Un incontro da perdere la testa

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Il tiepido sole di fine ottobre stava tramontando, Luciana Sabelli aspettava ormai da mezz'ora, nervosamente batteva il piede sui sanpietrini. Guardò il monumentale cancello del cimitero di Poggioreale*, deglutì, sentendo la sensazione di disagio stringerle lo stomaco. Pensò: magari ciò che vidi, il fantasma, durante una delle visite ai nonni defunti fu solo frutto di un momento di alienazione della mente o di suggestione causata dalle storie che mi furono raccontate.

Scosse la testa per allontanare quel pensiero fastidioso, lei era una persona razionale ed era fermamente convinta che per ogni fenomeno che poteva apparire irrazionale, c'era una spiegazione razionale e scientifica. 

Si concentrò sugli avvenimenti del giorno precedente: aveva trovato un volantino nella cassetta della posta con un annuncio di lavoro dove si richiedeva una segretaria per azienda in forte espansione. Aveva telefonato e la centralinista le aveva fissato un appuntamento per il colloquio il giorno dopo, - strano, ma vero. 

Quando arrivò all'indirizzo che le era stato indicato come sede dell'azienda, aveva scoperto con sgomento che corrispondevano al cimitero. Aveva telefonato per chiedere aiuto e una voce incolore le aveva detto di attendere lì che un loro incaricato sarebbe venuto per accompagnarla in azienda. 

Quando oramai si era decisa ad andare via, le si avvicinò un uomo vestito di nero. 

- Signorina Sabelli? 

- Sì, lei è? 

L'uomo la squadrò, alzò il sopracciglio e lei ebbe la sgradevole sensazione che la stesse valutando, incrociò le braccia sul petto e ricambiò lo sguardo indagatore. 

- Mi segua, per favore, devo accompagnarla in azienda come le è stato detto telefonicamente. 

Si avviò a grandi passi verso l'ingresso del cimitero. 

- Ehi! Signore… - lo rincorse - mi scusi... ma non credo stia andando nella direzione giusta. 

L'uomo si fermò e stirò le labbra in ciò che voleva essere un sorriso. 

- Insomma lo vuole questo lavoro? - poi guardò alle sue spalle l'entrata del cimitero con aria indifferente, - ma che sarà mai attraversare il camposanto, non mi dica che ha paura! 

Lei ebbe un brivido lungo la schiena, automaticamente le uscì dalle labbra un flebile: no. 

- Molto bene. 

Girò le spalle e riprese il cammino seguito da una riluttante Luciana. 

Luciana seguì l'uomo per i viali del cimitero  silenziosi e vuoti per l'ora tarda, lanciò sguardi furtivi alle tombe monumentali. Una vocina dentro le disse che c'era qualcosa di sbagliato, ma stranamente la ignorò. 

Il canto di una civetta li salutò quando imboccarono un viale ombreggiato da alti cipressi, alla fine di esso vi era un mausoleo costruito come una piramide dell'antico Egitto. 

L'uomo si fermò davanti al portone e vi poggiò la mano dicendo qualcosa di incomprensibile. 

Il portone tremò producendo un fastidioso cigolio di ferro, poi come aveva iniziato si fermò, un'altra scossa e si spalancò facendo uscire una nuvola bianca e un fetore di morte. Solo in quel momento un fremito di orrore attraversò la donna, la voce interiore le urlò di scappare, ma non riuscì a muoversi, era letteralmente incollata al terreno. 

Lui si avvicinò deciso, le prese il viso tra le mani, la guardò negli occhi, erano due pozzi neri che le gelarono il sangue e la forza di ribellarsi le scivolò addosso. Sentì il suo urlo disperato deflaglarle il petto spezzando il silenzio della necropoli; poi venne spento dal tonfo del portone che sbatté alle loro spalle.

Quanto tempo era passato da quando era prigioniera? Luciana non se ne rendeva conto, si ripeteva che tutto ciò era troppo assurdo per essere vero: era in un mausoleo con una mummia, per di più apocope!

Era disperata, aveva cercato una via di fuga, aveva urlato, aveva pianto, ma ogni tentativo era stato vano.

Vide la porta aprirsi e si appiattì nell'angolo più buio della cripta, sapeva che era tutto inutile ma l'istinto di sopravvivenza era più forte. 

- Luciana, - la voce dell'uomo riempì il piccolo ambiente. 

Lei si coprì gli occhi con le mani, ma stentò a riconoscere la sua voce quando contro il suo volere rispose: - Sono qui! 

La raggiunse, la guardò teneramente mentre le accarezzò il volto, -Ti ho cercato per così tanto tempo, - le sospirò nell'orecchio in una lingua che lei riconobbe, - non aver paura. 

Le mise una maschera egizia, la puzza di colla marcia le diede il voltastomaco, due lacrime le rigarono il viso. Venne adagiata su un baldacchino, il freddo del marmo la fece rabbrividire, sentì la sua mano appoggiarsi sul petto e il battito del suo cuore accelerò.    

Luciana ascoltava ammaliata la litania che l'uomo recitava. Aveva i sensi all'erta e poi, pian piano, la monotonia di quelle parole la rilassarono. 

- Nooooo…. 

L'urlo, seguito dalle imprecazioni e il pianto disperato dell'uomo la infastidirono. Voleva tapparsi le orecchie per non ascoltare il pianto, ma non trovò la testa...

*Il cimitero di Napoli è nel quartiere Poggioreale, fu costruito in seguito all'editto napoleonico.

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