Capitolo 4

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"Avrei voluto salutarti come si deve prima che te ne andassi. Spero ti sia piaciuto il concerto! Domani, prima di passare in studio, ti andrebbe di fare colazione insieme in quel bar? M."

"Tranquillo, non preoccuparti. Sei stato eccezionale, davvero :)
Uh, ok! Con piacere"

"9:30 lì allora. Buonanotte occhioni :)"

"Notte Mirko"

Questo è quello che ricordo della nottata.
Quattro messaggi e una notte insonne a pensare a quanto fosse strano tutto questo.
La mattina seguente fu un trauma alzarsi, ma racimolai le ultime energie e mi preparai per uscire.
Alle 9:30 arrivai davanti al bar e me lo ritrovai lì, seduto al tavolino con il suo solito sguardo serio mentre stava al cellulare.
Appena si rese conto del mio arrivo, mise via il telefono e si alzò verso di me.
Non so perché, non so come, ma iniziai a sorridere come una demente totalmente assente dal resto del mondo.
Mi bastava vederlo per essere tranquilla.
"Che piacere rivederti con più calma", disse sorridendo.
"Poi mi spieghi come fai ad essere così arzillo alle 9 del mattino dopo una serata simile", dissi scherzosamente mentre sedemmo al tavolo.
"Trucchi del mestiere", disse facendo un rapido occhiolino.
"Volevo ringraziarti comunque", aggiunse.
Rimasi in silenzio.
"Intendo per ieri sera, nel senso, io, sono un tipo molto difficile cioè, non lo so, ieri, mi calmava saperti vicina a me e di solito non è facile per me trovare serenità prima di un live", disse imbarazzato portando il braccio dietro la testa.
Sorrisi, "Non mi devi ringraziare, è stato un piacere. Sei stato così gentile con me e con Lia, era il minimo", dissi.
"A proposito...vedo che con Lia le cose si sono sistemate"
"Più o meno sì", risposi.
"Se penso che avevate litigato per me mi sento in colpa, ti giuro", disse con un filo di voce.
"Ma no, cioè, si. Nel senso che non è colpa tua, sono io che sono scema. Credevo di sapere cosa fosse meglio per lei, ma in realtà avrei dovuto farmi i fatti miei e dirle subito la verità.", dissi.
"Immagino tu lo abbia fatto a fin di bene, comunque. Se c'è una cosa che ho imparato è che non bisogna mai forzare le cose e le persone. Se mi fosse interessata Lia sarei a prendere un caffè con lei ora", rispose con un tono già più vivace.
Rimasi piuttosto pietrificata dalla sua uscita, in che senso "se mi fosse interessata" FERMATE TUTTO
Gli interesso, gli interesso in quale senso? Nel senso che 'ehi, mi interessi, usciamo e viviamo felici per sempre' oppure nel senso 'interessante, però poi ciao' ?
"Ho detto qualcosa che non va?", chiese lui dopo il mio momento di silenzio.
"No, stavo solo, ehm, ordiniamo?", chiesi per uscire dall'imbarazzo
Ordinammo la colazione e finito il tutto iniziammo ad incamminarci verso lo studio.
"Ti avverto che è un mezzo disastro perché Lillo è un casinista, ovunque vada lascia cose. Con lui è una battaglia persa", disse il moro.
"Oh tranquillo, ti capisco bene. Lia è anche peggio secondo me, non credo sappia cosa significhi la parola 'armadio' o 'scrivania', per dirti", aggiunsi ridendo.
"Allora andranno d'accordo sicuramente. Quando arriva?", chiese.
"Aveva un esame due ore fa, penso che tra mezz'ora sia qui. Ora le inoltro la posizione così magari inizia ad incamminarsi", dissi.
Poco meno di un'ora e Lia comparse tra noi, lo studio era uno spazietto piccolo, però molto confortevole.
Notai con piacere che Lia e Lillo si stavano confrontando scherzosamente su alcuni cantanti che avevano in comune. Sembravano andare molto d'accordo, Mirko aveva ragione.
Intanto riposi l'attenzione su occhi verdi che stava strimpellando le corde di una chitarra che teneva vicino ai vari computer.
Sembrava così pacifico.
"Ali, io tra poco devo andare a lavoro", disse Lia avvicinandosi
"Nessun problema, se non ti da fastidio, potrei accompagnarti io in macchina. Almeno non ti stanchi", rispose Lillo anticipando la mia risposta.
Rimanemmo entrambe molto stupite da quella proposta, mentre Mirko sorrideva compiaciuto sotto i baffi.
"Uh ok, se non è un problema accetto volentieri", rispose Lia imbarazzata.
"Nessun problema, mi fa piacere", sorrise dolcemente lui.
Lia salutò me e Mirko e nel giro di pochi minuti mi ritrovai da sola con lui.
"Io te l'avevo detto", proferì Mirko all'improvviso rompendo il silenzio.
"Taci per favore", risposi ridendo.
"Ma dai, quanto sei esagerata. Sono carini", disse lui.
"Sbaglio o avevi detto che non ci si dovrebbe intromettere nelle relazioni delle persone?", chiesi stuzzicandolo.
"Ottima osservazione, ma come puoi vedere sono molto indifferente alla questione. Mi preme più che altro chiederti una cosa, sai mi sto tormentando da giorni", disse.
"Vai, dimmi pure", risposi.
"I tuoi occhi di che colore sono?", chiese con un'espressione meravigliata.
"Credo nocciola", risposi piuttosto confusa.
"Secondo me c'è del verde. Anzi, sono più che certo che siano verdi", asserì.
"Non credo, ma non è così importante comunque. Davvero è questa la domanda che volevi farmi?", chiesi incredula.
"Si, ma anche no.", rispose.
"Ottimo, chiarezza unica", dissi sorridendo.
"No è che dovrei controllare meglio, non credo sia una questione di luce e basta", disse avvicinandosi a me.
La mia testa era già partita su un altro pianeta, stava galleggiando sospesa in un universo parallelo fatto di animaletti carini e cuoricini.
Nel giro di poco realizzai cosa stesse per accadere e mi ritirai in uno scatto imbarazzata.
"Che vuoi fare?", dissi con un tono quasi spaventato.
Mirko mi accarezzò il viso un po' troppo vicino al suo per i miei gusti, con una delicatezza estrema.
"Ora come ora niente, volevo davvero guardare i tuoi occhi. Sono belli", disse.
Ritornai a respirare per un paio di secondi, rimanendo però in silenzio e fissando il ragazzo davanti a me.
"Non voglio correre, non ho fretta. A me interessi tu, non quello che succede o le mille paranoie che potrebbero subentrare. Le cose vengono da sè, se tu lo vuoi.", disse interrompendosi quasi a voler prendere aria.
"Tu lo vuoi?", riprese.
Misi la mia mano sulla sua
"Senza fretta?", chiesi.
"Nessuna", sorrise lui.
"Consideralo un si", risposi sorridente.

Mirko o Rkomi?Where stories live. Discover now