VI. Vecchio amico

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Gli ippocampi giunsero alla baia di Long Island qualche minuto dopo essere stati chiamati.
Percy aveva la mano che sfiorava la superficie cristallina del laghetto delle canoe, in modo che avessero un punto a cui giungere.
Arcobaleno fu il primo, grosso come sempre, e quando vide il figlio di Poseidone nitrì contento.
"Anche per me è un piacere rivederti!" esclamò Percy, carezzandogli il muso colorato.
Achille lanciò un'occhiata ai due magnifici animali e la sua espressione accigliata fu sostituita da una ammirata.
Fu come se per un istante la sua maschera fosse caduta, sostituita da una vera emozione.
Percy lo aveva visto farlo solo un'altra volta: quando era arrivato al Campo il giorno prima e aveva gridato il nome di Patroclo.
Se ogni emozione del Pelide era impostata come le pagine di un copione, il dolore e la rabbia che aveva espresso in quel momento non lo erano affatto.
Ricordava la sua voce quando aveva detto che Patroclo era la cosa a cui teneva di più.
"Tyson?" proseguì Percy, sentendo nella sua mente la voce di Arcobaleno "Sta benone! Credo sia tu quello con più possibilità di vederlo, in realtà, se fai un salto al palazzo di mio padre"
"Aspetta" lo interruppe Achille "tu riesci a comunicare con la creatura?"
Ippocampo!, sbuffò Arcobaleno.
Percy sorrise.
"Vantaggi di essere figlio di Poseidone"
"Mia madre è Teti" continuò l'altro "e io non ho questi vantaggi"
"Tu sei invincibile"
"Lo eri anche tu"
"Allora direi che sono proprio il più forte tra i due eh?"
Achille fece un fugace sorriso.
Percy saltò sulla groppa di Arcobaleno, mentre l'altro lo imitava.
Il figlio di Poseidone disse le coordinate del porto più vicino a West Point, dove c'era l'abitazione dei Chase, e così i due ippocampi partirono solcando le onde.
Il viaggio non sarebbe durato molto, anche perchè i due cavalli marini erano davvero veloci.
Ma Percy era iperattivo e doveva trovare qualcosa da fare.
Si voltò verso Achille e lo vide con la sua solita espressione accigliata che osservava le onde.
I lunghi capelli biondi erano mossi dal vento e i suoi occhi sembravano fendere le onde schiumose, come se gli avessero fatto chissà quale torto.
Sembrava così immobile che pareva essere in posa per un quadro.
"A cosa pensi?" si lasciò sfuggire.
Stranamente, l'occhiata azzurra che gli lanciò non era dura come le precedenti.
"Ai miei cavalli" raccontò "si chiamavano Balios e Xanthos. Erano più veloci del vento"
"Ti mancano?"
Achille non rispose.
"Dunque chi è il vecchio amico che hai citato prima?" domandò dopo un po'.
Percy si mise a guardare l'orizzonte che era costituito dall'infinità del mare.
"Si chiama Jason" disse "è un altro semidio. Passa l'anno scolastico in California, dall'altra parte del Paese, ma gli ho mandato un messaggio-Iride"
"Come arriverà qui? Io e Patroclo ci abbiamo messo un intero anno per arrivare nella tua città"
Il figlio di Poseidone rise.
"La California non è lontana come la Grecia" commentò, poi sorrise "Jason adora fare entrate trionfali. Lo vedrai"
Qualcosa non va, nitrì Arcobaleno nella sua mente, c'è qualcosa di strano nell'acqua.
"Che cosa?" domandò.
Achille si voltò a guardarlo.
"Cosa ti sta dicendo?" volle sapere.
"Dice che l'acqua ha qualcosa che non va" spiegò, guardandosi intorno.
Non sembrava esserci nulla di strano sulla superficie dell'oceano.
Sperò non si trattasse di un mostro, perchè non erano partiti nemmeno da mezz'ora.
All'improvviso l'acqua esplose.
"Perchè non sto mai zitto?" borbottò Percy, infilando la mano in tasca e sguainando Vortice.
Achille aveva già sfoderato la spada e aveva lanciato il suo ippocampo verso l'onda che si era creata.
No, non era un'onda, realizzò Percy, era un serpente enorme.
Aveva delle grosse volute che spuntavano dal dorso, scure come petrolio, così come i lunghi denti affilati.
"Che diavolo è?" domandò.
Un mostro!, nitrì Arcobaleno terrorizzato.
Percy decise che Arcobaleno era troppo spaventato per fare alcunchè, quindi saltò giù rimanendo in equilibrio sulla cresta dell'onda.
Si fece portare fino all'altezza della testa del grosso serpente e prese a menare fendenti, mentre Achille faceva lo stesso alla base del corpo sinuoso.
Il serpente aprì le grosse fauci e Percy si tuffò di lato, ma perse la concentrazione.
L'onda sfuggì al suo controllo e quindi dovette aggrapparsi al corpo squamoso, puntando la spada.
Vortice tracciò una linea verticale mentre lui scivolava giù, macchiandosi di sangue scuro.
"Tagliagli la testa!" gridò, sperando che Achille lo sentisse sopra il frastuono della battaglia.
Il Pelide capì: spiccò un balzo impossibile e menò un fendente.
Il serpente si dissolse prima ancora che la testa mozzata toccasse la superficie dell'oceano.
"Che razza di mostro era?" domandò Percy.
Era bagnato fradicio come Achille, anche se non aveva idea di quando avesse perso la concentrazione.
"Odisseo me ne ha parlato, tempo fa, negli Inferi" spiegò il Pelide tirandosi indietro i capelli "uccise Laocoonte e i suoi figli quando lui provò ad impedire che i Troiani portassero il cavallo di legno dentro la città. Ma penso che la nostra battaglia non sia finita qui"
"Be' certo troveremo di sicuro dei mostri a custodia dell'arco..."
"No, Percy. Intendo la nostra battaglia ora"
Achille guardò dietro il figlio di Poseidone e sguainò la spada per la seconda volta.
"I serpenti erano due"
Percy si voltò e qualcosa in lui scattò.
Probabilmente fu il fatto che combattere un altro mostro avrebbe portato via del tempo prezioso, tempo che avrebbero dovuto usare per recuperare l'arco e salvare Annabeth.
Forse suo padre gli infuse un po' della sua forza divina, perchè le sue mani si mossero prima ancora che se ne rendesse conto.
Le onde si alzarono e avvilupparono il corpo del secondo serpente che si stava avvicinando sempre più velocemente, facendolo confondere con la loro intensità e gli spruzzi.
La morsa alla bocca dello stomaco si stava facendo via via più dolorosa, ma Percy non poteva mollare.
All'improvviso, un fulmine colpì l'uragano che si era creato e si sentì il suono di uno scoppio.
Il figlio di Poseidone si sentì incredibilmente stanco e si accasciò, subito sorretto da Arcobaleno che era tornato dalle profondità dell'oceano.
Il serpente era scomparso nel nulla.
"Cavolo Percy, ti lascio solo per qualche mese ed ecco che stai per essere divorato da un serpente troppo cresciuto?" fece una voce familiare.
Percy alzò lo sguardo offuscato e sorrise.
"Ce l'avrei fatta benissimo anche senza di te" replicò.
Jason Grace, in sella al suo ventus sfolgorante, ricambiò il sorriso.

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