l'Alfa e l'Omega

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Osserva l'umanità brulicante dalla finestra del ventunesimo piano.
Il grattacielo è l'unico luogo più vicino al cielo e non troppo lontano dalla terra.
Poggia le spalle alla finestra e ammira la sua figura che si disegna sul lenzuolo. Sul cuscino sono sparsi i capelli biondo cenere e la mano adagiata sugli occhi mettono in risalto la bocca piena e rosea che accenna ad un sorriso.
Sorride di riflesso, pensa che prima poteva vedere i suoi sogni e ne diventava protagonista, ora può solo immaginare ciò che lei sogna.
Non si è mai pentito della scelta che ha fatto.
Aveva vissuto tra gli esseri umani, ma non lo vedevano. Li guidava, li aiutava, gli suggeriva quale era la miglior decisione da prendere. Era stato creato per assolvere quel compito, dunque lo accettava. Ora questi pensieri non gli appartengono più.

Tutto era cominciato un giorno qualsiasi, sì, perché chi è eterno il tempo che passa non ha importanza.
Amava andare in biblioteca perché nel silenzio delle parole, l'angelo riusciva a leggere le più profonde emozioni degli umani.
Osservava gli altri come lui che si limitavano a compiere ciò per cui erano destinati. Lui si sentiva diverso, le emozioni umane: paura, gioia, dolore, serenità; gli appartenevano.
Un giorno come tanti sentì fra tutti i pensieri una voce allegra e gioiosa, era come una melodia e la seguì.
Lei era intenta nella lettura, con il gomito poggiato sul tavolo e la mano che reggeva il mento le davano un'aria concentrata, ma serena.
La tentazione fortissima di guardarla lo portò a sedersi davanti a lei. L'angelo ammirò le lunghe ciglia, i capelli biondo cenere e quando si soffermò sulle labbra sentì un tumulto dentro di lui fino a quel momento sconosciuto.
Rimase tanto tempo fermo a guardare i suoi occhi verdi che seguivano le parole scritte.
Con lei intraprese un viaggio attraverso le poesie e sentì il suo cuore battere per la gioia; i suoi battiti rallentarono quando i versi raccontarono le tristi emozioni del poeta.
Improvvisamente Maia alzò gli occhi e guardò davanti a sé, inclinò da un lato il viso e suoi occhi furono in quelli dell'angelo. Sbatté le palpebre, allungò una mano e gli sfiorò la guancia con le punta delle dita. Poi scrollò la testa e lo squillo dello smartphone interruppe il momento magico. Lei frugò nella borsa, guardò il display e chiuse la chiamata.
Un altro fugace sguardo verso di lui convinse l'angelo che la ragazza lo potesse vedere.
Maia raccolse tutte le sue cose dalla scrivania e in ultimo, con grande cura, ripose il libro di poesia nella borsa e si avviò all'uscita.
L'angelo le rimase accanto nei giorni a seguire.
Maia si alzava all'alba, usciva per fare jogging, l'angelo sentì attraverso di lei il vento che gli sfiorava il viso e la fatica della corsa. Andò al mercato e comprò fiori e frutta e mangiò una mela mentre tornava a casa e dopo un po' lui cominciò a desiderare di sentirne i sapori.
Maia alle 8:00 era pronta per andare in ufficio e diventare la capace manager che il padre le aveva insegnato ad essere per guidare con polso fermo l'azienda di famiglia.
Una mattina un pensiero assalì Maia. Si toccò le labbra con due dita chiedendosi se l'uomo che oramai affollava i suoi sogni sarebbe mai potuto esistere, scosse la testa dandosi della sciocca. Poi guardò davanti a sé ed ebbe la sensazione di essere osservata, lui le sfiorò la guancia ed ebbe l'ardente desiderio di baciarla.
I mesi passarono e il loro rapporto in qualche modo si consolidò. Maia sentiva più forte la presenza dell'angelo, l'angelo si sentiva sempre più lontano dal cielo e sempre più vicino alla terra perché la desiderava come una donna con anima e corpo.
L'angelo rifletté che erano come l'Alfa e l'Omega, impossibile la loro unione. Tutto ciò era una follia che lo stava allontanando dalla sua vera natura.
Maia si svegliò e sentì ancora la presenza di lui nella stanza, l'angelo la guardò ciò che era accaduto nel sogno lo aveva fatto decidere. Le diede un bacio leggero sulle labbra, lei se le toccò con l'indice e poi sussurrò :
- Ti aspetto.
L'angelo volò sul grattacielo più alto, le sue ali si spiegarono riflettendo la luce del sole, il vento gli sfiorò il viso e sentì tutto l'amore dell'universo e non c'era momento più bello.
Sul punto più alto del grattacielo, tra il cielo e la terra, ringraziò, disse addio alla sua natura di angelo. Il volto, la voce, l'amore di Maia erano il suo universo e si lasciò cadere... cadde e cadde e non aprì le ali. Chiuse gli occhi e si schiantò al suolo... dopo poco riaprì gli occhi, era dolorante, ma riuscì ad alzarsi.
Era l'alba quando bussò alla sua porta.
Maia aprì e vide l'uomo che aveva sognato per mesi, non ci vollero spiegazioni, lei già sapeva. Gli accarezzò il viso e lo baciò:
- Finalmente sei qui!

Ora per lui il tempo ha importanza e ne gode ogni attimo. L'unica richiesta che ha fatto al suo unico amore è di vivere nel piano più alto di un grattacielo per essere più vicino al cielo.
Maia, ancora addormentata, sposta il braccio, mostra il volto sereno. Daniel si avvicina e accarezza i contorni del corpo sul lenzuolo e le dà un bacio. Lei apre gli occhi e sorride, lui ormai è consapevole che il paradiso non è vicino al cielo, ma negli occhi della donna che ama perché è lei l'Alfa e l'Omega.

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