Capitolo 11

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Lasciammo (forse oserei dire finalmente) la Liguria per ritornare nella caotica Milano.
"Domani mattina hai lezione?" mi chiese Mirko mentre chiudeva dietro di sè la porta di casa sua.
"Si, anche abbastanza presto tra l'altro"
"Perché non ti fermi qui da me stasera? Così sei anche più vicina"
Sorrisi per quella proposta
"Dai, lascia un po' da sola Lia con Lillo. Sei sempre in mezzo" fece lui simulando una smorfia di finto disdegno.
"Quanto sei cretino" dissi colpendolo con il cuscino del divano.
Lui mi bloccò dalla vita per poi farmi sedere sulle sue gambe.
"Dico sul serio, ho voglia di stare da solo con te. Questi giorni ci hanno un po' allontanato"
Gli accarezzai quel poco di barba che aveva in viso
"Eh va bene, tanto ho la valigia dietro. Sono a posto"
"Evvai" sussurrò lui.
Risi alla sua reazione, era proprio un bimbo.
Ordinammo una pizza per cena e la mangiammo seduti sul tappeto guardando un film tra risate e commenti vari.
"Proprio come ai vecchi tempi, tappeto e risate" disse ad un tratto.
Lo guardai sorridere e mi persi in quella figura paradisiaca.
"Sul tappeto dello studio mi hai raccontato come hai iniziato a scrivere"
"Oh si ricordo, poi ti avevo fatto il solletico. Ah e poi ci siamo messi a ridere perché io volevo baciarti, ma tu eri rigidissima e avevo paura mi prendessi per un maniaco e poi"
Si interruppe all'improvviso.
"E poi?" dissi esortandolo a continuare
"E poi ti ho guardata negli occhi e non ci ho capito più niente. Cioè, ci ho capito qualcosa in realtà eh, tipo che sono un sottone e che sono innamorato perdutamente di te"
Diventai rossa dall'imbarazzo
"L'ho capito anche io in quel preciso istante"
"Sei l'unica persona con la quale io mi sia trovato da subito a mio agio"
"Vale lo stesso per me"
Eravamo sul divano, lui steso su un fianco con un braccio sul cuscino e l'altro che circondava la mia figura stesa accanto a lui.
"Grazie per avermi riportata a casa questo fine settimana. Ne avevo bisogno"
Lui mi guardò e mi strinse ancora di più
"Non c'è di che" disse dandomi un bacio sulla guancia
"Domani rivedrò mio fratello. Me lo ha chiesto per messaggio mentre eravamo in viaggio"
Mirko silenziò la tv, mi spostò con delicatezza e si sedette a gambe incrociate sul divano per poter osservarmi meglio.
Lo imitai e iniziai a parlare a ruota libera.
"È da circa un anno che non lo vedo. Mi ha informata che da pochi mesi è pendolare, sta a Milano il più delle volte dalla sua ragazza. Mi dispiace aver perso i rapporti con lui, era l'unica persona che più si avvicinava all'idea di famiglia"
Lui rimase in silenzio e mi ascoltò, sembrava pendere dalle mie labbra.
"Mia madre, la mia unica ragione effettiva di vita, è mancata a seguito di un incidente ormai quasi due anni fa. Dopo ciò ci siamo persi tutti. Io qui a studiare, mio fratello Luca a spasso per il mondo in cerca di lavoro e mio padre che non ho idea di che fine abbia fatto. L'ultima volta lo trovai in mezzo a varie bottiglie, con una donna che probabilmente lo ha aiutato a mettersi almeno in piedi per il mio arrivo. Non ho mai provato così tanta tristezza per una persona, non che lui fosse uno di quei genitori da ammirare, anzi, non ha mai degnato di uno sguardo nè me nè Luca"
"Cazzo, mi dispiace davvero. Tuo padre dove sta adesso? Lo sai?"
"Sempre a Genova"
"Devi ritornarci"
Lo guardai stranita.
"Ti sei perso l'ultimo pezzo dove lo denigravo o?"
Lui mi guardò di traverso
"Alice. È a Genova ed è tuo padre. Che tu lo voglia o no, lo è e lo resterà sempre. Ho capito che il legame che avevi con tua madre era sicuramente migliore di questo, ma adesso è l'unico che c'è. La tua mamma vorrebbe vederti serena e sinceramente anche io.
Sai cosa significa avere un padre e avere la possibilità di poterlo rivedere?"
"Si ma ho sbagliato, l'ho tagliato fuori dalla mia vita e lui ha fatto lo stesso con me"
"Avete sbagliato entrambi, ma questo non significa che sia troppo tardi per rimediare. Sono cresciuto senza un padre e se non avessi avuto mia madre vicino non so se ora sarei qui con te su questo divano. Lei ha avuto le spalle grandi per due, tuo padre ha bisogno di una mano.
Tu hai perso la mamma, lui la moglie e due figli in un colpo solo"
Quelle parole furono rivelatrici per quanto dure, mi fecero riflettere a fondo.
"Non credo di riuscirci"
"Ne dovresti parlare con tuo fratello. Quando lo vedrai?"
"Domani dopo lezione"
"Perfetto allora. Discutetene, capite cosa è meglio per voi due"
"Puoi venire anche tu domani?"
"Ti accompagno da lui volentieri, ma ci devi parlare tu" disse guardandomi
"Va bene, però non mi lasciare sola"
"Te lo prometto amore" disse abbracciandomi.
Il pomeriggio dopo tornai a casa dall'università, il tempo di fare una doccia e avvisare Lia di ciò che sarebbe accaduto nell'arco delle prossime ore ed ecco il campanello pronto a riportarmi alla dura realtà.
"Allora? Pronta?" disse il moro davanti a me
"E ciao anche a te" dissi invitandolo ad entrare
"Che tono scoraggiato, non abbiamo manco messo piede fuori dalla porta"
"So già che sarà un fiasco"
"Dagli una chance"
"Condivido con Mirko" disse Lia entrando in soggiorno.
Il ragazzo mi prese per mano e mi accompagnò sull'uscio della porta.
Fuori da casa iniziai a sudare freddo.
"Non voglio farlo" dissi lasciando la mano di Mirko per poi tornare indietro
"Dove stai andando?"
"A casa"
"Ma smettila" disse il ragazzo
"Guardami" aggiunse.
Lo guardai con un'espressione piatta
"È questione di poco ed è per il tuo bene. Puoi riavere, anche se solo in parte, un legame con la tua famiglia. Hai un'opportunità non da poco davanti a te, non buttarla via per paura"
Lo abbraccia forte forte, se non ci fosse stato lui probabilmente non avrei avuto neanche il coraggio di presentarmi lì.
Feci un bel respiro profondo, mi girai ancora una volta verso Mirko che si era messo accanto ad un muro per ricevere nuovamente sostegno dal suo sguardo.
Sembrava un padre orgoglioso che osserva la figlia compiere i primi passi, quel luccichio negli occhi mi fece capire che probabilmente avrebbe voluto anche lui avere la mia stessa opportunità e che, forse, avrei dovuto iniziare ad apprezzare il fatto di avere ancora un papà seppur con i suoi numerosi difetti.
Mio fratello era davanti a me, appena mi vide sorrise venendomi incontro esitante invitandomi a prendere posto al tavolino del bar in cui mi aspettava.
"Bhe che dire, ti trovo benone sorellina"
disse con il solito tono da saccente
"Si può dire lo stesso di te, l'amore ti ha fatto bene"
"Oh puoi dirlo forte, Sara è una ragazza d'oro e non vedo l'ora di fartela conoscere. E tu? Come stai? Anche tu sei stata colpita da qualche freccia a cuore oppure no?"
"Sto bene, non mi lamento. Ho trovato una persona molto speciale e ne sono davvero felice"
"Come si chiama il fortunato?"
"Mirko"
"Perché stasera non venite a cena da noi?"
"Noi?"
"Si, io e Sara abbiamo preso in affitto un piccolo appartamento in Ticinese. Niente di che eh, però almeno siamo insieme"
Rimasi in silenzio per un po' e poi annuii
"Mettendo da parte i pettegolezzi, vorrei parlarti di una cosa piuttosto seria" dissi.
"Aia, di solito quando usi quel tono non è mai qualcosa di bello"
"Smettila di parlare come se fossimo i fratellini perfetti che fino a ieri ci siamo sentiti per messaggio una volta al mese ad esagerare"
"Non fare l'acida come sempre, resti mia sorella e ti conosco molto più di quanto tu possa pensare"
"Come vuoi. Posso parlare?"
"Vai"
"Si tratta di papà"
Lui si alzò
"Scusami dove vai? Non ho neanche iniziato"
"Non me lo devi nominare, mi spiace. Io con lui ho chiuso e se non ricordo male pure tu, che cosa ti è successo? Sensi di colpa?"
"Puoi smetterla di fare l'idiota come tuo solito per un secondo e ascoltarmi? Non è semplice neanche per me"
Lui mi squadrò brevemente per poi sedersi nuovamente al tavolo.
"Allora perché me lo stai chiedendo se neanche tu sai quello che vuoi?" mi chiese.
"Io so quello che voglio e voglio una famiglia"
"Non farmi ridere per cortesia" disse imitando una falsa risata
"Vuoi dirmi che non ti sei sentito solo dopo l'incidente di mamma? Che non hai bisogno di un genitore che ti dia il suo sostegno?"
"Voglio dire che ovviamente ne avrei avuto bisogno, magari quando serviva però. Non adesso che ho la mia vita e che mi sono fatto in quattro per tirare avanti. Non biasimarmi, anche tu provi lo stesso"
"Siamo scappati. Letteralmente. Da quanto non lo senti? Ti sto solo chiedendo di fare l'uomo che lui non è mai stato, di andare insieme a trovarlo almeno per rivedere la casa"
Lui rimase in silenzio
"Dammi del tempo per pensarci almeno"
Annuii stringendogli la mano
Lui sorrise leggermente
"Vi aspetto stasera"
"D'accordo"
Feci per alzarmi quando mi chiamò
"Alice?"
Mi girai in attesa di qualche insulto dei suoi
"Mi ha fatto piacere rivederti"
Sorrisi al commento inaspettato
"Anche a me"
Tornai da Mirko per raccontargli tutto
"Mi dispiace solo che ti sia ritrovato intrappolato in questa cena romantica di stasera"
"Ovunque ci sia tu io sto bene, non farti problemi. Piuttosto, come stai?"
disse il moro accendendo la macchina
"Mi sento sollevata. È stato strano rivederlo e sentire che c'è ancora del feeling fraterno"
Lui sorrise
"Te l'avevo detto. L'amore tra fratelli difficilmente svanisce, è tutto quello che la gente un po' sfigatella come noi ha"
"Tu vai d'accordo con tuo fratello?"
"Oh, certo. Poi io e te siamo i fratelli minori e quindi è anche meglio, siamo cresciuti sulle loro orme. Ti dovrò far conoscere i miei nipotini, secondo me ci andresti un sacco d'accordo"
"Volentieri" dissi guardandolo mentre guidava
"Mirko"
Lui si voltò di poco mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.
"Grazie. Senza di te non so se ce l'avrei fatta"
"Non devi ringraziarmi. Per me è una gioia vederti sorridere e saperti serena"
Portai la mano al suo viso per accarezzarlo mentre lui fece partire della musica e in quel momento mi resi davvero conto di quanto fossi fortunata

Mirko o Rkomi?Donde viven las historias. Descúbrelo ahora