XI. Insieme

310 20 7
                                    


"Il museo chiude fra due minuti" ripetè l'altoparlante "per favore, gli ultimi turisti sono pregati di recarsi all'uscita principale"
"Dobbiamo andarcene" disse Frank.
"Forse adesso i messaggi-Iride funzionano" commentò Percy, con lo sguardo fisso sulla spada che Achille teneva ancora in mano "la spada era il nostro lasciapassare. Forse ora possiamo contattare Annabeth"
"Percy ha ragione" disse Patroclo "dobbiamo provare"
"Ragazzi..." fece Frank.
"Lo faremo" intervenne Hazel "ma non ora. Ora dobbiamo andarcene"
"E se dovessimo rimanere vicini al quadro?" ribattè il figlio di Poseidone "E se una volta usciti dal museo avremmo perso la nostra occasione?"
"Non c'è più tempo" insistè il figlio di Marte "Achille, metti via la spada"
"No!"
"Percy, guardami"
La figlia di Plutone lo tirò per un braccio, incatenando i loro sguardi.
Gli occhi di lei erano d'oro ed erano magnifici.
"Ti prometto che funzionerà anche fuori" disse, in tono deciso "ma ora dobbiamo davvero andare. Se rimanessimo chiusi qua dentro perderemmo tempo e non arriveremmo da Annabeth"
Percy rimase in silenzio per qualche istante.
"È solo che... Okay" annuì "andiamocene"
I cinque corsero via e riuscirono ad uscire per un pelo prima che le porte automatiche si chiudessero definitivamente.
"Il monastero è abbastanza lontano da qui" disse Patroclo, dopo che si furono allontanati "io ci ho messo mezza giornata con l'aiuto di Teti"
"Propongo di accamparci per la notte" suggerì Achille "dobbiamo dormire, altrimenti non saremo utili a nessuno"
Il Meneziade fece un verso sorpreso, inarcando un sorpacciglio.
"Da qundo proponi qualcosa di assennato?" chiese.
Il Pelide gli diede un bacio.
"Nel corso dei millenni sono cambiato" si difese.
"Come no"
Poi Patroclo si rivolse agli altri tre.
"Che cos'è un messaggio-Iride?" domandò.
"Una via di comunicazione greca" spiegò Percy, allungando il collo per guardarsi intorno "dobbiamo creare un arcobaleno e, se Iride è di buon umore, con una piccola offerta ci permette di contattare chi vogliamo"
"E come creiamo un arcobaleno?"
"Con un po' d'acqua"
Il figlio di Poseidone si voltò, alla ricerca di un fiume o qualsiasi cosa che potesse sfruttare.
Se solo avesse avuto l'abitudine di portarsi dietro un prisma come faceva sempre Annabeth...
"Io ho dell'acqua" esordì Frank, all'improvviso.
Si tolse lo zaino dalle spalle e tirò fuori una bottiglietta d'acqua.
La porse a Percy, che tirò fuori una dracma dalla tasca dei pantaloni.
"Ora creiamo l'arcobaleno" disse "e poi Achille tirerà la dracma"
Il Pelide annuì e sguainò la spada, facendo come gli era stato detto.
"Oh Iride" declamò "mostraci Annabeth Chase"
La nuvoletta tremolò per un istante, come se stesse imponendo una leggera resistenza.
Andiamo, pregò Percy, funziona!
All'improvviso la resistenza cessò e comparve la figura di una ragazza.
Era accovacciata a terra, in un angolo della cella che stava diventando sempre più buia.
Aveva lo sguardo fisso a terra, con la fronte aggrotatta, come se stesse studiando un piano per scappare da lì.
Con le mani legate, stava giocherellando con la sua collana con le perle del Campo, l'anello di suo padre e il pezzo di corallo rosso che Percy le aveva regalato durante le loro prime uscite.
Nonostante fosse stanca e tutta arruffata, Percy non poteva fare a meno di trovarla bellissima.
"Annabeth!" esclamò lui.
Annabeth alzò gli occhi di colpo e li sgranò.
"Percy?" mormorò, con voce incredula "Di Immortales, non credevo... No, ci ho sempre creduto"
Le vennero gli occhi lucidi.
Tese la mano in avanti fino a sfiorare il messaggio-Iride, come se così potesse toccare Percy.
Dal canto suo, il figlio di Poseidone si chiese perchè avesse compiuto quel gesto.
Poi si rese conto che era stato lui per primo a tendere la mano verso di lei.
Le loro dita si sarebbero potute sfiorare se fossero stati vicini, ma non lo erano.
Annabeth riprese controllo di sè e si alzò in piedi, asciugandosi veloce una lacrima che le era ricaduta sulla guancia.
"Patroclo ce l'ha fatta" disse.
Il ragazzo entrò nella visuale e la salutò con la mano, al che lei sorrise.
"Stai bene?" chiese Percy.
Annabeth annuì.
"Ma non abbiamo molto tempo" disse "Paride è controllato da Gea"
"Lo so"
"Lo sai? Chi altro c'è lì?"
Hazel e Frank entrarono nella visuale.
"Sono contenta di vedervi!" esclamò la figlia di Atena "Scommetto che tu sei Achille, vero?"
Il Pelide annuì.
Annabeth lanciò uno sguardo a Patroclo, ma non aggiunse altro.
"Siamo stati al Campo Giove. Rachel ha avuto dei sogni e mi ha raccontato cosa ha scoperto su Paride" continuò Percy "Gea sta facedo ancora di tutto per ostacolarci, perfino da addormentata"
La figlia di Atena si morse il labbro.
"C'è un altro problema" disse "domani al tramonto Praide mi sacrificherà a lei"
"Che cosa?!"
La rabbia era dilagata nel petto di Percy nella frazione di un secondo.
"Ha capito che non sono Elena" spiegò "si sente tradito e vuole fare qualcosa di estremo. Percy, dovete fare in fretta. Vi prego. Non posso scappare da sola"
"Ti salveremo" fece lui "te lo prometto"
"Non ho mai visto qualcuno così determinato" aggiunse Achille, indicando con il mento Percy "non ha fatto altro che pensare a te, per tutto il tempo"
Il figlio di Poseidone lanciò uno sguardo all'altro, sorpreso.
"Mettere un'altra dracma per continuare, prego" disse la voce automatica di Iride.
Lui si frugò nelle tasche, ma le trovò vuote all'infuori di Vortice.
Guardò Annabeth disperato, come se gli mancasse l'aria.
Quel momento era durato troppo poco.
Non poteva pensare che quella fosse l'ultima volta in cui l'avrebbe vista.
Anche lei aveva la stessa sua espressione.
Era scattata in avanti, come se potesse attraversare il messaggio-Iride e ritrovarsi fra le sue braccia.
Percy guardò Annabeth negli occhi, intensamente.
Come se potesse dirle in silenzio tutto quello che provava, ma che non aveva tempo nè parole per dire.
Non era mai stato bravo con le parole, ma aveva sempre pensato – e forse sperato – che nel momento del bisogno gli sarebbero venute naturali.
Nei film è sempre così no?
Ma per lui non lo era affatto.
"Percy, io..." fece Annabeth, mentre a voce le si spezzava.
Ti amo, avrebbe voluto dire.
Percy lo sapeva.
Forse tra loro non c'era bisogno di parole, perchè riuscivano a capirsi anche senza.
Come se le loro menti fossero connesse tramite un legame empatico.
Ma forse si trattava dei loro cuori.
"Lo so" le disse dunque, facendole un dolce sorriso "anche io"
Riuscì solo a vedere Annabeth che gli tendeva di nuovo la mano, poi il messaggio-Iride scomparve.

Stay | PercabethWhere stories live. Discover now