Capitolo 31 - Ultimo ritorno a Hogwarts

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Hogwarts, 1 settembre 1980


Avevano avuto ben poco da festeggiare. Il signor Crouch non aveva preso per nulla bene la sconfitta elettorale e l'elezione di Milllicent Bagnold a Ministro della Magia. In casa aveva proclamato più volte la sua ferrea intenzione di far pesare il suo 47% di consenso per ottenere maggiori poteri per il dipartimento Auror e la caccia ai sostenitori dell'Oscuro Signore. Lui stesso avrebbe partecipato alla cattura di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Forse, ripeteva, se avesse sconfitto e consegnato ai Dissennatori di Azkaban il mago oscuro più potente dell'intero mondo magico, allora avrebbero capito chi avrebbe dovuto essere il vero Ministro della Magia.
Nell'ultima settimana, persino Barty era stato trascinato a teatro con i suoi genitori e i Fudge, benché avesse provato a defilarsi. Alexandra lo aveva convinto ad andare sostenendo che magari avrebbe ascoltato informazioni importanti per la loro Causa, ma in realtà Fudge si limitò a parlare di teatro e promise un po' di sostegno a Crouch senza crederci del tutto. Era pur sempre tra gli sponsor della Bagnold.
Dalla notte delle elezioni, Alexandra non ebbe più il coraggio di farsi vedere in casa Crouch né i genitori di Barty le inviarono alcun invito. Passò il tempo che la separava dal ritorno ad Hogwarts chiusa in casa, alle prese con i suoi testi di Divinazione, cercando di venirne a capo di quei presagi. Non lo aveva detto a Barty e aveva smesso di parlarne, ma i sogni continuavano a tormentarla.
Era stata invitata per un paio di pomeriggi a prendere il tè a Grimmauld Place con Walburga e, nonostante la malinconia che le metteva quel posto, furono due pomeriggi piacevoli. Avevano discusso di politica, ripercorso alcuni momenti della sua infanzia e ricordato anche Regulus.
Il dolore per la scomparsa di Regulus le aveva legate profondamente e Alexandra sentiva di aver bisogno di una guida, visto che sua madre aveva smesso di rivolgerle la parola dal giorno in cui l'aveva vista con Barty e aveva scoperto del loro triangolo. Se ne era accorta solo quell'estate, notando che la trattava con più freddezza del solito, e dal modo in cui squadrava lei e Barty quando erano insieme. Il disappunto di Darlene, con una punta di disprezzo per entrambi, era più che evidente.
Al binario 9 e 3/4 vide Barty arrivare scortato dagli Auror. Aveva l'aria profondamente infastidita e la signora Crouch smise di sorridere non appena incrociò il suo sguardo. Se i suoi genitori non amavano Barty per via del padre, sembrava che nemmeno lei fosse particolarmente amata dalla madre di Barty. Il signor Crouch, invece, era troppo preso dai suoi affari per occuparsi del figlio e della sua fidanzata. C'era un contratto di fidanzamento e, nella sua ottica, questo aveva chiuso ogni questione morale.
"Quest'anno Silente ci ha vietato di scortarti," disse Dorcas Meadowes congedandosi da Barty. L'Auror Bertie Higgs annuì: "Tuo padre tiene impegnato il dipartimento Auror."
Sentì Barty rispondere amaramente: "Ci sono Maghi Oscuri in agguato, intenti a tramare in ogni dove. Di sicuro non sull'Hogwarts Express."
Alexandra salutò suo padre che era stato il solo a volerla accompagnare al binario 9 e 3/4: "Sei pronta a prendere questo treno per l'ultima volta?" le domandò afferrandole le mani. Alexandra annuì, guardando il padre negli occhi. Nell'ultimo anno sembrava invecchiato di almeno dieci anni, i capelli erano diventati completamente bianchi e le rughe ormai si vedevano chiaramente. Le sorrise gentile: "Scrivi a casa ogni tanto, mi raccomando."
"A casa o al san Mungo?" domandò perplessa. Da quando Robert ed Emily avevano iniziato la formazione da Guaritori, sembrava che tutti i Turner, eccetto lei, si fossero trasferiti a vivere al San Mungo. Lasciò perdere ogni riferimento a Grimmauld Place. C'era una specie di accordo di reciproca discrezione tra loro due: lui non le faceva alcun commento su Barty, così come lei ometteva ogni riferimento a Walburga. A differenza della crociata per la moralità di Darlene, il loro accordo – che era stato tacciato di ipocrisia – si fondava sul rispetto delle scelte reciproche. Apprezzava il fatto che lui la considerasse un'adulta in grado di fare le proprie scelte.
"Il San Mungo va benissimo," le confermò, "ora sali, altrimenti perdi il treno."
Salutò Edward, prese la bacchetta e sollevò il baule con un incantesimo di Levitazione dirigendosi alla ricerca di uno scompartimento vuoto con in mano la gabbia di Antares. Incontrò Barty nel corridoio che le fece cenno di aver già trovato posto. Sistemarono i bauli, i loro gufi e sentirono il treno partire.
"Come va a casa?" gli domandò.
"Uno schifo. Abbiamo Auror intorno in ogni momento, lui non c'è mai ed io sono stato confinato in camera."
"Non ti hanno lasciato nemmeno venire da me."
"No, mia mamma ha fatto una scenata a mio padre per averti permesso di restare a dormire la sera delle elezioni e per di più in camera mia. Figurati, mio padre per farla smettere le ha detto che non ci saremmo rivisti fino al matrimonio. Immagina quando ti ha vista al binario 9 e ¾."
"Mi odia, vero?" gli domandò sospirando. A lei piaceva la signora Crouch, l'aveva sempre trovata una signora estremamente gentile ed era molto dispiaciuta per come erano evolute le cose tra loro: "Anche mia madre non mi rivolge la parola, per lo stesso motivo."
"Dopo il matrimonio le passerà. Soprattutto al primo nipotino," le disse Barty avvicinandola a sé e dandole un bacio sulla tempia. Erano seduti l'una accanto all'altro. Alexandra appoggiò la testa sulla spalla di Barty e gli domandò: "Ci pensi che questa è l'ultima volta che prendiamo questo treno?"
"Sì, finalmente non dovrò dormire con un branco di idioti che pensa che io sia come mio padre. Non li sopporto più. Non dovremo adattarci alla mediocrità dell'insegnamento e potremo dedicarci alle Arti Oscure. A te mancherà?"
"Ha smesso di essere un posto speciale dalla morte di Regulus. No, non credo che mi mancherà. Non ho nemmeno grandi amiche."
Guardarono scorrere il paesaggio e poi passarono parte del tempo a leggere. Nessuno volle entrare nel loro scompartimento. Ogni tanto qualcuno apriva la porta e la richiudeva non appena incrociava il loro sguardo. Comprarono il pranzo dalla signora del carrello e si lasciarono trasportare lentamente verso Hogwarts.
Persino durante il banchetto di inizio anno si trovarono seduti in fondo al tavolo di Serpeverde, ignorati dai loro compagni di classe.
"Crouch, tuo padre ha mandato gli Auror contro mio zio," gli disse Elizabeth Nott che rivolse un'occhiataccia anche ad Alexandra: "E tu stai ancora con lui, eh? Ti rendi conto di quello che sta facendo? Forse dovreste cambiare Casa!"
Alexandra scattò in piedi e puntò la bacchetta contro Elizabeth: "Non mettere mai in dubbio la mia appartenenza a Serpeverde! Questa è la mia Casa, che ti piaccia o no!"
"E lui? Sei sicuro che sia nella Casa giusta?"
"Assolutamente," rispose socchiudendo gli occhi come due fessure. Era furiosa. Avrebbe voluto sbattere il Marchio Nero sotto il naso della Nott e urlare la loro appartenenza e l'impegno alla Causa. Avrebbe voluto chiedere ad Elizabeth cosa avesse fatto durante l'estate, mentre lei era a Villa Lestrange a medicare i Mangiamorte feriti. A giudicare dall'abbronzatura, aveva trascorso l'estate al mare, e ora le veniva a fare la morale?
Barty sembrò comprendere quello che le passava per la testa, le afferrò la mano e le disse di mettere giù la bacchetta, che non ne valeva la pena. La trascinò in sala comune prima che il professor Lumacorno alzasse lo sguardo nella loro direzione.
"Ehi Crouch! Ti spiace non essere tornato come figlio del Ministro della Magia?" domandarono dal tavolo dei Corvonero. Entrambi si voltarono lanciando un'occhiataccia all'intero tavolo e andarono via. Camminarono lungo i corridoi della scuola, scesero nei sotterranei e arrivarono fino al loro nascondiglio.
"Non li sopporto più!" urlò non appena chiuse la porta alle spalle.
"Benvenuta nel mio mondo," le disse Barty con un sorriso sul volto, "imparerai a conviverci."
Fece un respiro profondo e si abbandonò agli abbracci di Barty e ai suoi baci. Lasciò che infilasse le mani sotto il maglione dell'uniforme, che lo togliesse e le sbottonasse la camicetta. Fece altrettanto con lui, sperando che il piacere dell'amore riuscisse a farle dimenticare per un po' tutta la rabbia che provava. Era stesa sul mantello, osservando le luci fluttuanti che illuminavano il loro rifugio.
"Presto tutto questo sarà finito, Alex, te lo prometto," le disse mentre faceva scorrere la mano lungo le sue gambe, infilandosi tra le pieghe della gonna per poi sfiorarle gli slip, che presto finirono per terra. Gli vide comparire un sorriso sul volto quando lei ebbe un fremito sotto il tocco di Barty.
"Ti sono mancato?" le domandò divertito.
Alexandra annuì e tutto il nervosismo che aveva provato sembrò svanire. Barty si stese accanto a lei, godendosi le carezze, lasciò che lei lo spogliasse e arrivasse a slacciargli i pantaloni. Lo vide chiudere gli occhi e ansimare per il piacere.
"È stata una settimana lunghissima, senza di te..." le disse, "vieni." La guidò sopra di lui e lei iniziò a muoversi, sentendosi riempita da Barty. Sentiva le mani di lui lungo le cosce che salivano a stringerle i fianchi e indicarle il ritmo che amava. Lei comprese il desiderio di Barty e tornò ad accarezzarlo tra le gambe, come l'ultima volta, e lo vide ansimare e fare il suo nome coperto dal Muffliato, senza l'ansia di essere sotto lo stesso tetto dei suoi genitori. Il Marchio Nero che si intravedeva dalle maniche rimboccate delle loro camicie semi aperte.
Si lasciarono andare, raggiungendo il culmine del piacere, dimenticando il mondo e la guerra là fuori, i loro compagni di dormitorio e le loro famiglie.
Nei giorni successivi l'umore di Alexandra si calmò solo in parte. Cercava di concentrarsi sullo studio e sui M.A.G.O. con cui i professori avevano iniziato a terrorizzare gli studenti. Passava gran parte delle sue giornate divisa tra la biblioteca, le lezioni e il campo di Quidditich. Era sempre in compagnia di Barty, l'unico che sembrava comprendere il suo stato d'animo.
Il loro umore precipitava già a colazione, con la lettura della Gazzetta del Profeta e la piega che stavano prendendo le azioni del signor Crouch. Di solito, la lettura dei giornali innescava una serie di insulti e provocazioni da parte dei compagni di Casa a cui cercavano di non rispondere. L'arrivo della posta, o meglio, il silenzio da parte della sua famiglia che non le scriveva più, le faceva pesare l'ingiustizia del giudizio materno. Persino le lettere di Walburga si erano fatte più rade con il trascorrere dei giorni e si limitavano agli auguri per le feste.
L'unica persona con cui Alexandra intratteneva una fitta corrispondenza era Bellatrix Lestrange. Voleva essere aggiornata su ciò che accadeva ad Hogwarts, sui discorsi che Silente e gli insegnanti facevano agli studenti, sul clima nella scuola. Alexandra sentiva di potersi sfogare con Bellatrix e raccontarle il disagio che provava nella Casa di Serpeverde per come lei e Barty venivano trattati.
Arrivò a raccontarle anche di quanto avveniva nella sua famiglia, del fatto che Darlene non le avesse perdonato l'aver disonorato il nome dei Turner, proprio di fronte ai Black e che quello era il pensiero che più di tutti le provocava quello stato di perenne nervosismo. Odiava l'ipocrisia di sua madre, non le aveva perdonato il modo in cui aveva cercato di tenerla lontana da Regulus, mentre lei aveva una storia con Orion, e non sopportava il fatto che non le piacesse Barty.
Il giorno che le arrivò la risposta di Bellatrix stava facendo colazione da sola in Sala Grande. Era un sabato mattina e Barty era alle prese con gli allenamenti prima dell'inizio del suo ultimo campionato di Quidditch. Il gufo reale dei Lestrange planò con eleganza sul tavolo e le lasciò la busta accanto. Riconobbe subito il bellissimo cartoncino di fattura francese e la grafia di Bellatrix.

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