LXXXVI

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Hermione si svegliò prima del solito quella mattina. Aveva avuto pochissimo tempo per elaborare gli avvenimenti degli ultimi giorni, sia perché troppo consumata dalle attenzioni di Draco, sia perché impegnata ad accompagnare Ginny ad Hogsmeade ogni due per tre.

Le era sembrato più semplice provare a spegnere i soliti pensieri accusatori, almeno per qualche tempo. Se da un lato temeva che la cosa le si sarebbe rivoltata contro, dall'altro era stufa di torturarsi da sola, crogiolandosi nelle sue stesse riflessioni.

Le vacanze di Natale stavano giungendo al termine, e alcuni studenti cominciavano a tornare al castello, compreso Ronald.

Hermione aveva provato a parlare con lui in più di qualche occasione, ma il ragazzo non si era fatto convincere dai suoi tentativi, rimanendo sempre in compagnia di qualcun altro. Sicuramente non aveva la minima intenzione di restare da solo con lei per ascoltare le sue scuse.

Il suo comportamento gli aveva letteralmente dato alla nausea, e si sentiva già troppo misericordioso a salutarla, e permetterle di stare nella stessa stanza senza urlarle addosso.

Lei lo conosceva bene, dunque preferiva non fargli alcuna pressione. In più, completamente consapevole di essere nel torto dalla testa ai piedi, si vergognava un po' ad avanzare pretese sul suo perdono. Sapeva che aveva bisogno di tempo, moltissimo tempo, ma sentiva che, anche se i mezzi erano stati orribili, lasciarlo era stata una buona cosa.

Lo capiva in quell'esatto momento, mentre Draco entrava nella sua stanza senza nemmeno annunciarsi, come fosse di sua proprietà, e si fiondava sulle sue labbra senza dire neanche una parola.

Capiva che Ron le aveva fatto battere il cuore, ma Draco le stava facendo fremere ogni parte del corpo, e forse era così che avrebbe sempre voluto sentirsi con Ronald, il bruciore dietro gli occhi ogni volta che lo guardava, l'ustione che sentiva sotto il suo tocco.

La presa inarrestabile che esercitava su di lei, come sotto una velenosa dipendenza: entrambi erano a conoscenza delle contraddizioni che le loro azioni celavano, ma sembrava impossibile fermarsi, e di resistersi non se ne parlava nemmeno.

La passione che si mangiava il poco di ragionevole che gli era rimasto, condannandoli a cercarsi senza mai capire se fosse veramente la cosa giusta.

Ogni pensiero giusto consumato dal ricordo delle notti precedenti, e contaminato dalle loro bocche, che si legavano rendendoli terribili carcerieri di sé stessi.

Ma in fondo, tutti ce ne andiamo a dormire senza sapere se ci risveglieremo la mattina dopo, e questo loro l'avevano capito, seppur inconsciamente, mentre si godevano quel poco di vita che potevano assaggiare l'uno tra le labbra dell'altra.

In un'esistenza per la maggior parte condizionata dalle scelte degli altri, influenzata dalle parole di chi gli stava attorno, per la prima volta comprendevano che ciò che avevano vissuto fino a quel momento non era stato altro che un'illusione, creata dalle loro stesse menti.

Quello, quel brivido che sentivano dentro la testa, era vita.

E Draco non aveva tempo per indugiare sul significato filosofico delle loro scelte incoerenti, voleva solo spogliarla di quei vestiti tentatori dietro i quali Hermione si era appositamente nascosta, per stuzzicarlo un po' prima di concedergli il suo corpo.

Non erano importanti tutte le liti che avevano avuto fino a quel momento, gli intrighi, le bugie, le manipolazioni. Tutto si scioglieva mentre lui vagava sulla sua pelle con le mani desiderose, e si lasciava spogliare dalla quella innocente, saccente ragazza.

Ormai troppo nervoso di fronte all'intimo ricercato che Hermione aveva indossato per lui, non attese oltre, gettando a terra quel poco che le restava addosso.

Interminor // DramioneWhere stories live. Discover now