L'ultimo scalino (che cosa vai cercando?)

171 30 21
                                    

Mick "il picchiatore" Freeman raggiunse la scala esterna rispetto al lato di edificio in costruzione adiacente la CottonLab attraversando uno dei ponteggi che partivano dalla struttura principale.
Il grido che aveva udito, ne era certo, proveniva da laggiù, da qualche parte in mezzo all'oscurità. Si guardò intorno per un periodo che gli parve eterno, ma non accadde altro.

Un solo, disperato grido.
Il cielo era nero, e copriva come un mantello l'ambiente che lo circondava, conferendogli vibrazioni sinistre e suggerendo a Mick eco inquietanti. Ma non poteva perdere altro tempo. Ormai era in ballo. Salì le scale di metallo cercando di non far rumore, per scoprire che i piani non conducevano a nulla: erano tutti muri ancora cementati dall'interno. L'accesso era impossibile. Le porte non erano ancora state aperte, ma soltanto tratteggiate. I lavori dovevano essere fermi da chissà quanto tempo, perché la polvere che si respirava salendo quei gradini era troppo densa, troppo abbondante. Come se nessuno fosse passato di lì per un periodo lunghissimo.

Nessuno, tranne chi aveva urlato.

Abbassò lo sguardo sulle scale e vide che, forse, dei segni di passaggio c'erano. Non poteva esserne certo, tuttavia. Poteva trattarsi anche di polvere accumulata e smossa di tanto in tanto dalle folate di vento.

L'unica cosa che poteva fare era continuare a salire i gradini della scala antincendio e arrivare in cima: se non era impazzito, se non si era immaginato quel grido, allora lassù avrebbe trovato un'entrata.

O almeno qualcosa, qualcuno.
George St. Maximilian che magari stava torturando una nuova vittima. Perché no?

Passo dopo passo, gli sembrava che il suo corpo diventasse sempre più pesante, sempre più affaticato. Non aveva paura, però. Provava una tensione dovuta all'adrenalina, al non sapere che cosa avrebbe trovato ad aspettarlo una volta in cima.

E che cosa pensi di trovare, Mick? Certo non Junet. No, la tua Junet non tornerà indietro. È andata. Come tante altre ragazze, tante altre persone. È la vita, o no? Che cosa vai cercando tu, ora, nel buio della notte? Non pensi a chi è rimasto? Non pensi ai vivi? Non pensi alle parole della Celebratrice? Lei ti ha messo in guardia. Non vede un lieto fine. Ha visto l'uomo che muove campi di cotone, però. La sua mano macchiata di sangue.
Non sai come andrà a finire, Mick.

Un altro pianerottolo. Altri scalini. Altro fiato.

Che cosa vai cercando, allora?
Junet non c'è.
Devi rassegnarti e andare avanti. Puoi tornare indietro, lo sai? Sei ancora in tempo. Volti le spalle e lasci questo posto. Magari, lasci proprio questo sputo di cittadina maledetta. O addirittura l'intera Louisiana. Via, verso altri cieli. California, eh? Oppure anche Europa, perché no? Dimentichi tutto, stringi le mani di Tea, costruite una nuova vita partendo da zero. Un colpo di lavagna a cancellare ciò che (ancora) può essere cancellato. Il resto rimarrà comunque. Inciso nel tuo cuore per sempre. Inchiodato a vita laggiù, dove hai lasciato il meglio di te, come un quadro a una parete.

Che cosa vai cercando dunque, Mick?

Un altro scalino, e gli sembrò di sentire la voce preoccupata della Celebratrice.

Che cosa... che cosa... che cosa vai cercando. Che cosa vai cercando. Che cosa vai cercando, come una fottuta filastrocca.

Due, tre, quattro scalini. Ancora, su, vai avanti, su. Più su.

Ci sei quasi, Mick. Quasi, ma non ancora.

La vita prima era bella, bellissima.
Junet bastava a renderla più di quanto avresti mai desiderato per te stesso. Ma guarda in faccia la realtà. Non hai paura, Mick. E in fondo in fondo lo sai. Non vuoi la California, non vuoi l'Europa. Chiunque, al tuo posto, ora avrebbe paura. Ora, sarebbe preoccupato, o sarebbe scappato. Perché quel grido che hai sentito era tutto tranne che umano. Era l'urlo di chi è a un passo dalla morte.
Un solo, singolo, misero passo.
Era talmente acuto e stridulo e folle che non sapresti neanche dire se fosse la voce di un uomo o di una donna. Era paura allo stato puro, ma a te non importa: sei disposto a morire, e potrebbe succedere anche adesso: ti andrebbe bene. Solo, non prima di aver strappato il cuore dal petto di chi ti ha portato via per sempre la tua bambina.
Non hai paura.
Hai scelto. Ti importa soltanto più di una cosa.

Un altro scalino ancora.

La vendetta.

Poi, ancora un grido. Più forte, più intenso, più desolato, più disperato, più folle.

Uno scalino solo, Mick "il picchiatore" Freeman. Dai, che ci sei quasi. Sei pronto per GUARDARE?

Mick non sapeva se fosse pronto o meno, e neanche gli importava. L'ultimo scalino era sotto di lui, ormai. Di fronte, aveva una colonna abbastanza robusta e grande da poterlo nascondere, con la complicità del buio, almeno per un po'.

Vi si appoggiò e poi, lentamente, si sporse per vedere ciò che stava succedendo.

Quello fu il punto di non ritorno.

Nulla, dopo, sarebbe stato più lo stesso.

IncuboWhere stories live. Discover now