Capitolo 19

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La giornata era volata via tra la stesura della tesi e la compagnia di Lia ed era giunta l'ora di rientrare a casa e concedersi finalmente un po' di relax.
Quando misi le chiavi nella toppa e mi accorsi di dover dare più di un giro per aprire, capii che Mirko ancora non era tornato.
Lavorava tanto, anche troppo ultimamente.
Erano rare le sere che passavamo assieme come ai primi tempi.
Prima era tutto più spontaneo e carico di quella giusta dose di ingenuità che aveva facilitato l'espressione dei sentimenti che provavamo l'uno per l'altro, invece adesso la sera era diventata un lento e monotono ritornello stonato che non si incastrava più nel nostro mondo.
Eravamo insieme, certo, ma ognuno per conto suo.
Mirko tornava ad orari sempre più improponibili, era sfinito dalla giornata e finiva con l'addormentarsi piuttosto spaesato sul divano.
Io ero altrettanto provata dall'impegno universitario che aveva raggiunto un peso da sopportare non indifferente.
La stanchezza ci portava ad essere più introversi e spesso anche più suscettibili, le incomprensioni più banali finivano con il trasformarsi in vere e proprie litigate.
Quella sera, in particolare, ricordo che lo aspettai sveglia fino alle 2:00 credendo gli facesse piacere essere comunque accolto per bene dopo una giornata intensa al lavoro.
"Che ci fai ancora in piedi?", disse levandosi la giacca e proseguendo verso la cucina.
"Ti aspettavo", risposi mezza assonnata sul divano.
"Non devi, te l'ho ripetuto più volte che ultimamente tardo sempre di più dallo studio"
Quel tono così acido proprio non riuscivo ad affibbiarglielo, lui non era così.
"Ma che ti prende? Non ti fa piacere?", dissi alzando appena la testa nella sua direzione.
Nonostante tutto lui non guardò mai verso di me.
"Non ho detto questo. Dico solo che non ha molto senso. Siamo a pezzi entrambi", disse poi sfregandosi gli occhi.
Erano rossi e molto gonfi, probabilmente per la stanchezza pensai.
Poi però sentii uno strano odore provenire dalla giacca che aveva appeso poco lontano da me e iniziai a insospettirmi.
"Mirko, hai per caso fumato?"
Nessuna risposta.
"Questa sera dormo sul divano", asserì serio dopo qualche minuto.
"Ti ho fatto una domanda"
"Buonanotte"
Mi alzai per andare verso di lui, gli indicai gli occhi e poi lo guardai.
"Rispondimi"
Lui mi fissò per la prima volta da quando era entrato con un'espressione che non riuscii a decifrare, mista tra rabbia e fastidio.
"Lasciami stare", disse poi superandomi per sistemare le coperte
"Non sono cretina, hai la giacca che sa di fumo, due occhi spaventosi e non vuoi dormire nel letto. Stai andando avanti così da un pezzo e sto iniziando a preoccuparmi"
Lui si girò di scatto
"Non ho bisogno della mamma che mi controlla, so badare a me stesso. Adesso finiscila perché stai esagerando come tuo solito"
Rimasi sbalordita da quelle parole.
"Io mi preoccupo per te e sarei esagerata?"
"Tu non ti preoccupi per me, tu mi assilli che è diverso Alice"
"Non sono io quella che si fuma chissà quante canne prima di tornare a casa dalla ragazza che non vede quasi mai per poi collassare miseramente sul divano stando da cani"
"Ah siamo arrivati alla parte della predica?"
"Ti consiglio di cambiare tono perché non sei nella posizione di pretendere alcun tipo di ragione"
"Io pretendo solo che tu non mi stia con il fiato sul collo e invece non capisci mai quando oltrepassi il limite"
"Non sto oltrepassando alcun limite, non mi sembra di averti mai ostacolato in niente. Ti ho sempre supportato e ho appoggiato ogni tua idea, ma adesso sono preoccupata per la tua salute. Fine"
"Smettila di fare la crocerossina, non c'è niente che io non abbia sotto controllo"
"Mirko, sei collassato senza sensi su quel divano ad ogni tuo rientro da una settimana a questa parte. Pensi che non me ne sia accorta?"
"Ma cosa vuoi da me?"
Respirai a fondo prima di rispondere, dovevo dosare le parole con lui in questo momento perché non era lucido.
"Voglio solo che ritorni il mio Mirko", dissi con un filo di voce.
"Basta stronzate, sono sempre io"
"No, non lo sei. Da quanto non dormiamo insieme? Da quanto non passiamo del tempo insieme?"
"Mio dio, Alice basta. Ho la mia vita e lo sai"
"Non ti sto chiedendo di cambiarla, ne sono consapevole e voglio solo che tu stia bene"
"Sto bene quando non sono con te che mi assilli in questo modo!"
La sua voce si era alzata e la sua espressione si era fatta più rigida.
Mirko stava bene senza di me?
Lo guardai qualche secondo, misi la felpa, presi la borsa e prima di uscire di casa mi girai verso la sua figura quasi coricata sulla sedia.
"Dove stai andando?", chiese a fatica rivolgendomi appena uno sguardo.
"Non te ne deve importare nulla. Dato che stai bene quando non ci sono io che ti assillo, esaudisco il tuo desiderio e ti lascio libero"
"Alice, è notte. Non fare stronzate"
Aprii la porta ignorandolo e me la tirai dietro provocando un forte trambusto.
A metà scale sentii la serratura scattare e Mirko uscire, ma proseguii senza fermarmi
"Alice torna su, cazzo!"
E poi ancora dei colpi, probabilmente calci alla porta.
Le lacrime iniziarono ad annebbiarmi la vista, mi faceva male il cuore, avvertivo un senso di nausea fortissimo e desideravo solo sprofondare.
Le strade erano troppo buie e facevo fatica a camminare.
"Che succede?" sentii dire dietro di me.
Mi voltai appena tirando su il cappuccio della felpa e riconoscendo la voce.
"Edoardo vattene, non è il momento ed è notte fonda"
Questa volta sembrava davvero preoccupato.
Aveva iniziato a tremare facendo vagare il suo sguardo impanicato su di me
"Che ti prende? Cosa ci fai qui? Perché piangi?"
"Sei serio? Prima fai lo stronzo e adesso ti importa qualcosa di me?", dissi guardandolo storto.
"Senti, sarò stato pure un bastardo, ma non ti lascio vagare in lacrime di notte da sola. Chiaro? Quindi ora mi dici che ti è successo oppure resto in mezzo ai piedi fino a quando non parli"
"È un ricatto?"
"Alice", disse spazientito.
"Non voglio parlarne"
"Eh va bene. Dimmi solo se hai un posto dove stare adesso"
Annuii, "Torno dalla mia ex coinquilina"
"Ti accompagno"
"So camminare"
"Non era una domanda. Andiamo"
Era serioso, sembrava ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto nemmeno a lui.
Mi offrì il suo braccio che inizialmente rifiutai, ma poco dopo strinsi forte quasi come se avessi bisogno di un sostegno per darmi la forza necessaria che necessitavo in quel momento.
Si tolse la giacca che aveva addosso e la mise sopra le mie spalle.
"Non è necessario, ho la mia felpa", dissi con più calma.
"Si gela, non voglio che ti ammali", rispose deciso.
Lo guardai in silenzio per tutto il tragitto, provai uno strano sollievo nell'averlo incontrato proprio in quel momento e sorrisi senza farmi notare.

• Buonasera cari 💕
Aggiorno oggi dopo una giornata di fuoco tra università e impegni vari, non mi odiateee. Giuro che siamo quasi agli sgoccioli, pochi capitoli ancora e finalmente vedremo la luce!
Colpo di scena 👀 questo Edoardo è sempre in mezzo, secondo voi cosa succede alla nostra Alice adesso?
Siete curiosi?🍃 Ditemi un po'!
Vi mando un bacio e vi auguro una buona serata
Love u
A.

Mirko o Rkomi?Onde histórias criam vida. Descubra agora