Epilogo

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Tre anni dopo.

L'aria di New York era particolarmente calda quella mattina, e passare davanti la Columbia senza doverci entrare mi provocava una strana sensazione. Mi ero laureata presto, in tre anni avevo completato il mio percorso di studi; ero comunque strana, possedevo una laurea e lavoravo in un bar.

Il motivo era semplice : mancava qualcosa nella mia vita e non riuscivo a capire che futuro avrei potuto mai avere se prima non capivo qual era il tassello che mancava.

Arrivai al bar puntualissima e battei  il cinque a Ed il proprietario, che mi aveva accolta qua come una sorella minore e mi sentivo bene , mi dividevo tra il lavoro e lo stare a casa a badare alla bambina di Ashton. Lui mi aveva seguita, raggiunta un anno dopo e aveva messo su famiglia, la sua ragazza si chiamava Ashley ed era bellissima e simpatica, era diventata la mia migliore amica, io vivevo con loro. Era solo un mese che avevo lasciato il campus della Columbia e non avevo ancora avuto il tempo di trovare casa, ne i soldi. Quindi ero un po' la terza incomoda, ma cercavo di rendermi utile badando alla piccola Alice.

"Stamattina mi sa che inizieremo a vendere gelati, c'è troppo caldo."mi disse Ed lanciandomi il mio grembiule con dentro il solito block notes e penna.

"Si, ho dovuto legarmi i capelli, sai quanto io lo odi" mi allacciai il grembiule e il ragazzo più grande mi prese per una mano e mi fece fare un giro su me stessa, provocandomi una fragorosa risata

"Quindi , penso sia l'ora che tu esca con me" mi fece fare un casquè e io guardai i suoi occhi cioccolato

"Ed, lo sai" scossi la testa e lui mi fece rialzare, mentre la campanella posta sopra la porta suonava, era entrato il primo cliente della giornata.

Ma quando mi girai verso la porta, il mio cuore perse tutti i battiti e i miei polmoni sembravano senza ossigeno. Non lo vedevo da tre anni e il mio stomaco stava facendo le capriole su se stesso.

"Madison" si avvicinò con un mezzo sorriso, Ed si era staccato da me e solo a quel punto mi resi conto che stavo trattenendo il respiro, quindi ripresi a respirare.

"Luke" e dire il suo nome mi stava facendo male, era cambiato, era bellissimo aveva una nuova aura che lo accompagnava. I suoi ricci biondi erano biondo platino e uno strato di barba gli copriva la mascella, portava una camicia rossa sbottonata fino a metà petto e dei pantaloni in pelle nera con degli stivali accoppiati. 

"Posso parlarti?" mi chiese avvicinandosi ancora, ora distinguevo il colore dei suoi occhi, erano così azzurri e limpidi, non era fatto e solo questo bastò per farmi sorridere più del dovuto, avrei voluto abbracciarlo, ma non lo feci.

"Si, aspettami fuori" dissi andando verso Ed, il mio capo sapeva la mia storia e se solo gli avessi detto che davanti a me c'era la ragione principale del mio rifiutarlo l'avrebbe ucciso, così gli dissi che era un collega di Ashton che mi doveva dire qualcosa riguardante la sua festa di compleanno.

***

"Dimmi tutto" uscii davanti il locale dove il biondo mi aspettava, lui spense la sua sigaretta sul muro e mi guardò.

"Ti cerco in questa città immensa da tre giorni e sappi che non è stato facile, ma dovevo dirti delle cose che non si possono dire con un messaggio , soprattutto dopo anni che due persone non si vedono o sentono" aveva ragione, prima di partire, il giorno del diploma ero stata chiara con lui, non l'avrei più voluto sentire e vedere, perché se lui fosse stato anche solo nei miei pensieri, io non sarei mai potuta andare avanti; non che abbia fatto grandi passi da gigante...

"Dimmi, devo lavorare, non ho tutto il giorno" sbottai un po' acida e infastidita, se già era nella mia testa dodici ore su ventiquattro ora non ci sarebbe più stata nessuna speranza.

Dark Run || L.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora