SOLISTA

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La mia carriera da solista iniziò insieme alla mia vita da persona sola.

L’appartamento che mi aveva trovato Gary era ufficialmente diventato casa mia. Fu un sollievo lasciarmi alle spalle la vita da albergo, ma dopo l’entusiasmo iniziale mi ritrovai in difficoltà ad essere l’unico abitante di cinque stanze. Il cibo era soltanto per me, non avevo orari da rispettare, il bagno era sempre libero. Di conseguenza, non sapevo mai cosa mangiare, il sonno era diventato un’entità sconosciuta e per litigare con qualcuno dovevo telefonare a mia sorella Maggie che era sempre troppo felice di sentirmi.

L’arredamento era la cosa che mi deprimeva di più. Cercare i mobili sarebbe dovuta essere una distrazione da tutti i miei problemi, invece era una fonte di stress. Non avevo gusto e sceglievo le cose senza criterio, nel giro di poche settimane mi ritrovai in una casa tanto invivibile quanto i miei pensieri. Non potevo soffermarmi a guardarla senza che mi venisse da piangere per il nervoso e una mattina, durante uno dei miei colpi di testa, mi misi a pitturare ogni mobile dello stesso colore. Non saprei dire se l’aspetto era oggettivamente migliorato o se ero io a starmi affezionando, ma fatto sta che ritrovai la mia pace e non lottai più con l’appartamento.

Non avevo mai smesso di scrivere. Era l’unica cosa che facevo dalla mattina alla sera, ma iniziai a rileggere tutto quello che avevo buttato giù, solo dopo che mi fui ambientato. L’argomento era sempre lo stesso, i miei pensieri erano un garbuglio di parole che giravano in tondo, ma il mio nuovo album era tutto lì. Dovevo soltanto aggrapparmi alle frasi giuste e tirare finché non avrei districato le canzoni di cui avevo bisogno.

Tornai in studio, incisi le prime demo. Gary mi presentò al mio nuovo team di lavoro ed io mi convertii in via definitiva al pop, abbandonando il rock dei J-EY. Una volta preparato l’album, lo feci sentire al capo della Gibbs che ne fu entusiasta. Scelse il singolo di cui avremmo girato il video musicale, il brano meno deprimente di tutti, e si mise comodo alla sua scrivania per farmi una domanda molto seria.

“Charlie.”

Mi venne da deglutire. “Sì?”

“Sai ballare?”

* * *

I hate it when I dream

When I dream about you now

We used to be so close

But everything went tootoo down

I dream about your laugh,

About your life, about our jokes

But every time I wake up

I can’t call you anymore

Presentare una canzone al Barbra’s Talking Show era un rito, ormai. Mi trovavo al centro del palcoscenico e, per la prima volta nella storia della mia breve carriera, i miei passi di danza non erano dettati dall’entusiasmo ma da una coreografia ben precisa. Dietro di me c’era un trio di ballerine professioniste, ma miracolosamente riuscivo a non sfigurare.

People from the past

They come to ghostinya

Many years have passed by

But they hurt us every time

THE LOVING ONEOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz