Ciò che resta di Sue Greyson

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Il corpo senza vita di Sue Grayson fu rinvenuto da un sedicenne di nome Caleb Storm, che quella notte aveva pensato di appartarsi nella Lincoln del padre insieme alla ragazza, Susan Boomer.
I due fidanzati avevano scelto uno spiazzo isolato non distante dal grande magazzino Thompson, dove talvolta i dipendenti che non trovavano parcheggi più comodi erano soliti lasciare le automobili. Ma a quell'ora, ben oltre la mezzanotte, si trattava di un posto che a rigor di logica avrebbe dovuto essere deserto. Così era stato, in effetti, se non per quella strana sagoma che Susan, mentre Caleb era intento a slacciarle il reggiseno, aveva creduto di notare a poca distanza dal punto in cui si trovavano.

<<Aspetta, aspetta, fermo>> gli aveva detto, sussurrando.
<<Dai, non è il momento di fermarsi, Susan. Anzi, è il momento di...>>
<<Taci. Guarda laggiù, Caleb. Non ti sembra che ci sia... qualcosa di strano?>>

Caleb Storm aveva alzato gli occhi e li aveva puntati nella direzione che Susan aveva indicato con il capo, mentre con una mano cercava di allontanare la sua dal gancio del reggiseno.

<<Susan, io non... non vedo nulla. Rilassati, andiamo...>>

Aveva cercato di riprendere nel suo intento ma lei l'aveva fermato una seconda volta.

<<Ti dico che c'è qualcosa. Guarda meglio... sembra... una sagoma...>>

Tutto ciò che però il povero Caleb -che in testa aveva ben altre idee per quella notte- riusciva a vedere era l'oscurità.

<<Non stai guardano nella direzione giusta>> aveva proseguito lei, e la sua voce sembrava essersi caricata improvvisamente di una strana inquietudine.

Gli aveva preso il mento in una mano e con fermezza aveva ruotato il capo di lui verso il punto preciso che i suoi occhi stavano contemplando.

E all'improvviso anche Caleb si era reso conto che nello scenario di fonte a loro c'era qualcosa di inusuale.

Oltre lo spiazzo dove avevano parcheggiato c'era una strada sterrata che seguiva in parallelo il tragitto della vecchia ferrovia e che dopo alcune centinaia di metri conduceva a una zona più centrale di Dark River, non distante dalla stazione dei treni.
Di fronte ai loro occhi, in lontananza, prima di imboccare quella stessa direzione, ci si imbatteva in altri spiazzi simili a quelli in cui loro si erano appartati. La prima di quelle aree era come delimitata da due alti cedri, piantati vicini, uno accanto all'altro. Ed era proprio tra i due alberi che Susan Boomer aveva creduto di scorgere qualcosa.

O qualcuno.

<<Non lo so, forse... non capisco, che cosa...?>>
<<Ho paura, Caleb. Andiamo via. C'è qualcosa di strano laggiù... qualcosa che...>>

Si era interrotta, poi aveva abbassato con cautela la testa, come per cercare di osservare con più attenzione di fronte a sé. Il buio rendeva tutto più complicato, però.

<<Sembra... Caleb... sembra che tra quei due alberi... ci sia una corpo, appeso...>>
<<Non dire sciocchezze, avanti. Quale corpo... sarà un animale. Non è...>>

Anche lui aveva smesso di parlare e aveva cercato di osservare con più attenzione. La sua espressione, di colpo, era cambiata. La ferrovia, spenta e tetra alla loro destra, faceva sì che quello scenario sembrasse ancora più colmo d'inquietudine.

<<Andiamo via, Caleb. Ho paura.>>

Lui non aveva risposto.

<<Voglio vedere che cos'è>> aveva detto. <<Resta qui.>>
<<No, no, no, ti prego, non scendere. E se fosse un cadavere? Se fosse davvero qualcuno che è stato ucciso? Hai letto che cosa è successo a Dark River nelle ultime ore... e se...>>
<<Shhh. Ci vorrà soltanto un attimo. Tu resta qui, d'accordo?>>

Susan non aveva fatto in tempo a rispondere. Caleb era sceso aprendo lentamente la portiera, attento a non far rumore.

Non era pronto per ciò che avrebbe trovato ad attenderlo, pochi metri più avanti. D'altronde, nessuno sarebbe stato pronto per una scena del genere. Neanche il più impassibile detective di polizia. Neanche Rick Davenport, no, nemmeno lui.

Passo dopo passo, circondato da un silenzio che sapeva di eternità, Caleb non si rendeva conto che ciò che di lì a poco avrebbe visto avrebbe cambiato la sua vita per sempre.

Lui non sarebbe più stato lo stesso, dopo.

Ancora pochi metri, e tutto aveva incominciato ad essere molto più chiaro.

Un pipistrello aveva tagliato l'aria poco sopra la sua testa. La ferrovia restava sempre lì, immobile come la Lincoln di suo padre; immobile come Susan seduta all'interno, paralizzata da una paura strana, inedita, ancestrale.

Fermati, aveva pensato allora Caleb. È inutile proseguire. È tutto così... semplice.

Susan aveva visto bene: tra i due altri cedri era appeso un corpo.

Il corpo di una ragazza.

Era disposto a X. Il braccio e la gamba sinistra erano legati al primo cedro; il braccio e la gamba destra al secondo. Il cadavere era nudo e ricoperto di sangue.

E i pensieri di Caleb erano soltanto più...

(Scappa)

Il sangue scorreva perché le ferite non dovevano essere troppo vecchie.

(Allora chi l'ha uccisa potrebbe essere ancora qui, anche adesso. Potrebbe essere nascosto da qualche parte e guardarmi).

(Scappa)

Una stella a cinque punte capovolta e incisa sul suo busto. Sembrava una stella, davvero, ma nel buio avrebbe anche potuto sbagliarsi.

(Sarai il prossimo a morire se non corri subito verso la Lincoln, maledetto coglione).

(Scappa scappa scappa adesso scappa scappa)

Perché le gambe non si muovevano?

(Il reggiseno di Susan, il cadavere tra gli alberi, il caldo della notte scappa scappa scappa il fiato non c'è più e tu non ci sarai più tra poco perché c'è una figura vestita di scuro laggiù, più avanti, la vedi la vedi la vedi scappa la vedi)

C'era un altro dettaglio che per qualche ragione assurda la mente ormai devastata di Caleb aveva preso in considerazione soltanto in un secondo momento.

(Quella figura in nero sta venendo verso di te? Forse, o forse no, forse resta ferma e ti osserva...scappa, maledizione, scappa)

Il dettaglio era che la ragazza era stata decapitata. La sua testa giaceva di fronte ai piedi di Caleb.

Potrebbe sembrare un pallone da football, in questo buio. Non è così diversa. Scappa. Scappa.
Scappa.

Gli occhi erano stati asportati.

Caleb si era voltato, trovando finalmente la forza necessaria a correre verso l'automobile. C'era davvero una figura oscura, nel buio, ma era distante da lui. L'aveva visto, però. Tuttavia, non l'aveva seguito.  Quella persona era rimasta immobile a fissarlo mentre si allontanava di corsa da lì.

<<Metti in moto! Metti in moto Susan, metti in moto! Metti in moto!>>

E Susan, con il cuore a mille, aveva obbedito.

Venti minuti dopo, Rick Davenport avrebbe riconosciuto in quel volto privo di occhi che giaceva abbandonato a terra come un rifiuto il viso di Sue Greyson, l'altra migliore amica di sua figlia Eleonore.

IncuboWhere stories live. Discover now