric Chou cover)

Marinette uscì tranquillamente fuori dalla porta di servizio della panetteria canticchiando una dolce melodia, portando un grosso sacco della spazzatura. Con un grugnito, lanciò il sacco nel cassonetto dell'immondizia su ciglio della strada per la raccolta mattutina. Si stiracchiò le membra, allungando le mani sopra la testa e ammirando le morbide tonalità del cielo che andava scurendosi.

Sbadigliò mentre apriva la porta per tornare dentro, ma si fermò sui suoi passi. Un' improvvisa e persistente sensazione l'aveva punta e le stuzzicava le interiora, sollecitandola a voltarsi. Qualcosa non andava. I secondi passarono; quindi un intero minuto. Non aveva senso sentirsi così a disagio.

Sospirando rassegnata, decise di seguire il suo istinto anche se nulla nei dintorni sembrava fuori dall'ordinario.

E quindi Marinette si sedette sui gradini, tenendo gli occhi aperte per qualsiasi cosa di strano e le orecchie aperte per qualsiasi cosa di inconsueto. Diversi minuti passarono. Ma non c'era nulla. Nessun akuma, nessuna vecchietta in pericolo, nessun gatto bloccato su un albero.

Tikki passò discretamente attraverso la porta, essendole cresciuta la preoccupazione sull'assenza di Marinette, mentre lei aveva pensato di stare via meno di un minuto.

"Marinette? Qualcosa non va?" sussurrò Tikki mentre volava dietro il collo di Marinette, nascondendosi dietro la tenda di capelli corvini.

Marinette scrollò le spalle, avvolgendosi con le braccia come un proprio effettivo scudo dall'aria pungente della sera. "Non lo so, Tikki. Solo...ho avuto la forte sensazione che dovessi essere qui fuori." Sospirò debolmente. Forse non era il suo istinto dopo tutto, ma forse era il nervosismo rimanente dalla sua esperienza di quasi morte di quel giorno.

"Dovremmo controllare, per essere sicure. Facciamo una piccola passeggiata intorno al quartiere prima di tornare dentro, giusto in caso." suggerì Tikki. Marinette annuì d'accordo e si alzò, riluttante ma accondiscendente.

La camminata intorno al vicinato fu...tranquilla.

Marinette arricciò la bocca di lato dallo sgomento e mormorò a bassa voce così che solo Tikki potesse sentirla: "beh...nessuna notizia è una buona notizia, giusto?"

Tikki fece un piccolo suono di assenso, non totalmente convinta. Comunque, lei sapeva che da quando Marinette aveva iniziato a sviluppare e rafforzare sempre di più le abilità del suo miraculous negli anni, che c'erano stati un paio di falsi allarmi.

Dunque Marinette iniziò a dirigersi verso casa. Tikki appoggiò la sua testolina sulla spalla della sua portatrice, non più in allerta ma continuando a tenere un occhio vigile.

E allora lo vide.

"MARINETTE!" urlò-sussurrò Tikki, tirandole i capelli dal suo orecchio sinistro per attirare la sua attenzione.

Marinette fece una smorfia. "Ahi! Tikki! Perché hai..." Le parole le morirono in gola. I suoi occhi divennero grandi come tazzine e le mancò il respiro come se avesse ricevuto un pugno allo stomaco.

Una figura nera e sottile era riversa contro un muro in un una piccola, oscura nicchia tra due edifici. Marinette lo riconobbe all'istante.

Si precipitò verso di lui, il cuore palpitava dal dolore e dal terrore. I suoi occhi guardarono intorno mentre attraversava la strada in cerca di un assalitore, ma non vide nessuno.

Si chinò a terra vicino a lui, esaminandolo velocemente. Il suo respiro era affaticato, ma era vivo. A malapena. Stava lottando per restare cosciente, chiaramente esausto, e la sua cintura era saldamente legata intorno alla coscia per fermare il sanguinare di una grossa ferita.

"Chat Noir?!! Cos' è successo?!" urlò la ragazza, inorridita e terrorizzata dalle sue condizioni.

La voce di lei lo scosse dalla sua foschia e i suoi occhi si spalancarono allarmati. Sembrò riconoscerla e il suo sguardo si ammorbidì, guardandola sollevato e quasi...fiducioso?

Lei provo di nuovo. "Cos'é successo?! Chi ti ha fatto questo?"

Chat si bloccò, osservando l'area nervosamente, come se stesse cercando qualcosa.

"Io...io...io devo andare" disse d'un colpo, stendendo il suo bastone per aiutarsi ad alzarsi.

Marinette corrugò le sopracciglia dalla sorpresa. "Aspetta! Cosa stai facendo??"

"Non posso stare qui" insistette lui, zoppicando lontano dal muro e mirando a balzare sulla cima dell'edificio.

"Cosa?! Perché??" domandò la ragazza, correndo a piazzarsi davanti a lui.

Il ragazzo scosse la testa. "Mi dispiace, non voglio coinvolgerti. Per favore, va a casa, potrebbe essere pericol...AHHH!" Si chinò in avanti in un urlo di dolore, tenendosi il petto ferito. Ansimò pesantemente, la faccia distorta dall'agonia. Tuttavia, continuò con il suo obiettivo e cercò di passare intorno a Marinette.

Lei lo spinse indietro prima che potesse fuggire. "No! Fermati! Non sei nelle condizioni di andare da nessuna parte! Dobbiamo cercarti aiuto."

"Mar...Mademoiselle, per favore..." disse, con occhi supplicanti. "Dimenticati che ci siamo incontrati. Potresti essere in pericolo se vista con me."

Marinette rimase della sua decisione e fermamente lo ricondusse verso il muro, afferrando la cima del bastone con l'altra sua mano in segno di sfida.

"NO!" ripeté con enfasi.

Chat esitò, e l'esaurimento sembrò raggiungerlo tutto d'un colpo. I suoi occhi iniziarono a diventare vitrei e oscillò in avanti, la testa che girava. Stramazzò e si afflosciò contro di lei con un grugnito di dolore. Marinette lo afferrò al volo e riuscì a deporlo al suolo, dove lo tenne stretto, le braccia avvolte attorno a lui per dargli il suo calore.

Un angolo della bocca si alzò all'insù: "Ehi, sei testarda. Mi piace."

Sfacciato, gli occhi di lei brillarono di un leggero divertimento.

"Non sono l'unica" ribatté, rivolgendogli un piccolo sorriso.

Lui la guardò con un' espressione dolce sul viso, ponendo delicatamente una mano sulle sue. "Sei anche molto dolce." Marinette poté sentire la sua faccia riscaldarsi suo malgrado.

Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, il suo anello suonò.

Chat si spostò dalla sorpresa, ma il suo fianco ferito si contrasse in una dolorosa protesta. Lo strinse fortemente con l'altro braccio, sibilando dal dolore. Marinette fece una smorfia e lo portò più vicino, cercando di offrigli la più piccola misura di conforto. Poteva sentire il suo corpo tremare.

"P-potresti fare una cosa per me?" Chat chiese apprensivamente, la voce rotta.

Marinette sbatte le palpebre, in qualche modo stupita. "Certo" rispose, la voce poco più che un sussurro.

Lui morse il labbro, gli occhi scintillanti. "Tu le...Tu le diresti per favore che mi dispiace?" gracchiò, la voce piena di rammarico e tristezza. "Che non intendevo lasciarla?"

Marinette sentì lo stomaco venire stretto in una morsa. La paura l'attanagliò e lo afferrò disperatamente. "Chat, NO! Starai bene!! Resta con me!"

Chat le strinse la mano e mormorò con difficoltà: "Mi dispiace, Marinette. Per tutto."

Quindi perse i sensi.

Discordant Sonata (Italian)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora