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Josephine 's POV

Non se lo aspettava.

In realtà neanch'io sapevo bene cosa dirgli. Ero venuta qui con l'obiettivo di parlare e chiedergli chissà di mettere fine a questa cosa (perché si, stupidamente ci stavo pensando) ma mi è bastato guardarlo e ho buttato tutto nel cesso.

Ci mette qualche secondo a rispondere al bacio, le sue mani si posano sulla mia schiena e mi stringe forte a se.

"Fammi tua." Sussurro tra un bacio e un altro, sperando che questo tempo distanti non gli abbia fatto cambiare idea perché altrimenti davvero mi sentirei una stupida.

"Jo..." tenta di dire senza riuscirci vista la foga dei miei baci. "Devo dirti... dirti una cosa."

Rallento l'andatura, e mi separo da lui pronta al peggio.

"Vuoi lasciarmi?" chiedo titubante.

"No! Certo che no." Ribatte subito.

"E' qualcosa che mi farà arrabbiare o dispiacere?" domando di nuovo.

"No... no." Ammette sicuro.

"Allora può aspettare." Esclamo ritornando a baciarlo troppo presa dalla foga. Lo spingo verso il letto, lui cade all'indietro e mi metto a cavalcioni su di lui, sentendo a pieno l'erezione visti i miei leggins e i suoi pantaloncini di tuta.

Ribalta la situazione, continuando a baciarmi con passione mentre cerchiamo di spogliarci con non poche difficoltà.

"Cazzo quanto mi sei mancata." Ammette facendomi venire la pelle d'oca.

"Muoviti per favore." Piagnucolo. Lui mi sfila i pantaloni e le mutandine, io la felpa e il top insieme restando cosi solo con il reggiseno. Mi metto seduta solo per sfilargli la maglia mentre lui si abbassa leggermente i pantaloni e i boxer rivelandomi finalmente la sua erezione.

"Prendi sempre la pillola giusto? " mi chiede tutto ad un tratto.

"Certo." Ammetto annuendo con la testa.

"Bene..." dice abbassandosi verso di me per baciarmi, io ristendo la schiena sul materasso e apro le gambe cosi che si possa posizionare nel mezzo. E poi mi entra dentro con una sola spinta facendomi irrigidire costringendomi a ficcargli le unghie nelle spalle. "Stai bene?"

"Si... si è solo che è diverso." Ammetto spalancando la bocca quando inizia a muoversi.

"E' diverso perché non c'è nulla che ci divide." Sussurra direttamente al mio orecchio. "E' diverso perché sono dentro di te e ho intenzione di venirti dentro mentre urli il mio nome."

Inarco la schiena e il bacino solo perché voglio che si muova e lo faccia per bene. Non ho bisogno della sua fottuta lentezza ora.

"Fammi tua per favore." Lo supplico .

Lui si aggrappa alle mie ginocchia, che nel frattempo ho portato al petto, e inizia a muoversi incessantemente dentro di me facendomi gemere senza controllo non curante del fatto che qualcuno al piano di sotto possa sentirci.



"Ho bisogno di una doccia." Mi avvisa Hero ancora steso accanto a me.

"Che senso ha fare una doccia se tra meno di 5 minuti ti salto di nuovo addosso?" domando come se nulla fosse facendolo ridere.

Ho gli occhi chiusi, rilassando finalmente i muscoli dopo giorni di tensione. Hero mi sta di fronte, steso su un fianco proprio come me.

"Dobbiamo parlare." Sussurra serio.

"Lo so."

"Parla con me, per favore." Mi chiede dolcemente mettendomi una mano sul viso. "Lo so che ho sbagliato e sei arrabbiata ma... non è successo nulla con Chantal."

"Il problema non è questo Hero." Ammetto sincera. "Il problema è il fatto che non ti saresti proprio dovuto chiudere in bagno con lei. Perché è stata una mancanza di rispetto verso di me, lei sapeva di noi e nonostante tutto hai acconsentito a seguirla."

"Hai ragione, ti chiedo scusa."

"Per altro non mi hai detto che ti ha contattato quando abbiamo litigato." Puntualizzo.

"Solo perché sapevo ti saresti arrabbiata."

"Mi sono arrabbiata comunque no?" domando retorica.

Hero si volta verso il comodino e prende il suo cellulare per poi porgermelo.

"Controlla quello che vuoi, non ho cancellato nulla."

"Stupido." Sussurro scuotendo il capo facendogli capire che non ho intenzione di controllargli il cellulare come una ragazzina di 15 anni.

"Mi hai perdonato vero?" domanda solo per averne conferma.

"Decisamente si."

Lui mi accenna un sorriso e poi fa congiungere le nostre labbra. Quando sto per prendere l'iniziativa, pronta al secondo round, lui si toglie le coperte di dosso e si alza lasciandomi interdetta.

"Devo pisciare."

"Evviva la sincerità amore." Sbotto divertita stendendomi di nuovo.

"Mi piace." Esclama confondendomi.

"Cosa?"

"Amore..." inizia riferendosi al nomignolo utilizzato. "Mi piace amore."

"Troppo romantico perfino per me."

"Torno subito." Avvisa infilandosi solo i pantaloncini di tuta. "Non ti muovere da qui."

Mi fa un occhiolino e poi apre la porta richiudendosela subito alle spalle. Mi guardo intorno, attratta da una serie di fogli sulla scrivania. Mi alzo, ancora nuda e la raggiungo vedendo stampate delle foto mai viste prima.

Le foto dell'acquario. Ne sono una ventina circa, tutte mie e tutte scattate di nascosto.

E poi c'è anche una foto in bianco e nero del lago. Scattata quando non lo so.

Prendo un foglio abbastanza scarabocchiato e inizio a leggerlo poco sicura di sapere cosa contenga.

Ho letto centinaia di romanzi in vita mia. La maggior parte di essi dichiara che l'amore è il centro dell'universo. Che può riparare qualsiasi danno abbiamo dentro, che è quello di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. Darcy, Heathcliff, pensavo fossero degli idioti. Che l'amore fosse qualcosa di inventato che si può trovare solo nelle pagine di un libro.

Ma tutto questo è cambiato quando ho incontrato la mia Elisabeth Bennett.

Non avrei mai pensato di sentirmi completamente e irrimediabilmente consumato da un'altra persona.

Una lunga parte è cancellata. Cosi cancellata che è impossibile da leggere.

Ma l'ultima frase no. Quella c'è.

Quando ci siamo conosciuti mi hai detto che la persona che più amavo era me stesso. Oggi ti dico che la persona che amo di più al mondo... sei tu.


Sei tu. Che significa sei tu?

Gli occhi mi si velano di lacrime. 

Non può amarmi. Mi conosce da quanto due mesi? 

Ancor prima di sentirgli aprire la porta lo vedo grazie alla sua immagine riflessa nella finestra.

Mi giro verso di lui, ancora con il foglio in mano e lui spalanca gli occhi per la sorpresa non credendo forse che avrei curiosato.

"L'hai... l'hai letto?" "E' vero?" Chiediamo insieme nello stesso momento.

"Si... si è vero." Ammette visibilmente imbarazzato. 

"E' questo che cercavi di dirmi prima?" domando di nuovo.

"Prima che mi saltassi addosso? Oh si." Dice lui avanzando verso di me. "Sarebbe stata un'altra sorpresa per te... ero curioso di vedere la tua faccia."

"Fallo ora." Lo invito raggiungendolo guardandolo dritto negli occhi.

Lui mi osserva per alcuni secondi, mi scosta una ciocca di capelli dal viso e poi se ne esce con la frase che sogno di sentirgli dire da quando l'ho baciato al lago. 

"Ti amo." 

It's youWhere stories live. Discover now