Se l'Australia bruciasse, i canguri sopravviverebbero?

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Quando Liza Hawthorne aprì gli occhi, sembrava ancora più vecchia e consumata di quanto Rick avesse potuto intuire osservandola mentre dormiva.
Si guardava intorno con aria spaesata, confusa. In parte era ancora offuscata dal sonno, ma Rick poteva distinguere chiaramente anche qualcos'altro sul suo volto. Come un'eco proveniente da un luogo oscuro, lontano eppure al tempo stesso anche così vicino.

Un'altra dimensione. Universi paralleli.
Un'altra vita.

Era così che si faceva a venire a patti con certe realtà? Svanendo?

<<Chi è lei? Non credo di conoscerla, signore>> disse Liza con un filo di voce. Guardò Rick per un lungo istante, poi si voltò verso la piccola finestra quadrata in stile carcerario.
<<Buonasera, signora Howthorne. Mi chiamo Rick Davenport e sono un detective della polizia di Dark River. Divisione Omicidi. Sono qui perché ho alcune domande per lei.>>
<<Per me?>> Liza sorrise ma non era un sorriso sincero. Era forzato, duro. Secco. Si scavarono due solchi profondi nelle sue guance pallide.
<<Già. Riguardano sua figlia Samantha.>>

Calò un silenzio plumbeo tra loro. Rick aveva scelto di essere diretto, di evitare giochi mentali o stratagemmi psicologici e di arrivare subito al punto.

La donna non rispose. Rimase immobile a contemplare la semioscurità della stanza.

<<Sto lavorando a diversi casi di omicidio, a Dark River e nelle cittadine vicine, signora. Stiamo scavando nel passato di questi posti dimenticati dal Signore. E più scaviamo, più ci rendiamo conto che...>>
<<Che c'è il diavolo, qui. Perché questa è la verità. Lei ci crede, detective?>>
<<Credo alla malvagità delle persone.>>
La donna rise. Si appoggiò al cuscino.
<<Mi passerebbe un po' d'acqua?>> domandò.
Rick annuì e le porse una bottiglietta che era sul comodino. Lei tolse il tappo, lentamente, e riempì un bicchiere fino all'orlo. Bevette in un lungo, unico sorso.
<<Le caramelle, sa. Hanno un sapore discreto, ma mi mettono sete.>>

Rick annuì. Cercò di scrutare a fondo nei suoi occhi e non vide nulla. Soltanto una luce scura, opaca, galleggiante. Come l'acqua dell'oceano che si infrange sulla riva subito dopo una mareggiata. Non è limpida. Porta di tutto, con sé. Detriti, sporcizia, rifiuti.

<<Avanti, allora. Che cosa vuole sapere di mia figlia?>>
<<Tutto ciò che ricorda. Sarà difficile, ma...>>

Vi fu un altro silenzio. La donna guardò istintivamente la fotografia sul comodino e Rick si sentì male per ciò che le avrebbe fatto. Riportarla al passato che l'aveva ridotta così com'era sarebbe stato atroce, ma che alternative aveva?
Se soltanto quella donna avesse ricordato davvero ciò che B.B. aveva accennato al telefono, allora sarebbe stato un enorme passo avanti. C'era bisogno di qualcosa di concreto, però. Un nome, un indizio, una traccia che conducesse da qualche parte.

<<Mi racconti ciò che ricorda di quando è scomparsa sua figlia>> le disse, in un sussurro, stringendole una mano.

E Liza Hawthorne si dimenò sul letto ed esplose in una risata violenta, sconsiderata, spaventosa. Rise così forte che Rick poté vedere i suoi molari e le sue gengive.
Guardò i suoi occhi per rendersi conto che non c'era alcuna espressione ad animarli. Soltanto un folle vuoto buio, spento.

Perduto.

Liza rise e sbatté una decina di volte le braccia magre e scarne contro il materasso del letto. Si passò una mano tra i corti capelli grigi e si grattò furiosamente la testa.

<<Si farà male così, Liza.>>

Ma lei non lo stava ascoltando.

<<Samantha. Che cosa le dovrei raccontare? Samantha è uscita da poco. C'è ancora tempo. Tra un po' torna a casa, detective. Dobbiamo andare a fare una bella gita al lago. Ci sarà il sole fino a tardi.>>

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