LXI

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Come poteva essere stato tanto stupido? Tanto impulsivo, adirato, stolto? Dov'erano finite le sue pause riflessive, il tempo che si concedeva per calcolare ogni mossa e la sua corolla di conseguenze?

Dov'era il verde dei suoi vestiti, l'argento dei suoi stemmi, i denti avvelenati? Dov'era il blu inchiostroso del suo sangue?

Camminava velocissimo verso i sotterranei, sapendo perfettamente che non gli andava nemmeno un po' di tornare nella sua stanza, dove quei cretini dei suoi compagni l'avrebbero riempito di domande a cui non avrebbe nemmeno saputo rispondere.

Funestamente agitato, scese le scale verso la camera che sarebbe dovuta essere sua.

"Nott!" esclamava mentre picchiava senza pietà il portone consumato dall'umidità che i fondali del lago davano alla casa di Serpeverde.

"Fai silenzio! Qui c'è gente che vuole dormire" disse lui, socchiudendo la porta dopo l'ennesimo colpo di Draco, quanto bastava per guardarlo in faccia.

"Apri questa cazzo di porta" disse lui, dopo l'ennesimo tentativo di spingerla verso l'interno. Quel damerino stava ponendo resistenza.

"Che c'è?" chiedeva il caposcuola, allargando la piccola fessura da dove stava spiando i suoi gesti scatenati.

"Ti consiglio di farmi entrare, prima che me la apra da solo e ti spacchi la faccia" diceva, gli occhi vaganti in cerca di un punto fisso, un appiglio saldo da afferrare per uscire da quella voragine che era la sua rabbia.

"Non dovresti essere qui" commentò Theodore, confuso dalla sua irruente visita a quell'ora di notte.

Draco lo guardava attraverso quella fessura, Theo era in piedi, saldamente ancorato al pavimento, lo sguardo inquisitorio: voleva sapere perché mai si trovava lì.

"Bel pigiama, Nott" lo canzonò Malfoy, negandogli ogni spiegazione.

"Che cazzo vuoi? Dovresti ringraziarmi per non averti ancora smascherato" incrociò le braccia.

"Oh mi scusi, egregio caposcuola" rise Draco, fingendo un inchino.

"La mia pazienza ha un limite" sentenziò Nott. Odiava quel suo atteggiamento: ignorava tutto quello che gli veniva detto, rispondendo con frasi che infastidivano e che nulla c'entravano con le domande che gli venivano fatte.

"Draco? Che cazzo vuoi?" si incupì Nott, che sembrava aver cercato di mettere da parte le loro disparità anche solo per una sera, almeno fino a quel momento, in cui il serbatoio della sua pazienza si stava consumando sotto le insaziabili grinfie di Malfoy.

"Te lo dico se mi fai entrare. O hai troppa paura che ti uccida di botte?" rideva. Voleva farlo incazzare.

"Fottiti" dichiarò, prima di chiudergli la porta in faccia. Nelle vene di Theodore non scorreva nessuna ira, nessuna incontrollabile adrenalina. Poteva pensare abbastanza lucidamente da capire che Draco non voleva assolutamente nulla da lui, se non farlo finire nei guai. Probabilmente era arrabbiato per qualche stronzata delle sue, e aveva voglia di litigare con qualcuno.

"Apri, stronzo!" urlava, fregandosene di chi potesse sentirlo, tirando pugni a quella schifosa porta.

Gli dava del codardo, del falso, dello sfigato, mentre imperterrito cercava di farsi strada nel suo covo per dargli una lezione che non era nemmeno destinata a lui.

Gli occhi pieni di emozioni che stavano per sciogliersi in un guazzabuglio di sensazioni esplosive, mai era stato così irragionevolmente accecato dalla sua collera.

Nott lo ignorava, e non gli restò molto da fare se non tornare alle sue stanze. Non aveva niente per scaricare la rabbia, e quel poco di buon senso che gli era rimasto gli suggeriva che uscire a quell'ora di notte a non fare assolutamente nulla fosse la peggiore delle idee.

Non dormì nemmeno un pochino, troppo preso a rimettere insieme i pezzi di quell'idea stupida. Cosa gli era venuto in mente? Costringere una mezzo sangue a stare con lui per cancellare la sua nomea da mangia morte? Bella storia del cazzo.

E quando le cose sembravano prendere una piega sensata, lei aveva rovinato tutto! Come aveva potuto pensare al suo marchio nero mentre stavano per scopare?! Quella ragazza non era normale nemmeno un pochino.

Dava a lui dello stronzo, del depravato, del crudele, ma le cose le stavano facendo in due. E come poteva averla lasciata andare?! Avrebbe detto a tutti che non stavano più insieme, e sarebbe passato per un idiota totale.

Prima si è messo con una mezzo sangue, e poi non è nemmeno riuscito a tenersela stretta.

E la cosa peggiore, era il costante pensiero delle sue dita affusolate nei suoi capelli, la sua bocca maleducata sulla sua. Il suo odioso modo di tirarlo a sé.

Si rigirò nel letto per un centinaio di volte, non riusciva a trovare pace. Diviso tra il rimorso per aver infranto il voto e quello per averlo pronunciato, il suo stomaco si contorceva nel disagio al pensiero di non avere la minima idea di quello che sarebbe successo il giorno dopo, e quello dopo ancora.

Non ci aveva mai pensato. Odiava fingere di stare con lei, ma ancora di più odiava la vita che aveva prima. Circondato da falsi adulatori che credevano ancora nei vecchi valori che invece lui aveva accantonato da un po', privato di tutti i suoi successi accademici, della stima di tutti. Guardato come fosse un mostro da ognuno dei suoi compagni, perfino dai professori e dai fantasmi.

Anche le mura di Hogwarts sembravano spostarsi quando ne attraversava i corridoi, e le sponde del lago nero ritrarsi non appena pensava di avvicinarsi.

Suo padre non si era fatto vivo nemmeno una volta, se non per assicurarsi che tenesse vivo il nome dei Malfoy, ma non gli importava nulla.

Sua madre gli aveva mandato qualche gufo per domandargli come stesse, ma non aveva mai risposto. Narcissa riusciva sempre a trovare le domande più inutili che esistevano, perfette per fargli girare le palle in ogni situazione.

Come poteva andare secondo lei? Dopo che aveva tentato di pagare la preside pur di farlo riammettere? Che cosa stupida, aveva pensato Draco. La McGranitt non si sarebbe mai lasciata corrompere da lei.

Aveva voluto riammetterlo di sua spontanea volontà, convinta che non farlo sarebbe stato ancora peggio per lui, ma Draco non la pensava affatto così. Stare in quel posto non faceva altro che ricordargli tutto quello che avrebbe potuto avere se non fosse nato così sbagliato.

Se invece di furbizia avesse avuto generosità in quel cuore ribaltato, avvelenato dalle dottrine di suo padre e l'amore di sua madre, non si sarebbe mai odiato in quel modo.

Il peggio di entrambi si era unito in un ragazzo che per la prima volta, ammetteva a sé stesso che forse, non avrebbe mai voluto essere un Malfoy.

Interminor // DramioneWhere stories live. Discover now