4. Distruggersi per non amarsi [I]

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L'amore è una grave malattia mentale.
Platone



Fleur non poteva certo dire alla zia Marcy come fare il suo lavoro, anche se spesso odiava il mondo di cui faceva parte. Condivideva la sua vita ogni giorno sui social network, ma quella era la parte più semplice. A volte portava alcuni suoi schiavi a casa – non ne aveva molti, perlopiù operava via webcam. Però ne aveva tre, fidati, a cui faceva pulire la casa e affibbiava loro le commissioni che non aveva voglia di fare, come andare a comprare la spesa, cucinare, sparecchiare.

Per Fleur era imbarazzante. Entrò in casa trovando un uomo di circa quarant'anni inginocchiato sul pavimento; lo riconobbe, si chiamava George ed era lì almeno una volta alla settimana. La zia Marcy indossava un vestitino luccicante, nero e attillato, e impugnava un frustino per cavalli nella mano destra.

Distolse lo sguardo. «Sono tornata, ma vado subito in camera, ho dei compiti da fare.»

Era uno dei motivi per cui si sentiva di troppo in quella casa. Quel lavoro la metteva a disagio – e per anni era stato motivo di prese in giro da parte degli altri, a scuola, che per fortuna erano passati ad altro quando non era più risultato divertente prendersela con Fleur per il lavoro che svolgeva sua zia.

Camminando in fretta verso la sua stanza si scontrò con Azael, impattando con la testa contro il suo petto. Indietreggiò, portandosi una mano sulla fronte.

«Non ti conviene scendere al piano di sotto, c'è uno schiavo della zia inginocchiato in salotto», disse, per poi superarlo e raggiungere la maniglia. Azael le prese un polso, bloccandola.

«Hai chiuso con quell'individuo?»

Fleur sussultò in modo quasi impercettibile. Non si aspettava che fosse così diretto. «Sì, ho chiuso con lui.»

Azael sorrise. «Perfetto. Domani è il tuo compleanno, volevo mostrarti una cosa.»

Fleur era stata così presa dagli eventi degli ultimi giorni da averlo dimenticato. «Domani ho in programma di stare con la mia migliore amica, non con te.»

«Sono tuo fratello, ho il diritto di prendere parte alla festa.»

«Non ci sarà nessuna festa, non mi piacciono. E anche se ci fosse non saresti invitato», rispose, trovando il coraggio d'imporsi. Le aveva fatto troncare il suo rapporto con Freddy, ma non poteva controllare la sua vita. Non più di quanto avesse già fatto in quei pochi giorni.

«Allora disdici e vieni con me. Non mi interessa se hai già degli impegni, le tue amiche capiranno.»

«No», disse Fleur a denti stretti, abbassando la maniglia ed entrando nella sua stanza. Era stanca di stare ai suoi ordini. 

Azael la seguì all'interno, appoggiandosi contro il legno della porta. «Sì.»

«Ho detto di no. Si può sapere che diavolo vuoi da me? Non puoi venire qui e pretendere di cancellare i legami che ho costruito fino a ora.»

Azael rise, cristallino. «Certo che posso, è esattamente quello che sto facendo.»

«No. Non mi impedirai di trascorrere il mio compleanno con chi voglio. Dirò tutto alla zia Marcy. Tutto. Non ti voglio qui. Ti manderà via se le racconterò la verità.»

Pronunciare quelle minacce era stato un errore, ma non ne poteva più. Costretta ad allontanare tutti e rimanere da sola, non voleva più sottostare alle sue follie. 

Azael scattò in avanti, stringendole il mento fra le dita con rabbia. «Tu non le dirai niente.»

«Mettimi alla prova.»

I peccati dei martiriWo Geschichten leben. Entdecke jetzt