4. A-typical brothers

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"Ti amo".

Non aveva idea di quante volte glielo avesse detto quella notte e quante in quelle prima.

Ma era vero.

Loki amava Thor.

Era una sensazione bellissima e anche davvero assurda continuava a ripetergli il suo animo cinico.

Come poteva provare qualcosa di così forte che lo portava a pensare solo a lui? A farglielo mancare in ogni momento in cui non c'era.

Ma quando erano insieme tutto cambiava: era come se sentisse che qualunque cosa potesse succedere, qualunque errore o caduta potesse fare Thor sarebbe stato lì per lui e viceversa. Semplicemente sentiva di aver trovato il suo posto...

Loki aveva sempre pensato che non gli sarebbe mai capitata una cosa del genere, che tutti coloro che parlavano di amore, di legami, facessero solo beh...dei gran bei discorsi e basta.

Non aveva capito davvero nemmeno Tony quando anni prima lo aveva raggiunto nella caffetteria che frequentavano al college e fradicio dalla testa ai piedi gli aveva detto "Mi sono innamorato".

"Non di me spero" era stata la sua risposta detta col tono più cinico possibile.

Ma Tony non lo aveva nemmeno considerato; gli aveva schiaffato tra le mani un pacco di biscotti e gli si era seduto vicino, spingendolo un po' per farsi posto sul divanetto; poi, senza che Loki glielo avesse chiesto, gli aveva raccontato tutto.

Tony Stark, figlio di Howard Stark ed unico erede delle Stark Industries, un'enorme azienda che si occupava di fabbricare armi ed investire nella ricerca di nuovi fonti di energia, era un giovane ricco da fare schifo. Avrebbe potuto frequentare scuole private e università prestigiose, ma no. Suo padre, un uomo che si era costruito la sua fortuna partendo da zero, aveva deciso che avrebbe seguito le sue orme a cominciare dal vivere come una persona comune come aveva fatto lui stesso a suo tempo.

E a Tony andava benissimo così: non era cresciuto tra camerieri e maggiordomi, in effetti la cosa che più vi si avvicinava era Jarvis l'AI che lui stesso si era costruito con la sola forza del suo cervello.

Ma su una cosa suo padre non aveva potuto fare nulla: Tony era un vero testardo e qualunque cosa desiderasse se la andava a prendere.

Quel giorno lontano era iniziato il periodo degli esami e lui, presa l'auto, era andato al supermarket di zona.

Urgevano biscotti molto cioccolatosi con cui placare l'ansia cronica da esami del suo compagno di stanza e dei waffle surgelati per sé stesso.

Si perché lui non aveva nessuno stress da esami, era un genio del resto!, ma gli andavano dei waffle e nel campus non li aveva trovati.

Ma raggiunta la corsia dei surgelati ecco che gli idioti del supermarket avevano messo la sua ambitissima preda nello scaffale più alto e il più indietro possibile cioè dove lui non sarebbe mai arrivato perché, a dirla tutta, non era poi così alto.

Aveva provato ad allungarsi nelle pose il più ridicole possibile pur di raggiungerli, ma senza avere successo.

D'un tratto qualcuno aveva domandato "Serve una mano?"

Tony si era voltato ritrovandosi davanti un ragazzo della sua età, o forse appena più grande, in divisa militare con un borsone in spalla. Aveva i capelli biondi, corti e perfettamente pettinati benché fossero bagnati. I suoi occhi erano gentili ed azzurri come il cielo.

Era rimasto a fissarlo a bocca aperta come un idiota prima che quello gli si avvicinasse e chiedesse "Volevi quelli?" Indicando i waffle in fondo allo scaffale.

A-typical loveWhere stories live. Discover now