capitolo 38 - confusione

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Alya's POV

-Ciao, scusa... - quando chiusi la chiamata con Teresa una ragazza mi chiamò.
-Ciao, dimmi! - risposi.
-Sei la ragazza di Teresa?
-Ehm, si sono io, perché? - ero un po' confusa.
-Sono Viola, la ragazza che aveva conosciuto l'anno scorso...

Che cazzo stava succedendo? Che cosa voleva da me?

-Siete state insieme? - chiesi subito, allarmata.
-No no, eravamo solo amiche. Quando lei ha iniziato a stare meglio abbiamo smesso di frequentarci e volevo solo sapere come stesse...

-Sta bene, sta bene, è in America adesso. Tu come stai?

-Beh è un periodo un po' così... mi sarebbe piaciuto parlare con Teresa. Secondo te posso scriverle?

-Sì certo, mica si offende, anzi... comunque mi dispiace che sia un brutto periodo, se hai bisogno di qualcosa, anche se non ci conosciamo, ci sono. - dissi.

-Grazie mille, di tutto.

-Aspetta! Ti lascio il mio numero. - dissi, vedendo che stava per andarsene.

Era stato... strano. Non avevo mai conosciuto bene gli amici di Teresa. A lei non piaceva stare in compagnia di tanta gente, stava bene in due, al massimo tre. E poi lei faceva parte di un periodo della vita della mia ragazza in cui io non c'ero, e questo mi rendeva terribilmente curiosa riguardo a lei, e un po' gelosa. Perchè quando c'era lei io non c'ero. E sapevo che quando Teresa stava attraversando un periodo così difficile della sua vita io non c'ero. E non avrei mai potuto rimediare. Perchè cazzo, lei per me c'era sempre stata. E io invece nel momento più buio non c'ero. Anzi, tutto quello che era successo era stato colpa mia.

Mi sentivo terribilmente male, non mi importava cosa avesse combinato Teresa a quella festa, la peggiore cosa che avesse potuto fare non sarebbe stato comunuqe nulla in confronto a quello che io avevo fatto a lei... mi veniva da piangere, così affrettai il passo per tornare a casa.

Avrei voluto andare da lei, ma lei non c'era, era in America. Avrei tanto voluto un abbraccio da lei. Come aveva fatto quella volta.

Teresa c'era sempre stata per me, e stare con lei, intendo in sua compagnia, è sempre stato bellissimo. Sapeva come farmi stare bene.
C'era stata quando i miei genitori avevano divorziato, e c'era stata quando semplicemente avevo bisogno di parlare.
Ma ricordo bene di quando avevo litigato con i miei amici perché a detta loro "li trascuravo per stare con lei". Allora li ho mandati a fanculo ma poi ci sono stata male per quello che avevo fatto. Così mi restava solo lei, Teresa, e sapevo di poter contare su di lei, ma mi sentivo lo stesso così terribilmente sola,  e non riuscivo a sentirmi felice.
L'avevo chiamata, e lei era venuta subito da me. Mi aveva abbracciata mentre piangevo, e in quel momento avevo sentito un calore, un conforto, una dolcezza che non avevo mai sentito prima. Non era come essere felice, era più come essere al sicuro, e non stavo bene, ma lei colmava quella sensazione di vuoto con il suo abbraccio, riempiva quella freddezza che avevo dentro con il suo calore, e non ero felice, ma era come se avessi raggiunto una specie di pace interiore, una pace con me stessa, ero tranquilla.

Questo non gliel'ho mai detto, non ho mai voluto. Non so perché. Ma in quel momento avrei tanto voluto chiederle un altro abbraccio come quello, ne avevo bisogno. Mi sentivo confusa, scombussolata, e avevo tanti pensieri per la testa. E continuavo a ripensare alle parole di Rita. Aveva uno straordinario potere di insinuarsi nella mia testa, e io questo non lo sopportavo.

Camminavo sul marciapiede tornando a casa, era sera, e avevo appena incontrato Viola. Poi mi ero persa per qualche secondo nei miei pensieri, e poi... spuntò lei. Rita. E, come al suo solito, iniziò a parlare. 

-Sei così gelosa, eh? Inizi a dubitar... - in quel momento, con forza, la spinsi via. Dovevo chiarire come stavano le cose una volta per tutte. Doveva andarsene, e starmi lontana. Ma non ero assolutamente preparata per quello che fece dopo. Fulminea si riavvicinò a me, mi fermò contro il muro, e posando le sue labbra sulle mie mi infilò la lingua in gola. Restai completamente scioccata. E per qualche secondo non feci niente. Sentivo la sua lingua giocare con la mia e il suo corpo muoversi e ondeggiare contro il mio, e inizialmente pensai che era bello ricevere di nuovo un bacio, ma meno di un istante dopo iniziai a provare ribrezzo. La spinsi di nuovo via con forza, confusa. Mi faceva schifo. Mi aveva fatto schifo. Come aveva mai potuto eccitarmi una cosa simile?

Nella mia mente si sovrapposero le immagini di Rita e Teresa mentre mi baciavano, e tutto quello che riuscivo a provare era ribrezzo.

voglio solo te // LGBTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora