Domani arriverà

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La scala mobile sale lentamente. È ora di punta e la stazione centrale è affollata, c'è tanta gente intorno a me, ma io sono sola. 
La ragazza spensierata di un anno fa è morta, io sono solo una sua pallida imitazione. Quanti chili ho perso? Dieci forse quindici. 
Ho la testa bassa, ho gli occhi gonfi di pianto, il mio malessere mi sta consumando. Non ricordo più quand'è l'ultima volta che ho sognato, anzi quand'è l'ultima volta che mi sono svegliata senza sentire un senso di angoscia. 
Ad ogni minimo rumore sobbalzo e mi guardo intorno come una lepre spaurita. Mi sento in trappola, sono in trappola. 
I miei sogni? I miei progetti? Non c'è più nulla, è tutto distrutto. 
Non avrei mai pensato che a vent'anni avrei vissuto tanta disperazione. Sono terrorizzata, penso che da un momento all'altro potrebbe comparire, come spesso fa, e non saprei dove scappare. 
Mi sento relativamente al sicuro tra la gente, almeno qui non può avvicinarsi e molestarmi con i suoi: torna con me, ti amo, perdonami e poi finire sempre a litigare perché secondo la sua visione ho sbagliato questo o quello e poi ritrovarmi con qualche livido che devo puntualmente giustificare. 

Mi sistemo le cuffiette con fare stanco... 

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani è un altro giorno, arriverà.... 

solo una parte di me ascolta, l'altra parte ha lo stesso pensiero martellante, incessante: per me un domani non ci sarà. 
Sono decisa, ho progettato tutto nei minimi particolari. Devo solo avere il coraggio di andare in quel paesino di mare che amo tanto, raggiungere la scogliera dove mi tuffavo con i miei amici. 
Per un attimo gli angoli della mia bocca si stirano in un sorriso che diventa una smorfia perché un altro pensiero mi sovviene: devo solo lasciarmi andare alle onde fino a quando i polmoni si riempiranno d'acqua. 
Il mare che tanto amo sarà il mio giusto ultimo giaciglio. 
Una mano si appoggia sulla mia spalla; mi si gela il sangue.
Penso: è lui. 
Il cuore mi martella nel petto tanto da sentire il rumore nelle orecchie. 
Mi rendo conto che siamo alle ultime note della canzone di Vasco, non voglio girarmi e vedere la sua faccia, ma se non lo faccio sarebbe capace di fare una scenata seduta stante.
La mano stringe nuovamente la mia spalla, stringo le labbra, per istinto di protezione avvolgo le braccia intorno al busto e mi giro. 
I miei occhi si scontrano con dei profondi occhi azzurri e non sono quelli che temo. 
Rimango sorpresa perché non lo conosco. 
Ha il viso regolare, la carnagione è chiarissima e il volto è incorniciato da capelli castano biondo legati da un codino. Nonostante sono un scalino sopra di lui mi raggiunge in altezza. 
Sono certa di non averlo mai visto, allora lo guardo storto pensando che sia il solito che vuole attaccare bottone, di guai ne ho fin troppi!
Il ragazzo mi guarda e sorride dolce poi mi dice: 
- Ciò che stai pensando, ciò che stai progettando è una pazzia che non devi attuare. Devi avere fiducia in te stessa, non devi arrenderti. Puoi tornare ad essere libera, basta che ci credi veramente.
Lo guardo stranita e penso come può sapere ciò che stavo pensando? Come può conoscere la mia storia?
Con un filo di voce gli rispondo:
- Scusa, chi sei? Non mi sembra di conoscerti... come lo sai?
Lui mi accarezza la guancia e io mi sposto, già da un po' qualsiasi contatto fisico mi atterrisce, anche una semplice carezza mi fa star male.
Lui ritira la mano: 
- Non aver paura. Tu mi conosci.
Intanto il percorso della scala mobile è terminato, mi avvio lungo il corridoio che porta alla banchina per il mio treno. Allungo il passo per distanziarlo e penso arrabbiata: ma che sono una calamita per tutti i pazzi del mondo?
Mentre cammino guardo un attimo indietro, non c'è più, mi sento sollevata e mi fermo per prendere fiato. Mi rigiro e lui è davanti a me, apro la bocca esterrefatta e vorrei urlare per lo spavento, ma non mi esce nessun suono dalla bocca.
Lui mi prende la mano e con l'altra mi mette l'indice prima sugli occhi e poi sulle labbra.

Apro gli occhi non sono più nella stazione centrale, ma in un prato. Vengo investita da una luce che mi avvolge, mi penetra. 
Metto le mani sul petto e respiro forte, il peso che sentivo non c'è più. 
- Dove sono? Chi sei? - Gli chiedo.
- Tu mi conosci, cerca di ricordare.
Lo guardo e in effetti ha qualcosa di familiare, poi ho un ricordo: sono una bambina e sto giocando con lui, racconto a mia madre del mio nuovo amico e lei mi dice che l'ho immaginato. 
Lui annuisce:
- Sono il tuo angelo custode.
- Ma com'è possibile?
- Non so, dovevo solo fare in modo che tu desistessi dal tuo pensiero e poi ti sei girata e mi hai visto. Probabilmente c'è stato un errore cosmico, ma va bene così perché voglio mostrarti qualcosa.
Camminiamo, mi avvolgono profumi e suoni, anche i colori sono più vividi. Tutto sembra uguale a ciò che conosco, ma non è così. Tutto è bellezza e pace. 
L'angelo mi dice:
- Hai dentro di te la forza e puoi superare questo momento. Devi solo volerlo, la risposta è dentro di te. Non devi affrontare la morte con coraggio, ma la vita.
Chiudo gli occhi e sento le lacrime bagnarmi le guance... 

- Signorina? Sta bene?
Apro gli occhi e una signora mi guarda con l'aria preoccupata.
- Sì... ora sto bene, grazie. 

Il sole è caldo sulla mia pelle, ho gli occhi chiusi e sento il rumore della risacca, sono in quello stato di pace interiore. 
- Sono felice per te, hai affrontato con coraggio la vita. - Mi sussurra. 

È passato tanto tempo da quel giorno e tanti altri giorni sono arrivati e arriveranno.

È passato tanto tempo da quel giorno e tanti altri giorni sono arrivati e arriveranno

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One Shot scritta per la  libreria del cappellaio Matto.

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