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Non parve essere cambiato molto da ieri mattina tra Jason e me, dopo quella notte, sembrava fosse tornato tutto come prima

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Non parve essere cambiato molto da ieri mattina tra Jason e me, dopo quella notte, sembrava fosse tornato tutto come prima. Non di quando stavamo insieme, ma di quando ci odiavamo.

Salimmo il più vicino possibile sulla funivia, ma per mio dispiacere venni spinta con insistenza contro la statura slanciata di Jason, il quale parve confuso quanto me.

«Fammi spazio.» Provai ad allontanarmi da lui, ma con quella quantità di gente fui costretta a restargli così attaccata.

La funivia finalmente partì dopo quelli che erano parsi secoli, mentre cercai di non incontrare lo sguardo di Jason, il quale riusciva con difficoltà a non mettersi a ridere.

«Non pensavo fossi così difficile da resistere», ridacchiò. Si divertiva a mettermi in imbarazzo, dato che una signora si girò un po' infastidita, fulminandolo con lo sguardo.

«Non montarti la testa», sbuffai seccata.

«Stanotte non eri d'accordo.»

«Smettila. Non voglio parlarne Jason.»

La donna anziana mi guardò male a mia volta, così me ne restai zitta. Notai dal modo in cui contraeva i muscoli della pancia, che anche Jason stavano ridendo in silenzio.

«Sei imbarazzante», lo rimproverai.

Prima che potesse rispondere, ci fu un'improvvisa turbolenza, causandogli di venirmi con velocità incontro, sfiorandomi il viso. Fortunatamente si aggrappò a un palo, perché sennò mi sarebbe caduto addosso e mi avrebbe probabilmente ammazzato.

Restammo immobili quando le sue labbra sfiorarono le mie, per sbaglio, ma non appena le avevo sentite così vicine il mio istinto era stato quello di non scostarmi.

Eppure fu lui a scostarsi un minimo dalle mie labbra, restammo però abbastanza vicini per lasciare che la punta del mio naso toccasse il suo.

Sentii un uragano di emozioni e pensieri, la maggior parte di questi erano confuse, perché non avevo idea di cose stessi facendo, ma prima che potessi decidere una qualche prossima mossa la funivia si fermò e la massa di persone iniziò a spingere verso l'uscita, allontanandoci.

Restai a fissare la neve sotto i piedi, travolta dai pensieri, non appena arrivammo sulla pista. Non riuscivo a cessare il formicolio in pancia, il quale ormai pareva essere un mal di pancia. Guardai alla mia sinistra, vedendo Jason silenzioso a sua volta.

«Char, direi che quest'anno fate partecipare pure Claire e me», manifestò Cole, subito dopo avermi affiancato.

«A cosa?»

«Come cosa? Alla gara.» Subito dopo ci raggiunse Claire, annuendo.

Sinceramente, dopo le tensione che c'era stata in quella funivia, sarebbe davvero stato meglio tenere un po' di distanze da Jason, almeno fino a quella sera.

«Certo!», gli risposi senza curarmi di chiedere a Jason.

«Grazie. Claire e io vi stracceremo», esclamò Cole.

Claire annuì beffarda. «Decisamente.»

Jason ci fece qualche passo in contro con un'espressione un po' arrabbiata: «Di che state parlando.»

«Della vostra gara. Quest'anno partecipiamo pure noi», rispose sorridente Claire.

Jason si fece serio, ma ignorai il suo sguardo. «In realtà è una cosa nostra», disse lui.

«Jason non fare il cazzone», gli impose Claire un po' offesa dal suo modo brusco.

Lo guardai incredula. Mi chiedevo dove fosse rimasta la parte immatura di Jason in questi giorni.

«Certo che potete partecipare», lo contraddissi rivolta a Cole e Claire, i quali parevano confusi, mentre facevano passare lo sguardo tra Jason e me, a seconda di chi stesse parlando.

«Invece no.»

Lo guardai irritata, dicendo poi a denti stretti: «E invece sì.»

Mi sembrò che volesse controbattere di nuovo, ma per mia sorpresa lasciò perdere.

«Cos'è? Hai paura che in così tanti ti possiamo battere tutti?», gli chiese Cole, per provocarlo un po', ma lui non parve farci caso.

Una delle cose che amavo davvero di Jason era il modo in cui si concentrava quando voleva vincere o fare bene le cose. Quel momento era uno di quelli.

Sapevo che, non avendo avuto la meglio sulla nostra discussione, per il suo orgoglio avrebbe dovuto vincere quella gara.

Quando arrivammo alla fine della pista si levò il casco con forza e un sorriso gli si era esteso sul viso. «Ho vinto. Sì, cazzo!», esclamò.

«Bravo! Per la prima volta l'hai fatto davvero!», mi congratulai ironicamente, ricevendo invece di un'occhiataccia un ghigno, come per dire "stai solo rosicando".

«Rosichi solo perché non hai mai vinto.»

«Tecnicamente non l'hai fatto neanche tu fino ad ora.» Neanche mi ero accorta di sorridere in dietro.

Poco dopo arrivarono il resto del gruppo, tra cui Claire e mio fratello, i quali non andavano mai talmente veloce quanto Jason e me.

Forse perché non erano degli incoscienti come noi.

Mio padre mi affiancò, prendendomi sotto braccio con soddisfazione. «Chi ha vinto stavolta?»

Incontrai lo sguardo con Jason, lui parve tranquillizzarsi un po'. «Nessuno. Siamo arrivati insieme», rispose poi.

Dire che rimasti sorpresa è poco.

«Come al solito», rise mio padre, «Stasera, volevo informare voi due, andiamo in quel locale, al Ketel One Ice Bar.»

«Ah.» Lo facevano ogni anno.

«Abbiamo deciso di invitarvi a voi due dato che entrambi siete abbastanza grandi.»

Sorrisi. Il Ketel One Ice Bar era un locale dove, in una sorta di stanza con molti gradi sotto zero, la guida ti faceva provare alcolici di ogni tipo.

«Certo, ci farebbe molto piacere», rispose Jason, con un sorriso disteso su tutto il viso.

«Sì, grazie papà.» Gli diedi un bacio sulla guancia.

Quando gli altri si furono allontanati abbastanza mi avvicinai a Jason, tentando di non mostrare che l'accaduto in funivia non mi avesse un po' scombussolata.

«Non dovresti renderlo così evidente il fatto che non vedi l'ora di andare a bere», gli sussurrai ridacchiando.

Lui prese gli sci da terra, per poi rispondere con un ghigno: «Sanno benissimo che siamo due alcolizzati, Charlotte.»

Gli diedi una spinta, facendolo cadere, mentre mi misi a ridere. Poi però pensai un attimo a ciò che aveva appena detto: «In effetti hai ragione...»

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