Capitolo 10

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La mattina seguente iniziò in un modo piuttosto strano.
Lia era uscita a correre sul lungo mare insieme a Lillo e in casa gli unici svegli eravamo io e Mirko.
Questo era già in cucina seduto al tavolo con la sua tazzina di caffè davanti, ma sembrava completamente assente.
Mi avvicinai piano e lo abbracciai, ma a confronto il gelo artico sembrò meno pungente.
Non ricambiò minimamente l'affetto ricevuto, continuò a fissare la tazzina senza proferire mezza parola.
"Che ti succede?" chiesi a quel punto
"Non capisco, in che senso?"
"Sembri strano, sei sicuro di star bene?"
Piombò il silenzio e rimasi senza una risposta alla mia domanda.
"C'è ancora del caffè se vuoi, ne ho fatto in più sbagliando. Sbaglio spesso"
Lo guardai confusa
"Che vuoi dire?"
"Dimmelo tu" disse girandosi di poco per guardarmi finalmente in viso.
"Mirko smettila di fare il misterioso e dimmi che cosa ti prende questa mattina per cortesia"
Lui si alzò di scatto avvicinandosi a me con un modo insolito, brusco, non da lui.
"Tu mi nascondi pezzi della tua vita e poi sarei io quello misterioso? Abbiamo litigato perché insistevi tanto per sapere del mio passato, mi hai dato del bambino capriccioso e poi tu fai lo stesso. Complimenti per la coerenza"
disse alzando il tono di voce
"Abbassa la voce o sveglierai tutti" dissi avvicinando la porta della cucina
"Non me ne frega un cazzo"
"Senti mi sembri esagerato"
Lui mi guardò spalancando gli occhi, non erano del solito verde.
Erano più scuri e spenti, feci fatica a riconoscere la persona che avevo davanti in quel momento.
"Come scusami? Io ti sembro esagerato? Devo ricordarti come hai reagito tu?"
"Te ne avrei parlato, solo non qui e non adesso"
"E quando? Direttamente sull'altare il giorno del matrimonio per smorzare l'attesa?"
"No, avrei aspettato di tornare a Milano"
"Certo come no, ti ho sentita ieri sera mentre ne parlavi con Lia e dicevi che non mi avresti mai detto nulla perché temi un mio giudizio.
È così Alice, non girarci intorno. Tu temi il mio giudizio e non me lo avresti detto se non ti avessi sentita"
"Hai origliato? Sei incredibile"
"Ti ricordo che lo hai fatto anche tu, cara"
"Si perché temevo potessero farti del male"
"Hai detto che non ti fidi di me"
"Ho detto che non avrei voluto parlartene ancora, non che non te ne avrei mai parlato"
"Quindi è vero, pensi che io possa giudicarti solo perché mi consideri diverso?"
"Si è vero lo penso, ma non ti credo diverso"
Lui si girò di fretta per prendere una sigaretta dal pacchetto sul tavolo, mi superò senza problemi per aprire la porta e avviarsi fuori.
"Dove stai andando?" chiesi cercando invano di interromperlo prima che uscisse
"Non sono affari tuoi, per me la conversazione finisce qui"
"Puoi ascoltarmi per favore"
"Lo avrei fatto prima, volentieri. Adesso ho bisogno di aria"
Aprì la porta e scese le scale di fretta
"Mirko" dissi seguendolo per poco.
Lui non si voltò, aprì il protone infilandosi la giacca a vento e sparì.
Ritornai in casa con gli occhi lucidi.
"Quanto sono idiota" sussurrai a voce bassa
"Che è successo? Perché saresti idiota?" chiese una voce alla mie spalle.
Era Andrea.
Forzai un sorriso e cercai di evitare la conversazione.
"Nulla, mi sono dimenticata di avvisare Lia per una cosa. Non era mia intenzione svegliarti, è ancora presto"
"Non ti preoccupare ero già sveglio, sei sicura che sia tutto ok? Mirko dov'è?"
"Tutto alla grande, è uscito a fare un giro. Gli piace uscire presto, almeno il resto della giornata se lo gode in tranquillità"
Misi fine a quel discorso e uscii sul balcone.
Provai a chiamare Mirko una cosa come dieci volte, ma non rispose mai.
Mi rassegnai, presi una sedia e mi misi seduta tenendo la testa fra le mani cercando di calmarmi.
"Non voglio impicciarmi, so che non sono affari miei ma non riesco a fare finta di nulla se qualcuno sta male. Ho sentito urlare Mirko prima e poi la porta sbattere...non credo sia tutto ok tra voi ora come ora, magari mi sbaglio però.."
Mi girai verso Andrea
"Non mi va di parlarne, scusami"
"Ti farebbe bene invece"
Esitai un attimo
"Gli ho nascosto delle cose abbastanza importanti su di me e non l'ha presa bene"
"Capisco, dipende anche da cosa gli hai tenuto nascosto"
"La relazione con mio padre e la mia famiglia in generale. Il perché tornare a Genova per me sia un punto dolente, ma anche piacevole"
"Perché lo è?"
"Perché ho dei bei ricordi, ma non riesco a passare su certi aspetti del mio passato e quindi questo senso piacevole svanisce subito"
"E tuo papà? Fa parte di questi bei ricordi"
"No, lui no. Lui è quello che fa cambiare tutto. Non ha mai rappresentato qualcosa di bello, anzi. La maggior parte dei miei problemi sono iniziati proprio da lui"
"Ti capisco, vedi che hai fatto bene a parlarne però?"
Sorrisi e annuii
"Stai meglio un po'?"
"Si, grazie"
"Quello che ti consiglio è di valutare bene quello che stai facendo e di capire cosa per te significhi realmente il concetto di famiglia"
Avrei voluto rispondere raccontando tutta la storia, ma la figura di Mirko si palesò davanti a noi.
"Quando avete finito di scambiarvi i segreti giù c'è Mario che ci sta aspettando per andare al mare. Sempre che non sia di intralcio a questo fantastico quadretto"
"Mirko" disse Andrea avvicinandosi al moro
"Nono, niente Mirko. Anzi, grazie che finalmente sei riuscito a farla parlare. Io non riesco, pensa. Mi teme e sono il suo ragazzo o ero. Non lo so, Alice cosa sono?" disse con un tono strafottente.
Mi alzai imbestialita, era troppo.
Avrei anche sopportato la sua sfuriata iniziale perché aveva tutte le ragioni del mondo, ma non poteva permettersi di prendersi gioco di me in quel modo e per giunta davanti ai suoi amici.
"Sei uno stronzo, ecco cosa sei" dissi rientrando in casa per raggiungere Mario.
Lo sentii ridere amaramente
"Hai esagerato" disse Andrea rivolto verso di lui
"Dai, vai a consolarla tu. Ti riesce bene come cosa"
"Ma si può sapere che cosa ti prende? Oggi sei insopportabile. Vedi di riprenderti Mirko"
Avrei voluto sentire il resto della conversazione, ma non ne valeva la pena rimanere ad ascoltare le sue pessime battute.
Arrivammo in spiaggia per goderci l'ultima giornata di gita e il clima era piuttosto teso.
Andrea spiegò velocemente a Mario la situazione e io la spiegai a Lia.
Entrambi furono capaci di evitare qualsiasi gaffe per lasciare la situazione tra me e Mirko il più gestibile possibile.
Lia fu titubante per un attimo, avrebbe voluto rispondere a tono al moro che se ne stava isolato a riva.
La ringraziai per il suo supporto, come sempre, ma la invitai a divertirsi il più possibile con Lillo e non pensare a me.
Me la sarei cavata da sola, dopotutto era un litigio come un altro.
Mentre i ragazzi erano sul pedalò e la nuova coppia stava facendo un bagno, mi misi a cercare con lo sguardo Mirko.
Non riuscivo a stargli lontana in quel modo, sapendo che tra noi c'era quel clima di tensione così pesante.
Non riuscii a vederlo, così decisi di stendere il telo e prendere un po' di sole per distrarmi e smettere di pensare.
"È libero qui?"
Mi girai verso la voce e riconobbi subito la figura di quella dannata sera.
"Ancora tu, ma che cosa vuoi da me?"
"La spiaggia è di tutti se non erro"
"Ci sono spazi ovunque, proprio qui ti devi fermare? Cosa ci fai poi a Genova?"
"Ho sentito che vi stavate organizzando. Calvairate è piccola e le voci girano. Sai, venivamo spesso qui con Mario e Mirko"
"Mi puoi spiegare chi sei per favore?"
"Risparmia fiato"
Ecco la voce che speravo più di ogni cosa al mondo di sentire.
"Ah ecco il nostro eroe. Che cera, hai bisogno di rifornimento Mirketto?"
"Vattene via" disse il moro a denti stretti
"Aggressivo come sempre"
"Tu non hai capito proprio un cazzo. Te ne devi andare e devi lasciarla in pace, è l'ultima volta che te lo dico. Prega per te che non ce ne sia una prossima"
L'altro ragazzo raccolse il suo telo e se ne andò senza dire una parola
"Ma come fai" dissi allibita
Lui scosse la testa e poi mi guardò
"Ti ha fatto qualcosa?" chiese a bassa voce
"No, lui no"
Lo guardai sperando capisse che stavo aspettando una sua mossa, una qualsiasi.
Zero.
"Va bhe" sospirai.
Mi alzai per andare a fare una passeggiata, ma la sua mano sfiorò la mia per richiamare la mia attenzione.
Lo guardai amareggiata e lui mi baciò.
La sua mano si spostò delicatamente sul mio viso che strinse piano.
"Ti odio" sussurrai
"Si ti amo anche io da morire" rispose lui.
"No dico sul serio, ti sei comportato da bambino. Sono stata in ansia perché sei sparito senza avvisare per poi fare una scenata ad Andrea senza motivo. In più mi hai tenuto il muso per tutta la giornata" dissi scostandomi leggermente.
Lui mi riavvicinò a sè
"Sono dispiaciuto per aver reagito in quel modo così infantile, scusami. Avrei dovuto lasciarti tempo, ma sono sempre il solito esagerato e...pensare che non ti fidi di me mi ha deluso"
Lo guardai e lo abbracciai ancora più forte.
"Sto solo imparando a conoscere il vero Mirko, non voglio che pensi che io non mi fidi di te. È un argomento delicato, ancora troppo difficile per me da digerire. Ti prometto che una volta a casa ne discuteremo, sono pronta a farlo per te"
"Non devi farlo per forza" disse guardandomi con occhi tristi
"Sono stato io ad esagerare, mi è solo parso che ti sentissi quasi più a tuo agio con Andre che con me e lì non ci ho visto più" aggiunse con un filo di voce.
Gli accarezzai il viso per poi riportarlo dolcemente verso di me.
"Mi ha solo aiutata a capire che certe cose devo esternarle con qualcuno, altrimenti mi soffocheranno prima o poi. Quel qualcuno però sarai sempre e solo tu, di questo non devi mai avere dubbi"
Lui sorrise, finalmente in quel sorriso ebbi il privilegio di vedere il Mirko di sempre sotto la luce più luminosa.
È lì che realizzai che era finalmente arrivato il momento di condividere davvero la mia vita con qualcuno, con lui.

Mirko o Rkomi?Where stories live. Discover now