Lo spaventapasseri

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Mi ero innamorata di quella casa nello stesso istante in cui avevo percorso il vialetto e avevo ammirato l'intonaco bianco delle sue mura, la veranda che si affacciava sull'immenso giardino che in parte era stato adibito a orto. Mi aveva intenerito lo spaventapasseri che troneggiava al centro di quel pezzetto di terra ormai inaridito, aveva un'aria così affranta. Quando avevo chiesto all'agenzia immobiliare la ragione di un canone di affitto così basso, erano stati vaghi, ma poco importava, finalmente avevo trovato un luogo tranquillo in cui poter scrivere il mio nuovo romanzo.
Nei giorni che seguirono mi dedicai a dare un tocco personale alla casa: nuove tende, foto che avevo scattato durante i miei viaggi, guardarmi sorridere non mi metteva più malinconia, così come stare da sola non mi metteva più a disagio, anzi mi ero abituata da subito a quel silenzio che regnava intorno a me e alla mia casa.
Una sera in veranda mi dondolavo sull'altalena mentre fumavo una sigaretta, guardavo lo spaventapasseri ed ebbi l'impressione che si fosse spostato di qualche metro verso la casa. Scossi la testa «Che sciocchezza!», feci uno sbadiglio e andai a letto. Stavo per addormentarmi:«Domani mattina vado al vivaio per comprare qualche piantina. Così l'uomo di paglia, avendo qualcosa da fare, smetterà di gironzolare per l'orto!».
Mi svegliò un rumore d'acqua che scrosciava, «Piove» pensai, andai alla finestra per chiuderla, ma rimasi allibita vedendo che lo spaventapasseri annaffiava quella che sembrava essere una tomba, poco dopo si girò verso di me. Lo vidi sorridere.
Mi svegliai di soprassalto al suono della sveglia. Un venticello freddo mi fece rabbrividire, poi ricordai ciò che avevo visto la notte prima, «che sogno strano!», feci spallucce e incominciai la mia giornata.
Quando tornai dal vivaio ero talmente euforica per la mia impresa contadina, che presi una pala che avevo trovato in cantina e volevo rivoltare un po' il terreno per iniziare la mia opera. Quando entrai nell'orto, rimasi sbigottita, lo spaventapasseri non era più dove lo ricordavo, «ma non riesce a stare fermo!». Mi avvicinai, feci un giro intorno a lui, quasi a voler sorprendere un suo movimento, con l'indice gli tastai la camicia a quadroni rossi all'altezza del cuore, gli alzai il cappello e lo fissai «Niente! Sei fatto di paglia, vestito come tutti quelli come te». Mentre lo dicevo mi venne da ridere, quelle risatine isteriche, fastidiose, «devo smettere di scherzare su questa cosa, mi sto suggestionando».
Cominciai a scavare e quando la pala trovò un ostacolo, pensai per un attimo al sogno che avevo fatto «Oddio! E se fosse un cadavere?», mi girai quasi per istinto a guardare lo spaventapasseri. Un attimo dopo vidi un serpente venire veloce verso di me, mi sembrò che tutto procedesse con una lentezza esasperante anche quando l'uomo di paglia lo afferrò e lo ingoiò.
«Aaaaaaiutoooooo!». Mi svegliai di soprassalto madida di sudore. Non riuscivo a fermare il tremore che mi scuoteva fino alle ossa. Mi alzai e anche se ero malferma sulle gambe andai alla finestra per riuscire a capire se avessi sognato, «non è possibile, era tutto troppo reale». Non riuscivo a vederlo, allora mi sporsi, basita lo vidi salutarmi, «Maledetto, non mi farai impazzire!».
Presa da una furia incontrollabile corsi nell'orto, non so come mi trovai la pala tra le mani. Avanzai decisa contro lo spaventapasseri che mi sorrideva beffardo, a un passo da lui alzai la pala per colpirlo. Sentii la terra muoversi sotto di me, «Non temere ti innaffierò tutti i giorni», la terra si aprì inghiottendomi.

Tra pochi giorni quella giovane donna verrà a farmi compagnia.

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