capitolo 1: dipinti di van gogh, mozziconi di sigarette e daegu sotto la pioggia

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[ Fast Car, cover di
Birdy nei media ]

❝ Siamo tutti un po' strani in fondo ❞

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Siamo tutti un po' strani in fondo

[...]

Una delle cose che più infastidivano Yoongi era ritrovarsi tra le mani il barattolo di zucchero completamente vuoto il lunedì mattina; ciò significava che era costretto a bere il suo solito caffè mattutino amaro, con un sapore acre e un retrogusto pessimo. La giornata era già iniziata nei peggiori dei modi e il suo stato d'animo era paragonabile all'avere un ago in un dito. Dopo aver fatto una smorfia al termine dell'ultimo sorso, si avviò verso il bagno e sperò con tutto il cuore che quel giorno non facesse così schifo.
Yoongi era un ragazzo incompreso: amava le canzoni dei Nirvana, il suono dei vinili a quello dei cd, le marlboro rosse, il post-impressionismo, Van Gogh e Cézanne, e il mondo gli sembrava - giorno dopo giorno - sempre più grigio. Aveva ventitré anni e già così tanti problemi, così tante sigarette fumate per cercare di colmare i vuoti dei suoi giorni monotoni.

La monotonia, Min Yoongi odiava la monotonia. La sua vita era un ripetersi di situazioni asettiche, chiacchiere inutili e fallimenti. In realtà i fallimenti erano la cosa che più lo terrorizzavano; il solo pensiero di poter ancora una volta fallire, di essere un'altra delusione per sé stesso e gli altri, lo angosciava: lo stomaco gli si contorceva dentro e il petto gli faceva male. Così rifiutava tutte le occasioni che forse gli avrebbero reso migliore il suo stile di vita. E invece eccolo davanti allo specchio, con i suoi occhi spaventosamente infossati, la pelle ruvida e pallida e con un forte desiderio di scomparire da quel posto.

Aveva infilato il suo pacchetto di sigarette nella tasca posteriore dei suoi jeans blu di seconda mano, presi dal negozio dell'usato infondo alla strada. Contò i pochi spicci che aveva nel portafoglio e sospirò frustrato, maledicendosi per aver speso le ultime banconote che gli restavano per comprare due bottiglie di soju al minimarket la sera precedente. Ogni lunedì mattina era così: sempre la stessa storia e sempre la solita monotonia.
Quel che realmente gli serviva era un cambiamento, qualcosa fuori dal comune, qualcosa che lo allontanasse dalla vita di ogni giorno e lo facesse sentire più libero. Solo qualcosa, Yoongi non sapeva ancora di che si trattasse, o chi fosse, ma sentiva che stava aspettando un qualcosa capace di portargli finalmente una svolta nella sua vita e allora forse non avrebbe più continuato a leggere quella pagina del libro che oramai conosceva a memoria.

La città che si estendeva davanti ai suoi occhi stanchi e rossi a causa delle tante notti insonni era solo una moltitidine di enormi edifici grigi, persone che andavano di fretta e chissà dove tra un marciapiede e l'altro, e smog proveniente dal tubo di scarico delle automobili ferme già da un pezzo nel traffico delle strade di Deagu. La sua città, nonostante tutto, era l'unica cosa che non gli dispiaceva affatto e che stranamente non trovava poi così tanto triste. Certo, nulla di nuovo, era un ammasso di cemento e suoni di clacson come tanti, ma si era affezionato o meglio si era abituato all'idea che quella fosse l'unica utopia che poteva permettersi.

aveva un cuore di carta cucito nel pettoWhere stories live. Discover now