Nathan.

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Terzo

<Dodici anni fa>

― Nate, a cosa stai pensando? ― Isabella mi scuote, agitando una mano davanti al mio viso. È furiosa, perché non le sto prestando attenzione e lei, quando parla, dev'essere ascoltata. ― Sei immerso in una nuvola di dubbi.

Faccio una smorfia, cercando di scacciare i brutti pensieri. Zeke si è aggrappato al mio cervello e non se lo vuole scrollare di dosso. La sua faccia da folletto mi sta perseguitando ovunque. ― Sono solo stanco. ― Sbadiglio per accentuare la scusante.

― E io credo nell'esistenza dei fantasmi.

― È andata bene la visita? ― domando, aspettandomi di sviare il fulcro della chiacchierata. Rimango fermo col corpo per paura che mi tradisca. Isabella è entrata un'ora dopo, perché doveva presenziare a un controllo medico. Niente di che, ha sostenuto mamma. Mi sono fidato per non farmi sbranare dal panico. Non mi andava di soffrire, l'inizio delle medie era di per sé un accaduto spaventoso.

Sospira, facendo spallucce. ― Sì, ho conosciuto un tipo più grande, in sala d'attesa. Era simpatico e mi ha tenuto compagnia. Alla fine non sembra davvero nulla di grave. Non ho la polmonite. ― Mi accenna un sorriso, abboccando l'esca. Anch'io ricambio, seppur seccato dalla presenza di un elemento aggiuntivo fra la sua corte di spasimanti. ― Comunque viene in questa scuola e ho intenzione di presentartelo ― mi tira un buffetto sul naso, entusiasta. ― Sono sicura che andrete d'accordo e sarebbe un buon inizio conoscere qualcuno già inserito, non trovi?

Sono abituato all'espansività di Isabella, alle sue dimenticanze riguardo la mia poca voglia d'intraprendere discorsi con qualunque ragazzo, di qualunque età, però, nel vederla così felice, non posso che accettare svogliatamente. L'incontro con Zeke è stato il primo in cui mi sono permesso d'interagire con uno sconosciuto. Sono interessato a scoprire se è perché questo lunedì sono particolarmente flessibile o perché Zeke mi ha infuso una fiducia ambigua senza eguali. Dispongo i libri nell'armadietto, chiudendolo in un colpo secco. Lei segue ogni mio movimento con occhi famelici, e agitati. ― Isa, non intendevi presentarmelo adesso, giusto? ― esprimo il mio disaccordo.

Ride di gusto e le sue iridi cobalto m'inchiodano al muro. ― Ci siamo dati appuntamento alle macchinette. Secondo piano. Non so dove si trovino, quindi è meglio se ci sbrighiamo.

Sbuffo quando agguanta la mia mano e, nel mare di gente che ci accerchia con panini e bibite fresche sottobraccio, mi conduce al luogo d'incontro, seguendo le indicazioni attaccate al muro adiacente alle scale. Mi aspetto quasi di veder sbucare Zeke, il quale, con trasporto, si scoprirà essere la nuova conoscenza di Isabella. Ovviamente ciò non potrebbe susseguirsi, perché Zeke questa mattina era alla fermata con me e a me ha insegnato una regola basilare di vita: muori per l'amico, vivi per il nemico. Oltretutto non indossava la divisa, o era coperta in parte dalla giacca che vi portava sopra, e non sono certo fosse quella del nostro istituto. Mi rende nervoso dover seguire la mia gemella sapendo che mi presenterà tutti tranne che la zazzera dai capelli biondi. Non mi fido del suo intuito o delle sue giustificazioni, così mi preparo psicologicamente a rinnegare il ragazzo che ci sta aspettando con le dita nelle tasche e l'espressione da snob. Appena lo noto – e riconosco che sia lui, data la mano mossa in segno di saluto – capisco che non mi starà simpatico, né corrisponde al prototipo di studente eccellente. ― Hey, Jonas ― proferisce Isabella, folgorandolo con un riso troppo gioioso per i suoi standard. Sì, lo capisco, ognuno ha una storia da raccontare che non si può recepire a primo impatto, ma i pregiudizi s'insinuano nelle mie considerazioni e s'impastano col buonsenso. So che è sbagliato, so che Jonas potrebbe mostrarsi affabile, ma aspetto proprio questo: di ricredermi. È meglio prevenire che curare, dice il proverbio, e mi trovo assolutamente dalla parte di chi l'ha inventato. ― Hey, Bella ― ribatte l'altro. Lo trucido con un'occhiata glaciale. Bella. Ha incontrato mia sorella a malapena da tre ore e si permette di prendere confidenze con lei. Okay. I pregiudizi sono fondati. Non lo sopporto, è ufficiale. ― Mio fratello Nathan ― mi presenta, rallegrata.

Anima d'acciaioWhere stories live. Discover now