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Edoardo

Gelo.

Gelo totale.

Mio, scioccato da questa frase.

Di Alice che alterna lo sguardo tra me, Max e Vittoria.

E anche di Max, nonostante sapesse benissimo di questa cosa perché ha un'espressione più che consapevole.

Mi sembra addirittura che tutto il locale sia improvvisamente diventato silenzioso e posso giurare di sentire il ritmo erratico del cuore di Alice, stretta al mio fianco.

L'unica che non sembra essere toccata più di tanto dalla faccenda è Vittoria, ma è ovvio dal momento che ha sganciato lei la bomba, con una nonchalance totale.

«Oh», cinguetta infatti. «Non gliene avevi ancora parlato?», sbatte le palpebre e si stringe nelle spalle. «Allooooora vi lascio soli», mi lancia poi un ultimo sguardo dalla testa ai piedi e ammicca, «Niente male, niente male davvero».

La modella fa un sorriso enorme, «Ci divertiremo in queste due settimane, noi due», si congeda così voltandosi per tornare al suo tavolo.

Un brivido mi percorre la spina dorsale e lancio un'occhiata di fuoco al mio capo, «Di cosa cazzo sta parlando?», sibilo furente.

Non sono mai stato maleducato o scortese nei confronti del mio capo, dal momento che mi hanno insegnato a portare rispetto ai miei superiori e poi Max, al di là delle sue battutine e uscite piccanti, non mi ha mai dato motivo di arrabbiarmi con lui; si è sempre comportato in maniera trasparente e professionale e per questo non capisco questo giochino.

Max ha almeno la decenza di essere mortificato ed è evidentemente in difficoltà, «B-beh, Edoardo vedi...».

È rosso in viso, fa fatica a trovare le parole e si passa una mano sulla testa sistemandosi infine gli occhiali. «T-te ne avrei parlato nei prossimi giorni in ufficio», prende fiato. «Ma ecco vedi... oltre a dover accompagnare Vittoria agli appuntamenti o ai servizi che avrà per la campagna, dovrai...», si inumidisce le labbra. «Uscire con lei a cena, farti vedere con lei in giro per la città e corteggiarla».

CHE COSA?!

«Perché?», sibilo nuovamente. Vorrei urlare, ma mi trattengo.

«Ne possiamo parlare domani in ufficio?», mi guarda speranzoso e poi lancia uno sguardo ad Alice che è rimasta in silenzio dal momento in cui Vittoria si è fatta la sua uscita.

Stringo i denti e mi irrigidisco cingendo maggiormente il bacino di Alice e avvicinandola ulteriormente a me. Lei cerca di calmarmi posando una mano sul mio stomaco e iniziando a muovere i polpastrelli contro la stoffa della mia camicia. Mi rilasso immediatamente, come succede ogni volta che il suo tocco gentile si posa su di me.

Abbasso lo sguardo verso il suo viso e trovo i suoi occhi scuri già fissi su di me: sono spalancati e le lunghe ciglia scure, truccate con il mascara, li rendono ancora più grandi del solito; vi leggo confusione e un pizzico di quella che sembra essere paura o preoccupazione tanto che sento l'impulso di darle un bacio sulla fronte.

Il suo profumo ha un effetto calmante su di me e mi rendo conto che non voglio rovinarci la serata, che stava andando alla grande fino a un attimo fa.

«Va bene», replico. «A domani».

«A domani», Max annuisce. «Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo prima», mi posa una mano sull'avambraccio, ma io scuoto la testa e praticamente trascino Alice fuori dal locale.


Alice

L'aria fredda mi colpisce in pieno viso non appena siamo fuori dal ristorante. Edoardo si allontana da me di qualche metro e si passa entrambe le mani tra i capelli come fa ogni volta che è particolarmente agitato o stressato; vedo che tira le punte delle sue ciocche scure e inspira a fondo, scuotendo la testa come se volesse fare ordine nei pensieri.

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